BATTERIE

Il Ford Ion Park apre la strada a una Gigafactory

La casa di Dearborn aprirà presto in Michigan un centro studi d’eccellenza nel settore delle batterie, destinato a fare da battistrada ad attività di produzione in proprio delle celle in nome dell’integrazione verticale

Gli imprevisti della catena della fornitura versione 21° secolo stanno insegnando molto ai gruppi dell’auto. Nei casi Volkswagen e Ford, non c’è stata solo la crisi sanitaria o il calvario dell’approvvigionamento di chip, ma anche la lezione del possibile blocco della manifattura SK Innovation negli Stati Uniti (sfumato all’ultimo istante grazie all‘accordo fra rivali coreane) a spingere entrambe verso la decisione di produrre in proprio le celle. Volkswagen lo ha già confermato in modo esplicito, mentre anche Ford sta gettando le premesse per questa scelta.

Infatti Ford Motor Co. ha annunciato la creazione del Ford Ion Park, che viene indicato nella nota ufficiale come il centro d’eccellenza delle batterie del gruppo: l’investimento iniziale sarà di $185 milioni per una struttura che sorgerà su poco meno di 20.000 metri2 di spazio in una sede ancora da stabilire nel Michigan sud-orientale, pertanto non lontano da altre strutture chiave per progettazione e manifattura dell’Ovale Blu.

Il responsabile della piattaforma di prodotto Hau Thai-Tang ha confermato durante la conference call organizzata per la stampa americana che la creazione del Ford Ion park sarà decisiva per l’integrazione verticale delle batterie nella manifattura aziendale. La casa di Dearborn intende controllare più strettamente la fornitura e la consegna di alti volumi di celle con autonomia e qualità sempre maggiore e a costi sempre più bassi. Se non è una fotocopia della logica proposta da Elon Musk e Drew Baglino al Battery Day dello scorso anno gli assomiglia molto.

Peraltro il gruppo del Michigan non dovrebbe affatto vergognarsi di andare alla ricerca di un maggiore controllo della filiera di quello che è considerato il cuore dell’auto sostenibile, dal momento che l’integrazione verticale che piace tanto a Musk è in effetti stata inventata dal vecchio Henry Ford, che nei primissimi impianti realizzati con i criteri industriali basati sul taylorismo si assicurava di avere il controllo sull’intera catena del valore, il che voleva dire cercare anche le zone in cui ricavare materie prime, dal legname al minerale di ferro.

Il Ford Ion Park, che sarà diretto dal veterano Anand Sankaran, tecnico con trent’anni di esperienza nel gruppo americano, prenderà le mosse con una squadra di circa 150 esperti in tencologia delle batterie, ricerca, progettazione, acquisti, qualità, finanza e quant’altro occorrerà per assicurare che le celle siano efficienti e competitive quanto occorrerà alle future auto, SUV e pickup americani.

Il team si dedicherà pertanto allo sviluppo di chimiche dei catodi, caratteristiche degli elettroliti, separatori e tutto quello che la tecnologia delle celle offre per dare un margine di qualità al prodotto. Il primo reparto è già al lavoro prima ancora che siano aperti i capannoni del Ford Ion Park.

Alla fine del 2020 ad Allen Park (anche questa una cittadina del Michigan) l’azienda ha già aperto un laboratorio di prova e misurazione destinato a sottoporre a test e a confrontare il prodotto destinato ai propri veicoli, quello concorrente e quello in fase di sviluppo che sia disponibile alla fase di proof of concept. Secondo la nota ufficiale sono già oltre 150 le celle esaminate e sottoposte a test completi.

Ribadendo una convinzione che è l’esatto contrario dell’opinione comune nei board delle case auto e di sindacati come l’UAW appena due, tre anni fa, l’amministratore delegato Ford Jim Farley da tempo invece sostiene che la produzione di veicoli elettrici e delle loro batterie sarà un fattore di lavoro nella manifattura e consentirà perfino di invertire il percorso della de-localizzazione degli ultimi decenni.

L’elettrificazione anche per i Big 3 di Detroit diventerà presto tra il 25% ed il 50% della produzione; perciò tutto quanto è collegato alla manifattura core dell’auto elettrica, come appunto le celle, sarà una occasione di crescita.

San Abuelsamid, ingegnere e analista dell’auto presso la società di consulenza Guidehouse Insights ha così sintetizzato: “la direzione del settore nel complesso nel corso dell’ultimo anno e di quello precedente si sta muovendo verso il portare in house più tecnologia delle batterie e delle celle”. Una scelta che era più difficile un tempo con piccoli volumi che non giustificavano grandi investimenti, ma che sempre di più diventa ragionevole man mano quei volumi si annunciano in crescita.

Credito foto di apertura: ufficio stampa Ford Motor Co.