OPINIONI

Il riciclo che corre più veloce delle miniere

Un 2021 caratterizzato da una fiammata dei prezzi delle materie prime si sta concludendo coi soli litio e stagno ancora in forte rialzo; e il lead time necessario ai nuovi siti estrattivi mette fretta alle soluzioni di economia circolare

Questa settimana le prospettive sul recupero delle materie prime dalle vecchie batterie hanno ricevuto un ulteriore impulso grazie alla conferma dai Northvolt Labs che si trovano a Västerås che Revolt, la divisione del gruppo svedese attiva nell’economia circolare, ha avuto successo nel produrre la prima cella con nichel, manganese e cobalto presente nei catodi riciclato da vecchie batterie. Il processo è basato su una procedura idrometallurgica a bassa intensità di energia che punta recuperare fino al 95% del materiale di scarto.

In altre parole a lungo termine le prospettive per il trattamento e recupero delle materie prime necessarie alla filiera delle batterie sono rosee. Le prospettive a breve e brevissimo termine devono invece essere considerate come nere per il settore delle batterie a causa dei rialzi avvenuti alle materie prime in questo 2021?

I costi medi delle batterie espressi in dollari/kWh degli ultimi anni; il 2021 è l’unico in rosso per esprimere la crescita recente e controtendenza (credito grafico e fonte dati: Benchmark Mineral Intelligence)

Dopo tutto la società di consulenza britannica Benchmark Mineral Intelligence a fine ottobre ha dovuto segnalare (come indica il grafico riprodotto qui sopra) che per la prima volta nell’era delle Gigafactory il calo dei prezzi delle celle si è arrestato e anzi il costo delle batterie sta aumentando.

Il massimo colpevole di questa particolare tendenza di settore appare evidentemente essere il litio, con l’indice del prezzo del carbonato che ha superato i record del 2018. Più in generale, i valori degli indici dell’inflazione globale che nel 2021 si stanno muovendo al rialzo sorreggono la propensione a convincersi che tutti i prezzi delle materie prime stiano impazzendo e che un’era di stagflation simile a quella vissuta negli Anni ’70 sia alle porte.

Il secondo più grande gruppo estrattivo globale, Rio Tinto, sta investendo in Serbia $2,4 miliardi nel progetto di Jadar, uno di quelli che sul litio procedono in modo meno incerto. Il gruppo sostiene che serviranno altri 60 nuovi siti come Jadar nei prossimi dieci anni. Le circa 350.000 tonnellate che l’auto richiede oggi, si trasformeranno in una domanda dieci volte superiore. Mettendo insieme offerta attuale e i progetti già approvati, si arriva soltanto a un milione di tonnellate, secondo gli esperti di Rio Tinto.

Non mancano le voci distorte e interessate che indicano nella transizione alla sostenibilità, e in particolare in veicoli elettrici e loro batterie, la causa dei forti squilibri che si vedono nel settore delle materie prime in questo 2021. Come è piuttosto ovvio, è ragionevolmente difficile attribuire al settore delle batterie e delle auto elettriche l’impennata di alcune materie prime come petrolio e gas naturale.

Ma questo non vuol dire che non sia il caso di esplorare un po’ più a fondo quello accade perché, se il barile di petrolio non è davvero un fattore discriminante del successo o meno della mobilità elettrica, è invece vero che molti metalli potrebbero esserlo.

In questo caso niente di meglio che andare ai dati della borsa dei metalli londinese LME, ripresi dalla testata specializzata nel settore delle materie prime Mining.com, da cui si evince che nel 2021 il metallo davvero esploso quanto a prezzi nell’ambito estrattivo è stato lo… stagno.

Secondo i dati della borsa londinese dei metalli a inizio novembre tra i metalli principali solo i prezzi dello stagno, in inglese “tin”, continuavano la loro rincorsa come nelle settimane precedenti (credito grafico: Bloomberg, fonte dati LME, Comex)

Risulta piuttosto difficile incolpare le batterie e le Gigafactory in costruzione globalmente dalla Cina alla Svezia per la richiesta di questo umile ma indispensabile metallo. Il grafico non include il ferro (iron ore) che nel 2021 ha descritto una curva più simile a quella dell’alluminio che a quella dello stagno.

Per i catodi delle batterie, che incidono per oltre il 50% sul costo unitario di ciascuna cella, minerali indispensabili per quote e presenza secondo la chimica prescelta per i catodi delle celle può essere oltre al ferro (le versioni LFP sono state “sdoganate” da Tesla dall’inizio del 2020), il nichel nelle celle NCM, mentre il rame e l’alluminio sono impiegati nei collettori di corrente e incidono in misura meno rilevante sui costi.

Il nichel che tende a crescere in tutte le celle ad alte performance fino all’80% e più del catodo, ha risentito del crollo della domanda cinese nel mercato dello stainless steel. A oggi meno del 10% della domanda di nichel proviene dalla supply chain delle batterie: previsioni indicano che la quota potrebbe raddoppiare. Raddoppiare, sì: nel 2040, quando con ogni probabilità le attività come quella di Revolt saranno ormai la normalità, più che una novità.

Pur con favorevoli prospettive sul futuro, tuttavia Julian Kettle della società di consulenza scozzese Wood Mackenzie in una nota recente invia anche un segnale di allarme per quello che ci aspetta a breve termine. Questa decade infatti potrebbe rivelarsi critica nel settore estrattivo con conseguenze imprevedibili su molti settori, non escluso quello della mobilità elettrica.

Per troppi metalli in effetti il lead time, il divario tra scoperta di un sito e realizzazione di un impianto produttivo supera i dieci anni, avvicinandosi più a una attesa di 12, 13 anni. Così globalmente i nuovi progetti che si avvicinano a diventare realtà tendono a diminuire e ad assottigliarsi. Nel caso del rame scelto come esempio da Kettle, nuovi progetti ritenuti come credibili potrebbero portare una capacità aggiuntiva di 0,9 Mt nel 2025 e 1,6 Mt nel 2030: si tratta rispettivamente dell’equivalente di due e tre anni e mezzo di offerta aggiuntiva.

Secondo l’esperto della società scozzese i ratei sono simili per quanto riguarda litio e cobalto: due minerali per i quali la crescita non sembra in grado di star dietro al tasso della domanda. Le alternative appaiono restringersi a due sole: più progetti nuovi, o una crescita esponenziale della capacità di riciclo per sopperire ai lenti progressi dell’estrazione primaria.

Credito foto di apertura: ufficio stampa Northvolt