Partito il programma-pilota di Aurora e Uber Freight
Inizia in Texas il servizio di trasporto merci su grandi veicoli commerciali che Aurora ha attrezzato con sistemi e software per la guida autonoma avanzata, in previsione del lancio di un servizio privo di personale in cabina
Uno dei punti critici del settore della elevata o totale autonomia di guida, è stato nel recente passato che il passaggio dal business plan, in più di un caso attraente, alla realizzazione pratica ha stentato o deluso. Per questo attirano l’attenzione tutte le notizie di avvio di servizi pratici e concreti, sia pure nella loro fase pilota. E ieri è stata la volta di Aurora, una delle società specializzate che ha al suo interno alcune tra le migliori teste che si applicano a questa tecnologia.
Sul proprio blog Aurora ha confermato che questo dicembre i semirimorchi adeguatamente modificati ed equipaggiati con software Aurora Driver, suite di sensori (telecamere, radar e laser) e computer, hanno iniziato a trasportare merci per conto di Uber Freight nello stato del Texas, sebbene con supervisori umani a bordo.
Aurora Innovation Inc. è una startup che, dopo un iniziale interesse alla sua fondazione per la guida autonoma avanzata applicata ai veicoli passeggeri, ha poi rapidamente sterzato verso lo sviluppo della tecnologia di guida autonoma applicata a grandi mezzi nei servizi di logistica, come le rivali TuSimple, Embark e Waymo.
Aurora nel recente passato per bocca dei suoi leader Chris Urmson e Sterling Anderson ha fatto sapere che intende offrire un servizio commerciale riguardante grandi mezzi della Classe 8 americana camion senza conducente a partire dal 2023.
La società, che a fine 2020 ha rilevato la divisione guida autonoma Uber ATG, è partecipata dal gruppo del ride hailing e delle consegne, e quindi non è certo una sorpresa che in Texas il servizio sia stato inserito proprio nella app Uber Freight, il servizio di prenotazione di mezzi commerciali gestito proprio dalla società di San Francisco.
I carichi effettuati col criterio drop-and-hook viaggiano dagli hub dell’azienda basati in California nella Silicon Valley a Dallas e Houston, dove i carichi sono trasferiti su camion prenotati tramite Uber Freight per portarli alla consegna finale.
L’idea è di utilizzare il servizio Aurora Horizon con la tecnologia di Uber Freight per far combaciare la catena tra vettori locali e camion a guida autonoma che un giorno saranno del tutto in mano a computer e sensori (anche se probabilmente con supervisione da remoto).
L’integrazione di Aurora Horizon con la piattaforma di Uber Freight terrà i partner occupati nel perfezionamento nei prossimi due anni, e parte dell’opportunità di riuscire a far fluire le merci in modo più efficiente e con meno tempi di inattività nel processo logistico complessivo sarà incentrata sul buon funzionamento della rete da remoto Aurora Beacon, la componente che integrerà i processi sul cloud.
Il crescente attivismo di società come Aurora e le rivali, si giustifica non solo con problemi cronici della logistica come il sottoutilizzo dei mezzi, l’approvvigionamento inefficiente dei carichi e la difficoltà di trovare abbastanza autisti, ma le opportunità delle nuove tecnologie di elevata automazione sono diventate ancora più attraenti nel corso dell’ultimo anno con i gravi problemi delle supply chain, che sono ben lontane dall’essere limitate alla sola carenza di chip che spiega caso mai i soli cali di produzione dei grandi gruppi auto globali.
Le azioni della società americana, che sono diventate pubbliche tramite quotazione a Wall Street attraverso una fusione inversa con una società-veicolo degli investitori Reid Hoffman e Markus Pincus (Reinvent Technology Partners Y) lo scorso novembre, dopo la notizia hanno chiuso mercoledì sera in rialzo 9,6% a $13,22, peraltro non il massimo dell’anno, e nelle contrattazioni di pre-apertura del Nasdaq stanno ancora salendo al momento di chiudere questo articolo.