Uber si salva anche in mezzo alla fiammata dei prezzi e all’inflazione
I mercati accolgono bene ricavi e free cash flow del colosso dei taxi privati, e si voltano dall’altra parte sull’ennesima perdita trimestrale, stavolta di $2,6 miliardi
Tra le molte società icone di una mobilità ormai da tempo messa in questione, Uber continua a sorprendere per la resilienza con cui dal 2017 sotto la guida dell’amministratore delegato Dara Khosrowshahi è riuscita a sopravvivere a colpi che avrebbero messo al tappeto chiunque altro, dapprima la pandemia e i lockdown e più di recente le fiammate dell’inflazione ed i prezzi dei carburanti alle stelle, sfondi davvero critici per autisti che debbono portare passeggeri o consegnare merci e pasti.
E invece non è stato così, per lo stupore anzitutto di chi scrive. Ieri Uber ha pubblicato i risultati e questa azienda che da quando è stata fondata dal famigerato e poi estromesso Travis Kalanick ha bruciato $25 miliardi di denaro fresco e non ha mai tenuto fede alle promesse dell’ingresso a Wall Street, ha riportato una ulteriore perdita nel secondo trimestre 2022, ma è riuscita a superare le stime degli analisti sui ricavi ed ha registrato per la prima volta nella sua storia un free cash flow di $382 milioni.
Specialmente il dato sul cash flow appare incoraggiante, ma anche tale da giustificare ieri un rialzo del 18,9%? I ricavi del trimestre sono stati di $8,07 miliardi contro la stima di $7,39 miliardi, secondo un sondaggio condotto dalla società di consulenza Refinitiv: si tratta di circa il doppio dei ricavi dello stesso periodo dell’anno precedente.
La perdita registrata dalla società di $2,6 miliardi per il secondo trimestre è stata in gran parte dovuta a $1,7 miliardi attribuiti agli investimenti e alla rivalutazione delle partecipazioni in Aurora, Grab e Zomato. Ma al mercato in questa fase sembra bastare i due dati superiori alle attese, accompagnati alla dichiarazione del CEO Dara Khosrowshahi che Uber continua a beneficiare di unacrescita delle corse dei suoi taxi privati e di prospettive favorevoli nella vendita al dettaglio di servizi (Uber Eats).
Nella mobilità le prenotazioni hanno contato per $13,4 miliardi, in aumento del 57% rispetto a un anno fa. Nelle consegne il totale è stato di $13,9 miliardi, in aumento del 12% rispetto a un anno fa in valuta costante. Uber ha fatto molto affidamento sulla crescita della sua attività di consegna durante la pandemia, ma ormai la sua divisione mobilità, la sua attività originaria, ha superato le entrate di Uber Eats nel primo trimestre poiché i passeggeri hanno iniziato a chiedere più corse. Specie le prenotazioni aeroportuali, che hanno raggiunto livelli pre-pandemia, al 15% del totale, con un aumento del 139% su base annua.
Tale tendenza è proseguita nel secondo trimestre. Il suo segmento di mobilità ha registrato un fatturato di $3,55 miliardi, rispetto ai 2,69 miliardi di dollari delle consegne. Il segmento merci di Uber ha generato entrate per $1,83 miliardi nel trimestre. Le entrate non includono le tasse aggiuntive, i pedaggi e le commissioni derivanti dalle prenotazioni.
Nonostante l’aumento dei prezzi del carburante durante il trimestre, Uber ha affermato di avere più autisti e corrieri che guadagnano denaro rispetto a prima della pandemia e ha visto un’accelerazione nella crescita di conducenti attivi e nuovi.
Di certo è sorprendente che i risultati siano stati così favorevoli in un trimestre in cui la benzina utilizzata dagli autisti in America, ancora il più grande mercato del ride hailing per Uber, è stata stabilmente al di sopra dei $4 al gallone, forse poco per chi va alla pompa in Italia o Europa, una follia dall’altro lato dell’Atlantico.
Invece Uber sostiene di riuscire a gestire la carenza di autisti anche in questa fase critica per i prezzi alla pompa e anzi ha recentemente annunciato nuove modifiche alla gestione che potrebbero aiutarla a continuare ad attrarre e mantenere i conducenti: potranno scegliere i viaggi che desiderano, ad esempio, e potranno vedere quanto guadagneranno prima di accettare un viaggio.
Khosrowshahi ha dichiarato in una call con analisti e investitori che le iscrizioni di nuovi conducenti sono aumentate del 76% anno su anno. Ha affermato che oltre il 70% dei nuovi autisti sostengono che l’inflazione e il costo della vita hanno avuto un ruolo nella loro decisione di unirsi a Uber: una logica che non convince del tutto, ma i bilanci di Uber lo sono molto più dei ragionamenti dei suoi collaboratori.
La società ha registrato 1,87 miliardi di viaggi sulla piattaforma durante il trimestre, in aumento del 9% rispetto allo scorso trimestre e del 24% anno su anno. I consumatori mensili attivi della piattaforma hanno raggiunto 122 milioni, con un aumento del 21% anno su anno. Autisti e corrieri hanno guadagnato un totale di $10,8 miliardi durante il trimestre, con un aumento del 37% anno su anno.