Fare a meno dei metalli dei fondali nelle batterie
BMW, Volvo, Samsung SDI, Google tra i primi ad aderire ad una moratoria promossa dal WWF per lasciare dove sono i noduli metallici che attirano aziende del settore estrattivo
I gruppi auto BMW e Volvo, insieme ad altri gruppi dell’industria e della tecnologia, inclusi Samsung SDI e Google, hanno annunciato oggi di aderire alla richiesta di moratoria allo sfruttamento delle materie prime collocate sui fondali dei mari del pianeta.
Note ufficiali diffuse individualmente sottolineano l’importanza di proteggere ecosistemi fragili come quelli oceanici, che in passato sono già stati sottoposti a stress dovuti all’eccesso di pesca, attività estrattiva, inquinamento e altri interventi invasivi all’ambiente che occupa la maggior parte della superficie del globo.
Sebbene l’attività estrattiva nei fondali oceanici sia sostanzialmente nella sua fase preliminare, sono già numerose le attività di studio e prospezione che puntano a identificare ed ottenere diritti di sfruttamento di ricchi giacimenti di materie prime sparsi nelle profondità.
Un’attività che punta in particolare alle risorse potenziali dei noduli metallici che sono una caratteristica delle zone contrassegnate da bocche idrotermali: tra le numerose aziende interessate DeepGreen, nel suo business plan che la sta portando a Wall Street, ha indicato la possibilità di fornire metalli ambiti da aziende che producono batterie ed elettronica.
Tra i componenti dei noduli polimetallici che sono l’obiettivo delle aziende coinvolte nei progetti estrattivi, risultano manganese, cobalto, ferro, zinco e rame: risorse che attraggono anche paesi solitamente attenti alla sostenibilità, inclusa la Norvegia che pure è un modello quanto ad adozione di auto a zero emissioni locali.
Il recente intensificarsi dei movimenti attorno ai prezzi delle materie prime potrebbe scatenare ulteriori appetiti. Prima che a qualsiasi attività estrattiva sia dato il benestare, concorda chi ha aderito alla moratoria, “è necessario sia chiaramente dimostrato che tali attività possano essere gestite in un modo che assicuri l’effettiva protezione dell’ambiente marino”.
Secondo BMW, Volvo e le altre società che partecipano alla moratoria lanciata dal WWF (tra le prime ONG ad attivarsi contro i progetti di attività estrattive sui fondali oceanici) tutte le alternative al ricorso ai minerali di origine marina debbono essere sondate. Con particolare attenzione alla riduzione della domanda di materie prime vergini, al ricorso a criteri di economia circolare e a pratiche responsabili di recupero delle risorse da siti sulla terraferma.
Tra gli altri impegni che le società aderenti alla moratoria prendono c’è il “non impiegare minerali provenienti dai fondali, escludere tali minerali dalla catena della fornitura aziendale, non finanziare attività di estrazione delle materie prime dai letti degli oceani”.
Jessica Battle, che coordina la campagna per la moratoria sullo sfruttamento dei fondali conto del WWF, ha dichiarato: “dobbiamo alleggerire la pressione sugli oceani, non aggiungere altri carichi sui mari per avere la garanzia che possano in futuro fornire servizi al genere umano per quanto riguarda la regolazione del clima, la disponibilità di cibo e di medicinali”.