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Dal 4 luglio scattano i dazi sull’auto elettrica cinese

L’indagine dell’Unione Europea ha concluso che i produttori della Cina godono di ingiusti sussidi pubblici che distorcono la concorrenza e replica con dazi totali fino al 48,1%

I risultati preliminari dell’indagine dell’Unione Europea sulla distorsione della concorrenza nel settore auto grazie a generosi pubblici ai produttori di veicoli passeggeri in Cina sono arrivati. La conclusione provvisoria raggiunta è che nel paese asiatico la catena del valore benefici di sussidi ingiusti, ponendo una minaccia di danno economico ai produttori dell’UE.

Il Commissario al Commercio Valdis Dombrovskis ha sottolineato che il risultato non sarà chiudere il mercato alla Cina, ma garantire concorrenza leale attraverso nuovi dazi. Se l’associazione continentale dell’auto ACEA sostiene le mosse di Bruxelles, i produttori della UE da Stellantis a Volkswagen ai vari marchi premium da Mercedes a Porsche si sfilano dalla richiesta di dazi che ha fatto seguito alla conclusione dell’indagine.

Temono una guerra commerciale con serie ripercussioni sulle loro vendite in Cina, e probabilmente ricordano intimoriti gli effetti di lunga data che il boicottaggio dell’auto coreana un tempo popolare laggiù ha avuto su quel mercato per Hyundai e Kia.

Bruxelles avrà quattro mesi per imporre dazi definitivi, e i paesi membri dell’Unione potranno respingerli se almeno 15 tra loro rappresentanti un minimo del 65% della popolazione si opporranno. Intanto però, a partire dal prossimo 4 luglio arriveranno altri dazi sull’auto cinese, molto più alti rispetto all’attuale 10%.

Alcuni gruppi saranno destinatari di dazi individuali, mentre per quelli a cui non sono stati assegnati importi specifici sarà valida una aliquota media del 21%, in uno spazio che è variabile in base al tipo di collaborazione che chi produce in Cina ha offerto all’indagine dei funzionari dell’Unione.

BYD avrà dazi aggiuntivi del 17,4%, Geely del 20%, mentre SAIC Motor del 38,1%. Aggiungendo a questi dazi il precedente 10% in un caso come la MG 4, che è stato il secondo veicolo elettrico più venduto in Germania il mese scorso, si salirebbe a un dazio del 48,1%. Si tratta di una soglia che supera la previsione del think-tank Rhodium Group che dall’Unione si attendeva dazi compresi tra 15%-30%.

La differenza di aliquote imposte ai vari gruppi lascia anche capire che i primi due hanno collaborato all’indagine europea, mentre il gruppo di Shanghai che produce tra l’altro i veicoli a marchio MG Motor non lo avrebbe fatto.

I dazi sull’auto cinese riguardano anche marchi occidentali che producono là: BMW ad esempio, che in Cina produce il SUV elettrico IX3, sarebbe classificato tra i marchi collaborativi e quindi dovrebbe ricevere dazi con l’aliquota inferiore.

Che BYD possa essere soggetta a un dazio inferiore a quello del gruppo bavarese farebbe pensare che i sussidi ricevuti dalla società di Shenzhen siano stati limitati, e qui occorre ricordare che si tratta di un gruppo privato, mentre altri come SAIC sono appoggiati a livello sia nazionale che locale.

Un caso a parte potrebbe essere Tesla: come BYD si tratta di un gruppo privato e se il governo di Pechino e quello di Shanghai hanno steso tappeti rossi ad Elon Musk al suo arrivo, appare improbabile che abbiano ricevuto ampi sussidi o sgravi fiscali analoghi a quelli che arrivano ai gruppi leader come SAIC o FAW. Gli stessi vertici UE indicano che Tesla avrà propri dazi compensativi, peraltro ancora da definire.

Pechino ha ancora la possibilità di evitare l’entrata in vigore dei dazi sull’auto cinese attraverso trattative: se non sarà raggiunta una soluzione su un tema che invece il governo del paese asiatico ha già bollato di protezionista, dopo quattro mesi entreranno in vigore anche le misure definitive.

I primissimi effetti non ufficiali, a parte le dichiarazioni di rito, sono stati riscontrabili sui mercati dei capitali. La decisione UE era arrivata a borse chiuse, e oggi i titoli dei principali gruppi auto quotati erano in crescita.

Malgrado molti osservatori europei abbiano ritenuto sorprendentemente alti i dazi proposti dalla UE, in Cina gli addetti ai lavori sembrano invece aver ritenuto relativamente favorevoli le misure, specialmente se confrontate ai dazi al 100% applicati recentemente da Washington: con queste soglie di dazi, l’auto cinese in Europa potrebbe ancora fare profitti.

Credito foto di apertura: ufficio stampa MG Motor via NewspressUK