BATTERIE

I materiali Phillips 66 nelle celle agli ioni di sodio Faradion

Brevetti e competenze nell’hard carbon del gruppo texano saranno utili per accelerare la rapida commercializzazione delle batterie agli ioni di sodio della startup britannica

La società americana dell’energia (leggi: petrolio) Phillips 66 recentemente ha comunicato di aver fatto il proprio ingresso nel settore delle batterie, iniziando una collaborazione con la britannica Faradion.

Il rapporto tra la startup inglese fondata da Jerry Barker e il gruppo texano ruota attorno al lavoro sugli anodi delle batterie agli ioni di sodio che Faradion sta spingendo verso la commercializzazione, puntando soprattutto sul settore dell’accumulo.

Barker e i suoi collaboratori anni fa hanno iniziato un progetto insieme tra gli altri all’università di Oxford e a Williams Advanced Engineering, che ormai è arrivato a perfezionare celle pouch che saranno in grado di proporre ai clienti a meno di $80 al kWh: una cifra inferiore a quella che deve attualmente affrontare chi acquista celle agli ioni di litio.

Le materie prime impiegate negli elettrodi da Faradion sono più economiche. Le più recenti formulazioni dell’azienda britannica sono prive di nichel, senza rame e senza cobalto: avranno quindi anche un impatto ambientale molto basso. Inoltre il sodio in sé e gli elettroliti che si possono impiegare in questo tipo di celle sono più stabili di quelli che accompagnano la tecnologia agli ioni di litio.

I valori di densità gravimetrica che identificano le batterie di Faradion partono da valori di 120/130 Wh/kg e quelli di densità volumetrica di 200/240 Wh/l. Si tratta di circa due terzi del valore raggiungibile in una media cella agli ioni di litio: il che spiega perché vengano considerate promettenti come power cell utili all’accumulo, piuttosto che energy cell necessarie all’uso nei trasporti.

Le batterie Faradion agli ioni di sodio (così come quelle agli ioni di potassio) non usano i convenzionali anodi in grafite sintetica o naturale oppure misti grafite-silicio, fanno ricorso invece all’hard carbon: una classe di materiali in cui il carbonio viene definito così, duro, per le sue proprietà meccaniche, rispetto al materiale soft come la grafite, che pure ha come base atomi di carbonio.

Ann Oglesby, responsabile della ricerca e innovazione del gruppo di Houston ha commentato: “siamo lieti di mettere in gioco alcune delle nostre risorse con Faradion mentre lavora per portare sul mercato una tecnologia in grado di cambiare gli scenari utilizzando i nostri materiali per anodi ad alte prestazioni”.

“Questo accordo mette insieme la forza di Phillips 66 nel materiale per anodi hard carbon e quella di Faradion nella tecnologia agli ioni di sodio ad alte prestazioni per la tecnologia di stoccaggio di energia della prossima generazione”, ha dichiarato nella nota ufficiale il CEO dell’azienda britannica James Quinn.

Credito foto di apertura: ufficio stampa Phillips 66