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Mini Vision Urbanaut adesso è uscito dal rendering

La marca britannica ha davvero costruito il concept monovolume presentato un anno fa, prefigurazione di future giornate spese nel traffico urbano con le tecnologie elettriche ed autonome

Quando, circa un anno fa, era stato presentato dal reparto design Mini ma solo in versione virtuale, avevamo definito Vision Urbanaut un rendering con l’anima da camaleonte. Adesso la divisione del gruppo BMW ha costruito una versione reale del concept e questo veicolo autonomo ed elettrico ha conservato la sua intenzione di puntare su comodità e flessibilità degli occupanti, specialmente dei loro umori passeggeri.

Così gli interni possono cambiare, o forse oscillare, tra tre modalità, Chill, Vibe e Wanderlust che possono cambiare e con essi luci, suoni e anche fragranze. Il mood incontra son et lumière insomma, e questo avviene in occasione della recente conferenza svoltasi a Monaco di Baviera Digital Life Design.

In effetti il monovolume Mini è appena più lungo di una Countryman (4,46 metri) ma, come abbiamo avuto modo di riscontrare in molti modelli nativi elettrici, l’impostazione via pianale skateboard ha consentito interni di classe superiore a quelle che le dimensioni esterne lasciano immaginare.

Le forme esteriori sono dominate, come avviene sempre più spesso coi modelli contemporanei, dalla firma digitale che proviene dalle luci, grazie ai progressi costanti dell’illuminotecnica. I LED appaiono un po’ meno avveniristici di quanto non trasparisse dal rendering di un anno fa, mentre i colori continuano a cambiare, dal verde all’azzurro.

Il materiale predominante negli interni del Vision Urbanaut è composto da tessuti realizzati con materiali riciclati (tra cui lana, poliestere e Tencel) che fondono la sensazione di intimità e qualità con la morbidezza e il comfort. I designer hanno anche prestato particolare attenzione alle soluzioni composte da un solo tipo di materiale – i cosiddetti “monomateriali”. (credito immagine: ufficio stampa BMW Group)

Quanto agli umori che traspariscono con le tre alternative, i designer con la modalità Chill sono stati portati a cercare il riparo dalla contemporaneità, con luci interne e strumentazione che cercano di riprodurre una presenza al riparo da un bosco frondoso, con i pannelli dell’abitacolo che tentano anche di far sparire pulsanti e comandi, almeno temporaneamente.

La modalità Vibe rovescia la prospettiva ed è protesa a creare un ambiente avvolgente che non si rinchiude ma anzi cerca di socializzare anche attraverso l’infotainment. Una impostazione che scivola verso una fiesta urbana con la grafica e i ritmi e le fragranze di questa versione del Vision Urbanaut, che porta la permanenza nel concept verso un’esperienza da immersione nella vitalità metropolitana.

C’è quasi da dimenticarsi che siamo su un veicolo, anche se immaginato ad elevata automazione, se non fosse che l’alternativa Wanderlust riporta proprio al viaggio, inteso come quest mistica forse, un approccio che si nota dagli interni con grande enfasi su percorsi, navigazione, informazioni sul percorso, che diventano centrali nell’attenzione di chi sarà a bordo, considerato che pedaliera e volante potranno sparire quando chip, sensori e software prenderanno il totale controllo.

Non manca un tentativo da parte del team di designer Mini di sottolineare la sostenibilità dell’Urbanaut: con interni in materiali tessili riciclati, strumentazione in sughero, cruscotto e panelli in grado di fare una doppia funzione che diventa anche un po’ chaise longue o forse perfino letto.

Tutte curiosità che non devono spaventare i tradizionalisti che si approcciano a questa esercitazione, che non sembra proprio prefigurazione di uno shuttle Mini per la città quanto una palestra di studi delle opportunità che nasceranno attorno alla nuova mobilità con le tecnologie contemporanee.

Credito foto di apertura: ufficio stampa BMW Group