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La Mela di Cupertino si mangerà la McLaren?

Smentendo le voci che volevano ridimensionato il progetto nell’auto Apple sembra pronta a stupire

Apple starebbe per fare buon uso di una piccolissima porzione della sua montagna di cash (oltre $200 miliardi). Secondo il Financial Times progetta di acquistare una quota strategica, meno probabile sembra il controllo completo di McLaren Technology Group, erede della casa fondata da Bruce McLaren. Da piccolo costruttore di auto di Formula 1 è oggi una azienda all’avanguardia in molte tecnologie che vanno anche oltre l’auto. Mike Flewitt ha smentito che ci sia una trattativa in corso (curiosamente è amministratore delegato di McLaren Automotive, non dell’intero gruppo, ammesso che questo significhi qualcosa) . Una smentita è arrivata anche per un’altra possibile acquisizione, quella della startup delle motociclette elettriche Lit Motors rivelata dal New York Times.

In un caso come quello dell’interesse di Apple per la McLaren, la cosa che incuriosisce di più non è l’eventuale prezzo (il Financial Times stimava una acquisizione possibile ad un prezzo compreso tra $1,3 e $2 miliardi). E’ come l’operazione possa inserirsi nei progetti di Apple sull’auto. A luglio Bloomberg ha rivelato che la casa di Cupertino aveva iniziato a “cacciare teste” particolarmente versate nel software legato all’auto, da Blackberry in particolare. Dato che nelle settimane passate lo staff dedicato al progetto-auto è stato sfoltito, l’ipotesi più verosimile accreditata è stata che Apple avesse cambiato programma: dedicarsi al software ed ai sistemi per l’auto autonoma piutttosto che progettare e costruire un’intera auto.

Ma il ritorno di un manager di lungo corso in Apple come Bob Mansfield al vertice del reparto tdedicato all’auto a Sunnyvale, più che un ripiegamento o una ritirata potrebbe essere stato una svolta. Il cambiamento di organico potrebbe spiegarsi con i nuovi investimenti effettuati da Apple, quelli noti e quelli non ancora noti. Il miliardo di dollari investito in Didi Chuxing, rivale cinese di Uber, può assicurare ad Apple il database necessario per costruire il fleet learning, l’apprendimento globale sui segreti del traffico indispensabile per inserire un’auto a guida autonoma in condizioni reali.

Resta ancora il punto interrogativo della transizione dal progetto alla mainfattura. Apple è ben nota per avere successo trasferendo i propri progetti all’esterno, a cominciare dalla notissima e discussa Foxconn di Taiwan. In passato l’atteggiamento nato dal mondo informatico ha bloccato l’ipotesi di collaborazioni con le tedesche Daimler e BMW, per niente inclini a vedersi assegnare il ruolo di semplici fornitori. Da allora, le ipotesi di vedere la iCar su strada hanno chiamato in causa un diverso tipo di partner. Non più una casa od un gruppo, ma un partner meno ingombrante.

Di recente alcuni report hanno ha ipotizzato che Apple potesse affidarsi al fornitore di componentistica canadese Magna per rimettere in marcia il progetto. La cosa interessante di Magna è che ha le capacità ingegneristiche e di conoscenza delle filiere produttive per collaborare a qualsiasi progetto di gruppo dell’auto. Ma ha anche le capacità produttive di consegnare prodotti finiti per linee di assemblaggio di dimensioni piccole e medie, particolarmente interessanti per chi produce modelli di fascia medio-alta. Ad esempio costruisce le Mercedes offroad, e costruirà la Serie 5 per conto di BMW.

L’eventuale ingresso in McLaren avrebbe molti dei tratti che una partnership con Magna avrebbe avuto: avere a bordo del progetto tecnici che sanno fare motori, telai, cambi, ma anche uffici che sanno come avere parti e componenti al momento giusto, come un ingegnere gestionale Foxconn i pezzi di un iPhone. E il matrimonio con McLaren sarebbe con un partner che ha già un passato di collaborazioni con partner ingombranti: Porsche, Honda, Mercedes-Benz. Inoltre il rapporto con un altro marchio iconico aggiungerebbe qualcosa in termini di immediata credibilità ad un programma dove Apple è ancora un player che nemmeno ammette di essere in campo.

Con una passione per la segretezza che da commendevole sta trasformandosi in stucchevole e difficile da sostenere, pur se nessuno schizzo di una iCar finora è trapelato. Ma ormai dopo tanti mesi di voci non occorrono più foto rubate. Un analista finanziario, Neil Cybart, ha esaminato i conti di Apple mettendo in fila i suoi numeri: ha speso $4 miliardi in ricerca e sviluppo nel 2013, $6 nel 2014, $8 nel 2015 e quest’anno si avvicinerà ai $10. Cybart ritiene che si raggiungeranno i $12 l’anno prossimo. Troppi per sviluppare l’iPhone appena lanciato o la prossima generazione.

Shira Ovide in una colonna sul blog Gadfly ha scritto che perfino una società con la reputazione di Apple può faticare a convincere per anni ed anni investitori ed azionisti che sia stata una buona idea accrescere la spesa in ricerca e sviluppo, se resta permanentemente reticente sulla destinazione dei fondi. Venire allo scoperto col Progetto Titan a questo punto sarebbe una buona idea.

Ma il crescere della spesa in ricerca e sviluppo offre anche qualche indizio supplementare sul possibile obiettivo di Apple nell’auto: con un massiccio sforzo evidente nel software e probabilmente altrettanto forte nella mobilità elettrica, da un partner è conveniente cercare quello che già non si ha in casa. Ingegneria, esperienza nella produzione (anche se non di massa), tecnologia,  una piccola montagna di brevetti ed una reputazione. Se non dovesse andare in porto l’investimento con la casa di Woking, il prossimo obiettivo Apple avrà queste caratteristiche.


Credito foto di apertura: McLaren media website