Crescono le ambizioni ed aumenterà la capacità produttiva dell’impianto di Shenyang da cui escono le BMW della joint venture con Brilliance Automotive
Gli ultimi mesi vedono crescenti folate di tempesta strappare la fitta ragnatela commerciale ed industriale globalizzata che è stata posata nel corso di almeno cinque lustri. Così, mentre il governo americano sembra voler scompigliare quel modello strategico di cui Apple più di ogni altra azienda è il simbolo, c’è invece chi, nel settore auto, pare fare di tutto per creare una… Apple dell’auto elettrica, se non dell’auto in generale.
Gli esempi più recenti in proposito ce li sta proponendo il gruppo BMW. I bavaresi prima hanno ufficializzato l’accordo per l’acquisto di batterie dalla cinese CATL (un contratto da €4 miliardi, con una quota rilevante della fornitura che sarà però prodotta in Germania, ad Erfurt), e ora rilanciano la loro joint venture cinese forse più nota, il tutto solo poche settimane dopo aver corroborato quella con Great Wall.
L’altro solido rapporto in Cina, con Brilliance Automotive Group, farà sì che a partire dal 2019, nei due stabilimenti di Shenyang la produzione sarà portata fino a 520.000 unità, rispetto alle 450.000 attuali. Per confermare l’accordo è stato colta l’occasione della visita del primo ministro Li Keqiang in Germania, che pare aver parlato molto più di affari a Berlino che di politica.
Il fiore all’occhiello di questa crescita della manifattura congiunta sino-tedesca sarà la produzione, a partire dal 2020, della BMW iX3, un SUV tutto elettrico che la BMW Brilliance Automotive produrrà anche per la vendita su mercati esterni alla Cina.
Secondo un portavoce BMW sentito dalla testata tedesca Automobil-Produktion, il proposito di aumentare la produzione era antecedente alle schermaglie sui dazi globali. Peraltro, con la piega che stanno prendendo le cose aver già fatto partire la produzione della X3 in Cina invece di continuare a contare sui SUV prodotti nel sud degli USA (quello di Spartanburg è il più grande stabilimento BMW a livello globale) sembra una fortunata combinazione di flessibilità e di tattica.
Nel 2017 il mercato cinese valeva 560.000 pezzi per BMW un po’ più di Stati Uniti e Germania insieme, con due terzi di quella produzione dovuta alla joint venture appena rinvigorita.