I dati confermano: ibride plug-in fenomeno europeo
I dati del primo trimestre 2021 raccolti dall’istituto tedesco CAM confermano che solo la Cina tra i grandi mercati resiste alle ibride con la presa: e il Professor Stefan Bratzel chiama case auto e politica a mitigare effetti non voluti di questa popolarità
Uno dei principali centri studi internazionali sull’automobile, il Center of Automotive Management, o CAM, fondato e diretto dal Professor Stefan Bratzel, ha da poco ultimato una analisi delle immatricolazioni nel primo trimestre 2021 sui principali mercati dei veicoli elettrificati, salvo gli Stati Uniti, dove come è noto la lentezza dei risultati forniti dalle varie motorizzazioni fanno impallidire la burocrazia borbonica dei tempi migliori (o peggiori).
BEV e PHEV, ovvero vetture elettriche pure ed ibride ricaricabili sono cresciute in modo sostenuto in Cina, Germania, Francia, Regno Unito e Norvegia nel primo trimestre del 2021: l’Europa in particolare, per la delusione di alcune ONG ambientaliste, a cominciare da T&E, che stigmatizzano questi modelli, si caratterizza per lo straordinario successo attuale dell’offerta di ibride plug-in, e tra tutti i mercati è particolarmente vistoso come proprio la Germania sia leader di questo settore. Se molti marchi quest’anno eviteranno del tutto le sanzioni previste per chi sforerà i limiti di emissioni di CO2 di flotta sarà in molti casi grazie a queste vendite.
In Cina, sottolinea il CAM, i veicoli con la presa venduti nel primo trimestre 2021 sono stati 489.000, 408.000 elettriche pure e 81.000 ibride plug-in: si è trattato di una crescita di cinque volte rispetto allo stesso trimestre del 2020 e questo ha permesso di occupare una quota del mercato del nuovo del 9,6%, rispetto al 3,5% dell’anno precedente. Inutile dire che anche ai ricercatori tedeschi non è sfuggita l’importanza del fenomeno dell’elettrica a basso costo Wuling HongGuang Mini EV, ormai arrivata a sfiorare le 100.000 consegne trimestrali, fatto già sottolineato dai nostri aggiornamenti.
In Europa, considerata dall’istituto di Bergisch Gladbach come i paesi UE, più quelli EFTA ed il Regno Unito, le immatricolazioni del primo trimestre sono arrivate a 452.901 unità: 202.410 elettriche pure e 250.491 le ibride ricaricabili, che nel Vecchio Continente hanno prevalso. La variazione percentuale positiva su base annua è stata del 54,6% per le elettriche pure e di un vigoroso 153,5% per le PHEV, a conferma delle considerazioni introduttive.
Passando ai principali mercati europei, in Germania le vendite di ibride plug-in sono cresciute tre volte dal 2020, salendo a circa 78.000, un totale che ha riservato al settore una quota del 11,9% del totale dell’immatricolato finora nel 2021. Non sono state timide nemmeno le vendite delle elettriche al 100%: 64.694, con una quota del 9,9%. In Germania insomma quasi un’auto su cinque consegnata in quel periodo è stata un’auto con la presa.
Il secondo mercato continentale, la Francia, ha inserito nei conti del trimestre 61.585 immatricolazioni: ma anche nell’Esagono come in Germania i modelli PHEV hanno prevalso sulle elettriche pure, il che Oltralpe è stata una sostanziale novità, visto che fino a relativamente poco fa ben esigua era l’offerta di prodotto di questa soluzione. Ad una crescita di mercato del 230% dei modelli elettrificati, le ibride ricaricabili hanno contribuito con 31.146 unità, mentre le elettriche pure scese su strada sono state 30.439.
Nel Regno Unito, tradizionalmente un paese che ha accolte bene le auto ibride con la presa, le vendite sono raddoppiate in dodici mesi, arrivando a 26.613 al 31 marzo 2021, su un totale complessivo di quasi 58.000 veicoli elettrificati. La Norvegia, che tre anni fa era ancora leader incontrastata di vendite di elettriche è ancora un paese dove prevalgono i BEV, che hanno una quota di mercato del 52,8%, ma le elettriche ricaricabili ormai si sono accaparrate una fetta del 29,2%: insieme la quota delle auto elettrificate su questo mercato scandinavo è dell’82%.
Commentando i risultati dell’analisi, il Professor Bratzel ha dichiarato: “la quota rapidamente crescente di veicoli ibridi ricaricabili immatricolati in Germania ed Europa non è priva di criticità, un fatto che si spiega sullo sfondo dei sussidi. Dal momento che spesso questi veicoli non sono ricaricati regolarmente, le vere emissioni di CO2 non di rado sono un multiplo dei valori omologati. La politica e le case automobilistiche sono chiamate a trovare un rimedio a questo”.
In Italia, mercato non compreso nello studio tedesco, secondo i dati UNRAE nei primo trimestre del 2021 le ibride plug-in immatricolate sono state 16.408 con una quota sul mercato del nuovo del 3,6% rispetto alle 1.093 dello stesso periodo del 2020, con una variazione percentuale del 1.401%, su cui va valutato l’effetto lockdown del trimestre dello scorso anno. Con questo ritmo di vendite hanno distanziato le elettriche pure arrivate a quota 13.349 dopo tre mesi, con una quota sul mercato totale del 3% e una variazione percentuale del 1.051%.