Nei conti Tesla del secondo trimestre 2021 volano gli utili
Superata per la prima volta quota un miliardo di dollari di utili, mentre l’utile rettificato per azione a $1,45 travolge anche le aspettative degli analisti più bullish
Verso Tesla le attese erano di un ottavo trimestre consecutivo di utili: i conti del secondo periodo del 2021, resi pubblici oggi alla chiusura di Wall Street, hanno avuto come presupposto un ennesimo record di immatricolazioni globali. Il presupposto ha in effetti fatto strada a numeri molto lusinghieri, per quanto riguarda soprattutto gli utili.
La società che ha rimesso sulla mappa l’auto elettrica dopo un secolo, proprio nel periodo in cui i regolatori in più continenti assumono posizioni ad essa favorevole per cercare rimedi alla crisi climatica non convinceva Wall Street, considerato che da inizio anno ha perso circa il 7%.
Ma proprio nella giornata del debutto della potenziale rivale Lucid Motors in borsa dopo la recentissima fusione inversa, accolta con rialzi che a tratti hanno sfiorato il 15%, ha travolto anche le previsioni più ottimistiche ponendo le basi per un recupero anche nelle quotazioni del proprio titolo.
Alla vigilia FactSet aveva presentato stime di utili di $0,94 per azione, che nella realtà si sono tramutati in ben $1,45 per azione e di ricavi di $11,53 miliardi rispetto ai $6 miliardi dello stesso periodo 2020, che di fatto concretizzati in $11,96.
Mentre l’altra società specializzata in dati finanziari Refinitiv dai propri sondaggi indicava un utile atteso nel secondo trimestre 2021 di $650 milioni (da confrontare coi $438 milioni sfoggiato nei conti del precedente). In questo caso si è sì stabilito un altro record, ma salendo a quota $1,14 miliardi, primo caso della storia aziendale in cui è stata superata la soglia del miliardo, dieci volte la cifra di un anno fa.
Durante un trimestre, oltre tutto, in cui si sono sommati imprevisti: come un periodo di stretta alle immatricolazioni in CIna, poi superato, e ritardi nelle consegne dovuti alle carenze di chip disponibili, nel caso della casa americana soprattutto quelli che controllano airbag e cinture di sicurezza.
Nella presentazione dei risultati di esercizio di questo trimestre è interessante individuare l’entità della quota di utile dovuta alla vendita di crediti, che nel primo trimestre era stata di $518 milioni. Questo considerando che i gruppi auto che li avevano acquistati, come l’ex-FCA, gradualmente ne avranno meno bisogno. In effetti rispetto al trimestre precedente sono in calo del 17% a $354 milioni.
Nei conti del futuro potrebbero essere sostituiti da contratti con gruppi rivali per l’utilizzo della rete di Supercharger. Questo network, secondo le stime dell’analista della banca Morgan Stanley Adam Jonas, a fine decade potrebbe valere $2,9 miliardi di ricavi, soltanto per le ricariche dei clienti Tesla.
Durante la call con gli analisti Drew Baglino ha sottolineato che la rete sarà disponibile per terzi quando la sua dimensione sarà tale da non creare inconvenienti alla clientela Tesla. Elon Musk in persona, che in futuro ha detto non parteciperà più a queste call ma solo all’Assemblea Annuale, ha poi precisato altri dettagli: gli utilizzatori di altre case dovranno scaricare e pagare con l’app Tesla; le auto più lente a ricaricare, occupando per più tempo i Supercharger, dovranno pagare di più; la ricarica costerà di più nelle ore di picco d’uso; in America saranno disponibili adattatori per gli attacchi proprietari Tesla.
Dove le cose sono ancora in ebollizione è riguardo ai tempi di produzione di nuovi modelli e fabbriche. In Texas, più avanti rispetto alla Germania, prima ad uscire da una linea sarà Model Y, quasi certamente con le stesse batterie 2170 attuali e in attesa di quelle di nuovo grande formato realizzate per ora in piccola scala in California da una linea-pilota.
Sempre in Texas, il Cybertruck potrebbe partire entro fine anno, ma solo con quantità limitate pre-serie, viste le sfide ingegneristiche di questo modello. Quanto a Berlino, la produzione di quest’anno sarà limitata e in questo caso ci si riferisce a Model Y e non a celle, destinate a slittare ancora più avanti, come dall’altra parte dell’Atlantico il camion elettrico Semi, la cui data di esordio ormai è collocata nel 2022.