TRASPORTI

Ancora troppo pochi i furgoni elettrici al 100%

Secondo gli esperti di Transport & Environment, gli obiettivi europei di emissioni di CO2 per i furgoni sono inadeguati a fronte dell’esplosione di un settore come le consegne merci in ambito urbano

Alle notizie di progressi sulle emissioni che provengono dalle flotte europee di veicoli passaggeri non corrispondono miglioramenti simili in altri settori fondamentali dei trasporti. La ONG ambientalista Transport & Environment ha analizzato le immatricolazioni europee di furgoni nel 2020 rilevando che non ci sono stati progressi sulle emissioni di CO2 rispetto alle cifre del 2017, e che gli obiettivi da raggiungere fissati dall’Unione Europea sono così blandi da consentire di raggiungerli anche senza vendere alcun furgone a zero emissioni locali.

Le linee in azzurro indicano i dati di emissioni di CO2 delle flotte di furgoni europei, in blu quelli dei veicoli passeggeri (credito grafico: Transport & Environment)

Nella nota stampa diffusa stamattina da T&E, il responsabile del settore trasporti merci dell’organizzazione James Nix ha commentato i dati dicendo tra l’altro: “gli standard che sono entrati in vigore all’inizio del 2020 erano ritenuti tali da rendere i furgoni più puliti, ma i produttori non hanno dovuto fare quasi nulla per raggiungerli. Con obiettivi sulla Co2 ridicoli, il boom nell’e-commerce sta diventando un incubo per il nostro pianeta”.

In effetti mentre la quota di vendite di veicoli passeggeri elettrici (o comunque con la presa, anche se T&E ha spesso lanciato bordate alla utilità delle ibride plug-in) non fa che migliorare, soprattutto nei mercati maggiori e ad aprile in Germania era al 10,4% e in Francia al 10%, quella di furgoni elettrici continua a stagnare attorno al 2%.

Secondo l’analisi di T&E, le vendite di furgoni elettrici resteranno ferme tra il 2% e l’8% nel 2029, a meno che l’Unione Europea non diventi più ambiziosa nel fissare target di CO2 per questi veicoli: dovrebbe anticipare di tre anni l’obiettivo della riduzione delle emissioni per i furgoni fissato al 2030 portandolo al 2027.

Inoltre la raccomandazione di T&E è che Bruxelles valuti per fine 2030 un ben più ambizioso taglio del 60%, per poi bandire i motori a propulsione endotermica dal settore dei veicoli commerciali leggeri per il 2035. L’istanza proposta dalla ONG ambientalista punta a farsi sentire in tempo per il prossimo giugno, quando la Commissione Europea prevede una revisione degli attuali standard continentali per le emissioni di CO2 dei furgoni.

Un intervento appare probabile, anche se l’entità sarà con ogni probabilità oggetto di confronto e scontro, visti alcune tendenze recenti nel settore delle consegne merci urbane, tendenze accelerate dalla pandemia.

Un report del World Economic Forum pubblicato a gennaio 2020, pertanto compilato prima della crisi sanitaria, indicava che il numero dei veicoli destinati alle consegne merci nelle 100 maggiori città globali sarebbe cresciuto del 36% nel corso dell’attuale decade. Questa crescita del traffico per consegne dell’ultimo miglio senza interventi avrebbe potuto comportare una crescita delle emissioni clima-alteranti del 32%.

In aggiunta agli effetti sulle emissioni, un numero maggiore di furgoni merci in azione sulle strade metropolitane secondo i modelli ottenuti dai dati del report, rilanciati dalla testata Scientific American, peggiorerebbe anche la congestione del 21%, con 11 minuti in più necessari a ogni pendolare per completare i tragitti quotidiani.

Tra le soluzioni suggerite dagli esperti del World Economic Forum c’erano tra l’altro: l’obbligo di veicoli elettrici per le consegne, la sostituzione dove possibile in base alla densità delle città di furgoni con droni, creazione di fasce obbligatorie notturne o extra orari di ufficio per alcuni settori di consegne merce, spinta alle aziende del settore a collaborazioni e condivisioni di attività ed infrastrutture.

Credito foto di apertura: ufficio stampa Stellantis/Fiat Professional