ECONOMIA CIRCOLARE

Britishvolt inserisce gli scarti delle sue batterie nell’economia circolare

La startup sostenuta da investitori privati (e da fondi pubblici) si allea col colosso svizzero Glencore per far marciare un sito di riciclo da 10.000 tonnellate di materie prime provenienti da scarti e batterie usate

Britishvolt, dopo aver reso stabili le proprie finanze grazie ad accordi strategici con governo britannico e investitori privati come Tritax ed Abrdn, ora si dedica ai partenariati e al portafoglio ordini e, pochi giorni dopo la conferma della collaborazione con la storica marca sportiva Lotus, si addentra nel settore sempre più importante dell’economia circolare.

La startup britannica e la svizzera Glencore (colosso globale del trading di materie prime e del settore estrattivo) formeranno una joint venture per realizzare un ecosistema di riciclo delle batterie nel Regno Unito.

Il passo cruciale sarà costruire un nuovo impianto di riciclo presso l’impianto Britannia Refined Metals che Glencore possiede a Northfleet. Avrà una capacità di elaborazione di almeno 10.000 tonnellate annue di batterie agli ioni di litio e sarà operativo entro la metà del 2023, alimentato al 100% da energia rinnovabile.

L’impianto di riciclo sarà il primo della nuova impresa nel Regno Unito e tratterà scarti provenienti dalla manifattura di celle, batterie provenienti dall’elettronica di consumo e pacchi batterie di veicoli elettrici ed ibridi.

L’obiettivo principale dell’ecosistema è aiutare a sostenere la creazione di un’economia genuinamente circolare che fornisca materiali riciclati e minerali critici per la catena di approvvigionamento delle batterie, ha sottolineato nella sua nota ufficiale Britishvolt.

Tra i materiali che la struttura elaborerà ci saranno proprio gli scarti di produzione delle celle provenienti dalle linee della nuova Gigafactory che la società sta costruendo nella zona portuale di Blyth, sulla costa inglese del Mare del Nord.

Come nel caso di altre giovani società entrate nell’economia circolare applicata alle batterie, ad esempio Redwood Materials fondata dall’ex-Tesla JB Straubel, anche la joint venture britannica punterà a passare dal riciclo vero e proprio ad attività a maggior valore aggiunto, come sarebbe la raffinazione della massa nera che si ottiene dalla separazione meccanica e poi da tecniche di idrometallurgia in nuova materia prima per elettrodi o altri componenti delle celle.

La partnership sarà anche coinvolta nel Regno Unito nel contesto normativo e dei requisiti ESG, considerato che i regolatori stanno adattando le proprie legislazioni a una realtà che finora era minimalista ma diventerà sempre più importante.

Secondo previsioni dell’Advanced Propulsion Center, un partenariato pubblico-privato che è un vero e proprio think tank per l’innovazione collegata al settore, il riciclo dei soli scarti delle Gigafactory del Regno Unito potrebbe generare fino a 20.000 tonnellate di CAM (materiali catodici attivi) da riutilizzare, sufficienti per produrre 7 GWh di nuove celle, per spingere l’equivalente di circa 100.000 veicoli elettrici.

Il team dell’Advanced Propulsion Center ha inoltre stimato che altre 28.000 tonnellate di rifiuti di batterie riutilizzabili proverranno dalla rottamazione di veicoli elettrici ed ibridi a fine vita e da potenziali richiami in garanzia. I materiali riciclabili da veicoli a fine vita utile potrebbero fornire entro il 2040 CAM sufficienti a produrre 60 GWh di nuove batterie.

Riteniamo che l’opportunità di utilizzare il sito BRM come struttura all’avanguardia per il riciclo delle batterie aiuterà a sostenere lo sviluppo di settore nel Regno Unito. Essa svolgerà anche un ruolo nel promuovere le ambizioni sul clima del Regno Unito e quelle di Glencore mentre lavoriamo verso l’obiettivo delle zero emissioni totali entro il 2050″, ha affermato il numero uno Glencore David Brocas.

Ad agosto dello scorso anno, Glencore e Britishvolt avevano firmato un accordo strategico per la fornitura a lungo termine di cobalto e la prima ha anche investito un importo non precisato nel capitale della startup. Tra le sue numerose attività globali, Glencore è anche uno dei maggiori player nel cobalto, con una produzione 2021 in crescita del 14% su base annua a 31.300 tonnellate, grazie alla presenza nella Repubblica Democratica del Congo, nazione che è il controverso fulcro dell’estrazione di questo minerale.

L’accordo con Britishvolt è il secondo stretto da Glencore nel giro di pochi giorni riguardante la nicchia dell’economia circolare rappresentata dal riciclo di batterie. A fine gennaio gli svizzeri avevano stretto una partnership con la società mineraria marocchina Managem per produrre presso la CTT Hydrometallurgical Refinery cobalto proveniente da materiali di batterie riciclato in uno stabilimento non lontano da Marrakech.

Il progetto, subordinato a uno studio di fattibilità da completare entro la fine del presente trimestre, prevede che dalla raffineria provengano circa 1.200 tonnellate di cobalto riciclato all’anno, oltre a idrossido di nichel e a carbonato di litio.

Glencore fornirà all’impianto black mass, materiale contenente cobalto, litio e nichel prodotta da elettrodi di batterie riciclati, provenienti dalle sue attività nei siti di Sudbury, in Canada, e a Nikkelverk, in Norvegia. Managem contribuirà a questa partnership con la propria tecnologia di riciclo dei metalli, lasciando a Glencore il compito di commercializzare i prodotti riciclati ai clienti. La raffineria che sorge a Guemssa è già alimentata al 90% da energia eolica.

Credito foto di apertura: sito web Li-Cycle