OPINIONI

VanMoof V: imprescindibile «hyperbike» o inutile SUV a due ruote?

È olandese la e-bike più veloce di sempre: ma è un primato che guarda più ad un uso adatto ad una infrastruttura di un nord Europa che è già andato oltre le ciclabili cittadine (e un lusso inutile altrove)

Se si guarda allo stato di salute finanziario di VanMoof, dopo la chiusura di un round di finanziamento a inizio settembre l’azienda olandese appare, fatte le debite proporzioni, quasi una Tesla delle e-bike: è infatti seduta su $128 milioni di cash e la sua valutazione supera ormai il quarto di miliardo di dollari.

Forse è anche per questo se i fondatori Taco e Ties Carlier stanno adottando un approccio che ricorda quello che nel secolo scorso era tipico di Alfred P. Sloan e Vittorio Valletta: sinceramente convinti che tutto quello che andava bene per la loro azienda (ovviamente ci riferiamo a General Motors e Fiat) fosse un bene per tutti quanti.

Così la loro azienda, già nota per modelli di grande qualità e di concreta tecnologia, sulla scia del successo del pubblico e dell’approvazione dei mercati dei capitali, ha deciso di esagerare presentando la VanMoof V: la casa promette di averla pronta per le prime consegne alla fine del prossimo anno. La V di certo una e-bike che rappresenta una novità, e secondo alcuni addetti ai lavori con questo modello VanMoof apre addirittura le porte di un settore che non esisteva: quello delle hyperbike.

La hyperbike dei Paesi Bassi appena presentata e annunciata con un prezzo di €3.498, dal punto di vista dell’omologazione è ciò che viene inquadrato in Europa tra le speed pedelec poiché può raggiungere i 45 km/h invece dei 25 km/h a cui sono limitate le e-bike vere e proprie.

Secondo le attuali normative, i modelli che superano questo limite sono equiparati a dei ciclomotori. Pertanto per circolare dovrà essere targata e assicurata, nonché disporre di documenti di omologazione forniti dalla Casa o dal rivenditore.

La VanMoof V, che come gli altri prodotti della marca appare solidamente progettata e destinata a durare, sarà dotata di due ruote motrici, pneumatici spessi, sospensioni anteriori e posteriori, robusto telaio in alluminio, turbo boost, kick lock nonché di sistema antifurto.

La sua batteria sarà da 700 Wh i due motori erogheranno fino a 1 kW di potenza, mentre la velocità sarà regolabile in base alle normative del proprio Paese (in tutta Europa per ora è di 25 km/h).

Con la V i manager della VanMoof si sono posti un obiettivo dichiarato estremamente ambizioso: quello di cambiare la mobilità nelle città, ponendosi come alternativa all’uso delle auto e delle moto entro il 2025, e richiedendo con decisione ai legislatori di adeguare le loro norme alla tecnologia più recente. Taco Carlier lo scorso settembre aveva dichiarato che l’azienda intende arrivare ad avere 10 milioni persone sulle proprie biciclette nei prossimi cinque anni.

Dovremmo quindi auspicare che quei dieci milioni vadano a sedersi sul sellino di una e-bike da 50 chilometri all’ora? Che la proposta commerciale di VanMoof sia ragionevole e destinata avere successo, secondo noi dipende molto da dove la si guarda. Ovvero, la risposta è opposta se la VanMoof V la immaginiamo all’opera in Olanda o in Danimarca o se ce la immaginiamo in una città come Roma, Milano o Parigi.

Il settentrione del Vecchio Continente da decenni si è attrezzato ad accogliere le due ruote e non solo a livello urbano, ma anche con percorsi extra-urbani in grado di collegare una città all’altra. Pertanto il management di VanMoof V che vive in quella realtà non propone qualcosa di irragionevole a un cliente olandese che potrebbe più rapidamente e comodamente percorrere le highway riservate alle due ruote.

Ma nel sud d’Europa la popolarità delle bici riscoperte grazie alle misure entrate in vigore con la pandemia è un fenomeno urbano e non esiste niente di simile a grandi assi viari riservati alle biciclette ed e-bike.

Finora le città come Milano e Parigi che hanno realizzato chilometri di ciclabili hanno dovuto respingere la battaglia di retroguardia di chi pretendeva di usare l’auto privata sempre e comunque. Con successo, se si guarda ai risultati elettorali più recenti delle amministrazioni che le hanno sostenute.

Ma l’opera non è completa, perché occorre ancora mettere a punto anche una nuova e stabile coesistenza tra i pedoni e le due ruote, una necessità che non è certo solo italiana ma è comune a metropoli che hanno da poco riscoperto le biciclette, come Parigi, ad esempio.

In una città italiana accogliereste con favore la richiesta di far accedere alle piste ciclabili un veicolo che raggiunge la stessa velocità del Ciao PX di chi scrive quando era al liceo? Anche se ovviamente non ha le emissioni di un due tempi come il glorioso modello Piaggio, una hyperbike da 50 km/h ci appare fuori del proprio contesto tanto quanto un SUV lo è in uno dei centri monumentali della nostra penisola.

La VanMoof V o altri modelli che un giorno ne ricalcheranno le specifiche tecniche possono essere di attualità in un paese già adeguatamente attrezzato per valorizzarne le caratteristiche, ma sembrerebbe un inutile SUV a due ruote in una città italiana, dove il tema immediato è avere spazi in sicurezza per le due ruote e per i pedoni, e la priorità odierna non è certo la velocità massima.

Per il momento le considerazioni riguardanti l’utilizzo in Italia sono ipotetiche, visto che inizialmente il modello sarà venduto in Olanda, in Germania, in Francia, nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in Giappone, ma il problema comincerà a porsi ad esempio dove numerosi tratti di ciclabili sono molto recenti, realizzati a partire dalla crisi sanitaria come in tante città di Oltralpe.

Per chi ha esigenze particolari di rapidità non soddisfatte dall’e-bike convenzionale, l’offerta alternativa all’auto appare oggi non avere serie carenze: dai quadricicli accessibili anche ai minorenni agli scooter elettrici. Pretendere che con tutte le necessità di riforme urgenti che ci sono i legislatori europei, nazionali e locali si occupino come priorità della velocità delle e-bike ci appare una pretesa velleitaria.

Credito foto di apertura: sito web VanMoof