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Primo caso di incidente fatale per l’Autopilot

Come se a tenere occupato Elon Musk non bastesse il pessimo riscontro avuto dal suo progetto di assorbire la società di servizi energetici Solar City in Tesla, ora il geniale e controverso imprenditore sudafricano è alle prese con l’inevitabile: il primo incidente di una sua vettura (una Model S) conclusosi col decesso della persona seduta al posto di guida avvenuto mentre il sistema di guida semi-autonoma Autopilot era in azione. Si tratta di un incidente avvenuto circa due mesi fa in Florida e costato la vita ad un informatico originario dell’Ohio, Joshua Brown.

In una giornata particolarmente luminosa, né il proprietario dell’auto né il software del suo Autopilot inserito hanno notato il rimorchio bianco di un mezzo pesante americano che girava a sinistra ad un incrocio, e di conseguenza la Model S ha avuto la sfortunata sorte di infilarsi al di sotto del rimorchio. Può essere una buona approssimazione di un equivalente comportamento umano dire che in questo particolare caso che i sensori ed il software dell’Autopilot sono stati “abbagliati” dal sole brillante e forse dal riflesso sul rimorchio bianco. In circolazione ci sono circa 25.000 berline Model S dotate di Autopilot, che in Italia costa €3.400. L’ente in carica della sicurezza in America, la National Highway Traffic Safety Administration ha aperto un’inchiesta preliminare sull’episodio.

Un episodio, riferisce un post di Tesla Motors, che si è verificato dopo che oltre 130.000.000 di miglia di guida autonoma sono stati accumulati a partire dall’ottobre 2014 senza mai incorrere in esiti così drammatici. Zachary Shahan, sul blog Cleantechnica.com, ha osservato come proprio la persona deceduta avesse in passato evitato un incidente grazie all’Autopilot. Brown aveva anche l’abitudine di postare su YouTube video del sistema di guida semi-autonoma in azione, a conferma della massima fiducia nel software commercializzato da Tesla Motors. Viene da chiedersi se non fosse addirittura troppa la fiducia nelle attuali possibilità del software: l’azienda americana non perde occasione anche nel proprio sito (sia riguardo all’incidente sia nelle altre pagine) di ricordare che l’ultimo responsabile della sicurezza del veicolo allo stato attuale è il guidatore, che l’Autopilot sia inserito o meno.

Se l’incidente può essere stato provocato da un caso estremo di combinazioni raramente in confluenza nello stesso momento questo non vuol dire che Tesla Motors non sia tenuta a correre ai ripari. Che si traducono in una parola con cui tutti i costruttori di automobili senza alcuna eccezione hanno continuamente a che fare: richiamo. Ha detto all’agenzia Bloomberg Clarence Ditlow, del gruppo di tutela dei consumatori Center for Auto Safety: “Questo è un difetto palese e ci dovrebbe essere un richiamo. Quando si mette l’Autopilot su un veicolo, si dice alla gente di avere fiducia nel sistema, anche se c’è un avviso in legalese che ti avverte di tenere le mani strette sul volante“.

Le azioni di Tesla ieri erano scese del 2,7% a seguito della notizia dell’indagine della NHTSA, agenzia con cui Tesla Motors aveva avuto non più di un mese fa un’altra vertenza riguardo ai problemi alle sospensioni accusati da alcuni esemplari di Model S e rimediati dal costruttore con richiami gratuiti ma in cui veniva chiesto ai proprietari di non rivelarli ad alcuno, il che pareva includere l’agenzia della sicurezza stradale. Questi accordi legali di non divulgazione avevano suscitato le perplessità di molti, giuristi e non, tanto che l’azienda californiana aveva ceduto rivedendo gli accordi scritti coi propri clienti in modo tale da non creare il sospetto di voler coprire eventuali difetti.


Credito immagine di apertura: Tesla Motors media website