La rete di colonnine al posto dei “crediti verdi”
La preveggenza di Elon Musk nell’indovinare dove avrebbero portato le regole sulle emissioni potrebbe ripetersi presto nel campo dell’infrastruttura di ricarica: aprendo i Supercharger ai clienti della concorrenza…
Tesla sta rapidamente mettendo a fuoco una alternativa alla fonte di ricavi in passato generata dalla vendita di crediti verdi a gruppi auto rivali, incluso all’ex-FCA. Nei bilanci dell’ultimo trimestre reso pubblico (il risultato del secondo trimestre 2021 sarà aggiornato il prossimo 26 luglio) valevano $518 milioni, rispetto ai $401 milioni dell’ultimo trimestre 2020.
Non così in grande probabilmente, ma si tratterà in futuro di un flusso di denaro che passerà dall’infrastruttura, quella di ricarica in particolare, settore in cui la casa di Elon Musk ha in passato meritoriamente vestito i panni del pioniere.
Ora potrebbe rapidamente crearsi una fonte stabile di cash grazie a questa ulteriore preveggenza: certamente nel corso della prima parte di questa decade, in cui la carenza di colonnine ad alta potenza potrebbe presto rivelarsi un freno alla diffusione dell’auto elettrica.
Lo ha confermato lo stesso Musk col consueto canale di un tweet, in cui ha indicato che la rete di Supercharger potrebbe essere aperta ad altri costruttori. Non è facile oggi anche per un analista finanziario o addetto ai lavori indicare quanto possa influire questo settore nei futuri conti Tesla.
Ma una cosa è certa: se nel primo semestre del 2021 il gruppo Volkswagen ha costruito la metà delle auto elettriche pure rispetto a Tesla, questo divario dai grandi gruppi si sta riducendo rapidamente, e quelle Volkswagen, Ford, Renault, Peugeot, avranno presto bisogno di più postazioni ad alta potenza a cui appoggiarsi.
E anche se ogni grande gruppo sta facendo piani per proprie reti infrastrutturali, il network ha il vantaggio di chi si è mosso per primo, a cominciare dal fatto che la clientela più interessata all’auto a zero emissioni locali sa da tempo dove sono le postazioni strategiche tra le 2.700 sparse nel globo, con 25.000 Supercharger affidabili su cui contare.
La cosa sembra aver un senso economico e strategico. In effetti in Germania pochi mesi fa il ministro dei Trasporti Andreas Scheuer aveva chiesto a Tesla di fare qualcosa per ridurre la relativa carenza di colonnine ad alta potenza. Il mese scorso il sito specializzato Electrek aveva riferito che in Norvegia il governo ha chiesto alla casa americana di far accedere alla sua rete anche le altre vetture elettriche, se intende continuare ad avere accesso ai sussidi.
In America aprire la rete di Supercharger a clienti di pickup elettrici o Mustang Mach-E comporterebbe un piccolo sforzo dal punto di vista dell’hardware, visto che essendo partita per prima Tesla si è fatta un proprio connettore.
Ma in Europa le Tesla di più recente generazione sbarcano da anni con sistemi Combo CCS e in Cina sono preparate per lo standard locale, quindi la possibilità che arrivino presto nuovi soldi a sostenere i conti della casa californiana in Europa e Asia sono molto, molto concrete.