Ford avanza nel perfezionare la catena di fornitura delle batterie
L’amministratore delegato Jim Farley accelera sulla produzione di BEV e “pesca” la guida della catena della fornitura di batterie da Tesla: Annie Liu dovrà trovare quello che serve a due milioni di veicoli elettrici (nel 2026)
E’ molto complesso ed articolato, ma soprattutto indispensabile e improrogabile, il piano che Ford ha presentato oggi per chiarire la strategia sulla fornitura di batterie e delle materie prime ad esse necessarie.
Tra gli aspetti che risaltano di più l’accordo col primo produttore globale CATL, il perfezionamento di accordi per una capacità di 60 GWh il prossimo anno (da vari fornitori), il piano per avviare una produzione americana di celle a base ferrosa LFP (che saranno montate sulle Mustang Mach-E) e un tasso di crescita annuale composto previsto sui veicoli elettrici del 90% al 2026.
Per stare al passo con il percorso di transizione alla nuova manifattura sostenibile, a Dearborn il numero uno Jim Farley ha deciso di avere bisogno di qualcuno pratico di questo genere di lavoro. Lo ha trovato in Annie Liu, che è stata responsabile della supply chain per batterie e settore dell’energia nientemeno che in Tesla e ora condurrà per mano Ford Motor Co. tra componenti e minerali di catodi, anodi, elettroliti.
Ford con la “lista della spesa” di accordi che ha esposto oggi si è assicurata, è convinta, il 70% delle sue esigenze di fornitura di batterie per produrre i veicoli elettrici programmati per il 2026. Un anno in cui prevede di produrne due milioni.
Secondo i primi calcoli di addetti ai lavori come Simon Moores di Benchmark Mineral Intelligence, questo equivarrebbe a 160 GWh di celle. Nel 2022 la capacità totale dell’industria globale delle batterie dovrebbe raggiungere 600 GWh: non un piccolo passo, quindi.
Ma anche i piani per il 2023 non sono noccioline: il traguardo da tagliare è di 600.000 veicoli elettrici puri, che includono 270.000 Mustang Mach E per America, Europa Cina, oltre a pickup 150.000 F-150 Lightning in America, 150.000 furgoni E-Transit per l’America e l’Europa e per finire i primi 30.000 esemplari di un nuovo SUV al 100% elettrico per il mercato europeo che nascerà sulla piattaforma MEB Volkswagen e per la cui produzione si sta ristrutturando a Colonia l’impianto di Niehl.
Un aspetto interessante scoperto oggi, è quello che ripete il passo Tesla di dare fiducia alle celle a base ferrosa per una parte consistente della gamma elettrica. E che questo sia fatto con CATL, che ha da poco presentato la batteria di nuova generazione Qilin, significa che al contrario di 4-5 anni fa ricorrere alle batterie LFP non comporta più grandi sacrifici sulle prestazioni o l’autonomia del veicoli, grazie alla configurazione strutturale CTP che recupera densità di energia rispetto alle celle ternarie fino a poco fa preferite dai gruppi auto occidentali.
Ford si aspetta da questo matrimonio di interesse con CATL risparmi sui costi di fornitura di batterie per un veicolo tra il 10% e il 15%. Ma le celle a base ferrosa richiedono anche una maggiore quantità di litio, minerale che al contrario di altri essenziali alle ternarie come cobalto e nichel non hanno ripiegato nei prezzi per una flessione della domanda. Insomma, il prezzo di una cella LFP potrebbe essere “ballerino” quanto lo sarà nel prossimo futuro quello del litio stesso.
Forse per questo il gruppo del Michigan per avere l’attenzione degli investitori e degli addetti ai lavori sul proprio sforzo di non perdere terreno nella lotta per assicurarsi le materie prime giuste al momento giusto, ha stilato un riepilogo quanto mai interessante degli accordi fin qui stipulati oppure messi preliminarmente in moto.
Con aziende del settore estrattivo ha siglato contratti con Vale Canada, PT Vale Indonesia (per un impianto di nichel), con Huayou Cobalt (che è attiva nel cobalto ma anche nel nichel e sarà partner di Ford e Vale in un impianto di raffinazione in Indonesia) e con BHP (ancora per il nichel).
I catodi in America arriveranno da contratti con le coreane EcoPro e SK On (che è anche partner della joint venture BlueOvalSK per produrre celle in Kentucky e Tennessee). Gli anodi, o per meglio dire la loro grafite, invece proverranno da un polo produttivo di SyrahResources in Louisiana.
Ma Ford ha anche in corso accordi col colosso Rio Tinto per litio proveniente dal Sud America (il progetto Rincon) e con la startup Liontown Resources per minerale proveniente dallo stato di Washington, sul Pacifico.
E oggi sono stati rivelati due nuovi accordi di programma, per il momento non vincolanti ma destinati a diventare contratti se i progetti diventeranno concreti, il primo con Compass Minerals per un sito estrattivo basato nello Utah dove sono disponibili salamoie da lavorare, e il secondo con Ioneer per un altro sito che ha puntato sul Nevada, insomma quasi in casa Tesla.

Gli annunci odierni lasciano capire quante risorse ed investimenti, ma anche lavoro ed impegno dell’organico attuale e futuro serva per arrivare a questi traguardi. Meno brillante sembra tuttavia il futuro della divisione Ford Blue creata a marzo, che ieri l’agenzia Bloomberg ha ipotizzato possa tagliere l’organico globale impegnato nella produzione convenzionale di 8.000 persone, una eventualità che oggi non è stata smentita dalla casa automobilistica.