Foxconn salva Lordstown Motors e la fabbrica in Ohio
Il pickup elettrico Endurance, la startup che lo ha concepito e la fabbrica di Lordstown salvate dall’oblio dal colosso di Taiwan; lì spazio anche alla misteriosa auto di Apple?
Nella tarda serata di ieri Foxconn e Lordstown Motors hanno confermato le voci di stampa su un accordo di principio per vendere il massiccio impianto di assemblaggio in Ohio che un tempo produceva berline per General Motors e su cui per breve tempo si era anche posato lo sguardo interessato di Tesla, prima che Elon Musk optasse per una fabbrica in Texas.
Per il produttore degli iPhone, sempre più interessato all’auto e già partner anche di un gruppo tradizionale come Stellantis, la spesa sarà di $230 milioni; ne investirà anche una cinquantina nel capitale della travagliata startup dei veicoli elettrici.
In base all’accordo, il gruppo della fornitura elettronica ed industriale taiwanese prenderà anche in mano la produzione del primo modello Lordstown Motors. Si tratta del pickup al 100% elettrico Endurance, che la società americana stava tentando faticosamente e tra mille ostacoli di portare alla fase di pre-produzione, con l’intenzione di produrre su scala commerciale a partire dal prossimo anno.
La vendita dell’impianto a Foxconn anzitutto assicura a Lordstown un essenziale know-how che le consentirà di evitare l’esperienza del production hell che con il lancio della Tesla Model 3 ha tenuto sveglio Musk per settimane; e sarà soprattutto un’iniezione di capitale fresco per l’avvio di una linea di veicoli elettrici che era a corto di liquidi.
Con l’accordo che si apre con Lordstown si ripropone per Foxconn nell’automotive un ruolo di produttore a contratto che le è familiare, visto che ha già un accordo con la startup di Henrik Fisker per produrre veicoli elettrici nei prossimi anni.
Nell’auto non mancano esempi di società della fornitura che producono a contratto modelli per marche note: Magna International, Valmet, VDL, lo fanno dal secolo scorso anche per marchi noti come BMW, Jaguar, Mercedes-Benz.
“La partnership consentirà a Lordstown Motors di sfruttare l’ampia esperienza di produzione di Foxconn e la catena della fornitura efficiente in termini di costi, garantendo a Lordstown Motors la libertà di concentrarsi sul portare l’Endurance sul mercato, sviluppare offerte di servizi per i nostri clienti della flotta e progettare e sviluppare nuovi modelli innovativi”, ha dichiarato nella nota ufficiale l’amministratore delegato di Lordstown Daniel Ninivaggi.
Era stata l’agenzia Bloomberg a riferire in esclusiva ieri che le società fossero in dirittura d’arrivo per un accordo. Ora che l’indiscrezione è confermata, la testata americana aggiunge benzina sul fuoco, domandandosi se nella fabbrica in Ohio non possa esserci spazio anche per i progetti della chiacchierata Apple-car, il cui programma resta avvolto nel segreto, mentre non sono certo tali i rapporti tra Cupertino e Foxconn.
Auto della mela o meno, il dispaccio di Bloomberg sull’accordo con Foxconn per la fabbrica dell’Ohio era bastato a fare salire le azioni di Lordstown fino a un picco del 21% nella giornata di giovedì, prima di chiudere a $7,98: un balzo dell′8,4%. Il titolo era aumentato di un altro 7,4% durante il trading after-hours. In fase di pre-apertura, mentre chiudiamo questo articolo, stavano salendo ancora del 4,39%.
“Oltre a raggiungere l’obiettivo di portare avanti la nostra tempistica per stabilire la capacità di produzione di veicoli elettrici in Nord America, riflette anche la flessibilità di Foxconn nel fornire servizi di progettazione e produzione per diversi clienti di veicoli elettrici”, ha affermato Young Liu, presidente di Hon Hai Technology Group (la ragione sociale ufficiale di Foxconn) nella dichiarazione ufficiale.
Lordstown risolve così due problemi in una volta: l’azienda a giugno aveva affermato che c’erano sostanziali dubbi sulla sua capacità di continuare a funzionare nel corso del prossimo anno a causa di problemi nel finanziamento della produzione dell’Endurance.
La startup aveva acquistato l’enorme fabbrica di 6,2 milioni di piedi quadrati (quasi 600.000 mq) a Lordstown, Ohio, nel 2019 per $20 milioni, una frazione del valore effettivo, mentre General Motors per liberarsene aveva assistito l’azienda sia finanziariamente che operativamente con i fornitori.
Possiede 7,5 milioni di azioni ordinarie di classe A di Lordstown, ricevute in cambio di un valore di $75 milioni nella startup, la maggior parte dei quali erano servizi in natura e collegati alla vendita della proprietà.
Al di là dei problemi di liquidità, Lordstown Motors è oggetto di inchiesta da parte della Securities and Exchange Commission e del Dipartimento di Giustizia per quanto riguarda la sua quotazione a Wall Street e dichiarazioni potenzialmente false o fuorvianti da parte dell’ex-management, incluso il fondatore dell’azienda ed ex-amministratore delegato Steve Burns.
A giugno Burns e il suo CFO hanno lasciato la società, quotatasi in borsa mediante fusione inversa, dopo che un’indagine interna ha riscontrato problemi relativi all’accuratezza di alcune dichiarazioni sui pre-ordini di Lordstown, in particolare sulla consistenza degli ordini e di chi li aveva effettuati.
La scorsa primavera la società specializzata nello short selling Hindenburg Research aveva reso pubblico un report che ipotizzava una sostanziale frode agli investitori: sia per quanto riguarda i veri ordini che per il progetto del nuovo veicolo, che la capacità effettiva di produrre pickup elettrici. Lordstwon aveva replicato che il report fosse fuorviante: ora, con il sostegno di Foxconn, i problemi del progetto e della produzione veri o presunti saranno quasi certamente un ricordo in tempi relativamente brevi.