OPINIONI

Quanto varrà Lucid Motors al Nasdaq?

$64 miliardi? $52 miliardi? O $32 miliardi? Gli effetti collaterali delle fusioni inverse possono cogliere di sorpresa anche i più temerari, soprattutto quando ci sono di mezzo i rumour

Per chiarire fin dalle prime righe: no, non saremo in grado di dare qui una risposta precisa alla domanda. In alternativa, la logica di questo articolo è cercare di mettere in fila le ragioni per cui dare una risposta è particolarmente complicato.

Quando il 22 febbraio Lucid Motors ha confermato le indiscrezioni che ipotizzavano un accordo per una fusione inversa con la società veicolo Churchill Capital Corp. IV, la stima del valore combinato delle due società al momento della chiusura della procedura che avrebbe portato al Nasdaq la casa auto era di $64 miliardi: $24 miliardi di valutazione della società di auto elettriche ed il restante attribuibile alla società veicolo.

Ma il 23 febbraio la stima complessiva era già scesa a $52 miliardi, perché le azioni della SPAC (Special Purpose Acquisition Company) creata da Michael Klein a Wall Street erano scese del 44%. Le azioni in chiusura di settimana avevano un valore ancora inferiore ($32) e alla data del 26 febbraio pertanto la valutazione combinata era di circa $32 miliardi. L’immagine del grafico è piuttosto eloquente, e queste oscillazioni ispirano curiosità sulle ragioni che le hanno generate.

Le quotazioni delle azioni CCIV dal 1 gennaio alla chiusura del 26 febbraio (credito grafico NASDAQ)

Occorre quindi fare un passo indietro al fenomeno peculiare delle fusioni inverse e degli accordi tra SPAC e startup della tecnologia e dell’auto elettrica che così entusiasticamente se ne sono servite negli ultimi mesi per entrare in borsa scavalcando il canale maestro dell’IPO, una scelta che invece è rimasta quella preferita dalle startup cinesi come NIO o Xpeng Motors.

Le decine di società veicolo, che non hanno attività reale ma sono scatole vuote in attesa di un matrimonio proprio come CCIV, di solito procedono ad un IPO emettendo azioni al valore convenzionale di $10, creando una cassaforte di cash. A quel punto iniziano le trattative che condurranno al matrimonio.

Se la SPAC da sola vale $1 miliardo perché ha emesso 100 milioni di azioni (nel caso di CCIV sono 207 milioni), puntando ad una startup che valuta $4 miliardi le propone di comprare col suo miliardo il 20% delle azioni della sposa, con il risultato di un circolante di mezzo miliardo di azioni di cui gli azionisti della SPAC avrebbero diritto a 100 milioni.

Ma la startup può replicare di ritenersi una azienda che vale $9 miliardi: in questo caso il miliardo della SPAC comprerebbe il 10% di azioni della sposa, modificando la quota del flottante cui i suoi azionisti avrebbero accesso. Le trattative tra SPAC e startup vanno avanti fino a quando entrambe sono soddisfatte e si procede alla fusione.

A modificare la valutazione complessiva della società risultante dalla fusione inversa può inoltre esserci una PIPE, ovvero una offerta privata di azioni. Nel caso di Lucid Motors, che come noto ha avuto finora come maggio investitore il fondo sovrano saudita PIF, l’ingresso al Nasdaq con CCIV ha generato una di queste operazioni per un valore di $2,5 miliardi con la presenza di entità finanziarie come i fondi Black Rock, Fidelity Management, Franklin Templeton eccetera.

Entrare presto in una SPAC attira molti investitori professionali perché può essere un biglietto di ingresso per accedere ad azioni di una startup promettente. Ma come ha scritto in un acuto commento nella sezione delle opinioni dell’agenzia Bloomberg Matt Levine, “la cosa interessante delle SPAC tuttavia, è che le azioni di una SPAC (la cassaforte col denaro) vengono scambiate prima che la fusione inversa sia annunciata”.

La parola prima è qui determinante. Con l’idea di comprare quindi non tanto il cash sottostante, i $10 ad azione della SPAC standard ma l’alta probabilità di di acquistare azioni sottovalutate di una startup brillante (la prossima Tesla o la prossima NIO) le cose cambiano se vengono a galla voci sulla potenziale damigella destinata al matrimonio.

C’è quindi chi si può sentire spinto a gettarsi su una particolare SPAC con questa speranza laddove emergano voci, che fanno la differenza, a suggerire un accordo imminente. La differenza nel caso di Lucid Motors e CCIV l’ha fatta un articolo di Bloomberg che lo scorso 11 gennaio le indicava destinate a fondersi sul palcoscenico del Nasdaq. Da allora il corso del titolo CCIV è salito fino al 472% con un massimo di $58.

Una volta ufficializzato l’accordo, però, la realtà è apparsa in luce del tutto diversa. Lucid Motors vende azioni sue alla SPAC CCIV a $10; e vende azioni nell’operazione PIPE a $15. Si tratta in entrambi i casi di un gran sconto rispetto al prezzo visto sui tabelloni al momento dell’annuncio ($35) e questo aiuta a capire parte delle oscillazioni della valutazione ipotetica della società all’inizio dell’articolo.

Chi si era buttato a capofitto a comprare azioni della SPAC ai massimi livelli ($58) ha preso come ovvio una cantonata. Per capire come e quanto la valutazione o scommessa di chi è rimasto con le dita scottare forse può aiutare tornare ai fondamentali, anche se nel caso non potremo basarci sui risultati, visto che Lucid produrrà le prime auto generando i primi ricavi nella seconda metà dell’anno, ma solo sulle previsioni.

A $10 per azione si tratta di comprare ad un multiplo che rappresenta 2,1 volte i ricavi 2023 previsti dai manager Lucid Motors, contro ad esempio i 12,9 Tesla. A $15 ad azione, il prezzo pagato dai fondi che hanno partecipato alla PIPE, si tratta di 3,2 volte i ricavi stimati, mentre a $35 si sale a 7,4 volte. Per chi è salito a bordo al picco di $57 ad azione, forse è meglio non sapere.

In buona sostanza sembra emergere uno scarto sostanziale tra cosa gli azionisti della SPAC pagano, in base al momento in cui hanno iniziato la loro partecipazione all’operazione, e quello che Lucid Motors riceverà realmente dal proprio accesso al Nasdaq.

E tuttavia la differenza non andrà a Lucid, ma a chi ha comprato presto azioni della SPAC CCIV e venduto immediatamente all’insorgere dei primi rumour sull’eventualità della fusione inversa. La lezione difficilmente sarà appresa, crediamo. E non ci riferiamo alle startup, che continueranno ad avere buoni motivi di voler accedere rapidamente al capitale per crescere con questo tipo di canale.

Ma l’influenza delle voci e dei rumour sullo sviluppo delle fusioni inverse appare anche un meccanismo di generazione ingiustificata di valore e di rapida distruzione di ricchezza che scontenterà molti attori convinti che si tratti di una realtà a cui chiunque possa avvicinarsi senza correre rischi eccessivi.

Credito foto di apertura: ufficio stampa Lucid Motors