Secondo IPCEI da €2,9 miliardi e le batterie ora hanno una “sponda” tedesca
Il progetto pan-europeo varato a Bruxelles coinvolgerà colossi come BMW, ex-FCA, Northvolt e Tesla ma anche piccola e media industria e startup, per creare una base manifatturiera delle batterie competitiva con Asia e America
L’Unione Europea ha approvato oggi un secondo progetto continentale che incanalerà sussidi ed incentivi da 12 paesi membri verso i settori della ricerca e della manifattura legata al settore delle batterie. Di fatto si tratta del secondo IPCEI (o progetto comune di interesse continentale) delle batterie dopo il primo già avviato che ha permesso il mettersi in moto della joint venture franco-tedesca che ora è nota come ACC ed ha come soci Total/Saft e l’ex-PSA (ormai Stellantis).
L’importo approvato è di €2,9 miliardi, laddove il precedente approvato a dicembre 2019 poteva contare su una dotazione di fondi di $3,2 miliardi da parte di sette paesi partecipanti. Denaro che certo aiuterà a recuperare il gap dalla agguerrita concorrenza asiatica dalle spalle larghe, ma che necessiterà di impegno economico altrettanto urgente e sostanziale da imprese e startup di ogni livello e dimensioni coinvolte.
Secondo i calcoli di Bruxelles i €2,9 miliardi contribuiranno a smuoverne circa €9 di investimenti privati, una parte dei quali però potrà contare su altri supporti continentali divenuti di recente molto favorevoli a investimenti innovativi e sostenibili: a cominciare dalla BEI, la Banca Europea per gli Investimenti.
Per quanto riguarda l’Italia il ministero dello Sviluppo Economico sottolinea la presenza di 12 imprese (Endurance, Enel X, Engitec, FCA Italy, Fiamm, Fluorsid Alkeemia, FPT Industrial, Green Energy Storage, Italmatch Chemicals, Manz Italia, Midac, Solvay) e di 2 hub di ricerca (ENEA e Fondazione Bruno Kessler). L’erogazione di aiuti di stato non solo ammessi ma sollecitati per tutti gli IPCEI ammonterà ad oltre €600 milioni, producendo investimenti nazionali complessivi di oltre €1 miliardo.
Secondo la Commissione il progetto, battezzato European Battery Innovation, coprirà l’intera catena della fornitura, dalle materie prime e passando per sviluppo e produzione delle celle le accompagnerà alla seconda vita e al riciclo finale in una ottica di economia circolare.
Se il primo IPCEI si può considerate a “trazione francese”, nel secondo vedremo un ruolo più presente dell’industria e delle istituzioni tedesche: l’uno e l’altro saranno pilastri di un piano continentale che tende a dotare l’Europa di una manifattura di batterie in grado di equipaggiare almeno sei milioni di auto elettriche entro il 2025, per iniziare ad essere concorrenziali su scala globale e assicurare una filiera più corta e sostenibile di quelle stesse celle.
Al progetto partecipano Austria, Belgio, Croazia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Polonia, Slovacchia, Spagna e Svezia e saranno ammessi partner che pur avendo una “testa” altrove abbiano intenzione di investire o stiano già investendo in Europa. Come è appunto il caso di Tesla che pur avendo sede negli Stati Uniti sta edificando la sua terza Gigafactory in Germania, nel Brandeburgo, dove non produrrà solo Model Y ma anche celle per veicoli elettrici.
La vice-presidente Margarethe Vestager ha sottolineato che saranno 42 le società attive in uno o più stati membri che aderiranno al nuovo progetto e che se alcuni sono ben noti per dimensioni o dinamismo nel settore o entrambi, come BMW, ex-FCA, Northvolt e Tesla, ci saranno anche le piccole e medie imprese, le startup, e centri di ricerca accademici fondamentali per spingere verso un rapido completamento di una nuova generazione di batterie.
Grazie all’ambizione di creare batterie sempre più efficienti e sostenibili, questo secondo IPCEI in base all’opinione del vice-presidente Maros Sefcovic contribuirà a rivoluzionare un settore determinante per il futuro a lungo termine della manifattura.
Già attivissimo nel primo lancio di un progetto di Airbus delle batterie che (dopo difficoltà iniziali) alla fine si è trasformato nel primo IPCEI a dicembre 2019, ora l’uomo politico slovacco ritiene che il secondo progetto creerà oltre 300 partenariati tra realtà industriali e scientifiche, portando a installare 30 linee pilota ed aiutando a creare oltre 18.000 posti di lavoro nella dozzina di paesi partecipanti.