Il check-in delle celle 4680 Tesla non è dietro l’angolo
Secondo la stampa finanziaria giapponese i piani di Elon Musk per una produzione autonoma di batterie saranno un tema per il dopo-2022: intanto Panasonic si prepara
Al Battery Day 2020 Elon Musk e Drew Baglino hanno tracciato un quadro dettagliato del futuro delle batterie che hanno in mente per Tesla. Ma quest’anno e il prossimo nei pacchi batterie ci saranno ancora LG Chem, CATL e, soprattutto, Panasonic.
Un articolo però oggi indica che tra il gruppo giapponese che ha costruito insieme alla casa di Palo Alto la Gigafactory di Spark, Nevada e Tesla è appena stato definito un accordo sui prezzi connessi agli accordi contrattuali, che secondo il Nikkei che ne ha dato notizia arriveranno almeno al 2022.
Non è del tutto chiaro se gli accordi riguardino già anche le celle nel nuovo e più grande formato 4680, che è stato uno dei protagonisti della giornata specifica dedicata alle batterie del settembre 2020.
Lo stesso Nikkei aveva già riferito che Panasonic prevede a sua volta di iniziare a costruire i primi prototipi di celle 4680 per Musk quest’anno. Malgrado sia noto come il numero uno Tesla prediliga l’integrazione verticale per la sua azienda, portando in house quanto più velocemente possibile il lavoro sulle nuove celle, appare improbabile che possa fare da sola già con la realizzazione dei prototipi e con la pre-produzione.
Inoltre non sembra che questo possa essere girato a un altro partner Tesla, visto che la collaborazione con LG Chem e CATL per il momento è concentrata più sull’incremento della produzione di Shanghai che su prospettive future.
Panasonic non ha commentato, ma in una intervista a un sito specializzato giapponese, l’amministratore delegato Kazuhiro Tsuga ha confermato che lo sviluppo delle celle 4680 per Tesla è già partito. Il manager ha osservato che portare a regime la produzione di massa di questa cella prevederà delle sfide, vista l’elevata capacità.
Interessante osservare che malgrado l’approccio di Musk faccia pensare il contrario, il numero uno Panasonic non si è dichiarato preoccupato che Tesla possa diventare un rivale in futuro. Non è probabile che lo abbia detto perché… mancano solo sei mesi alla sua uscita di scena dal gruppo giapponese. Ma Tsuga non ha chiarito se abbia questa convinzione perché Tesla intenda conservare per sé tutta la futura produzione di celle oppure perché i giapponesi prevedano che la futura domanda per i produttori sarà tale che la crisi sarà soddisfarla, piuttosto che farsi concorrenza per accaparrarsi i clienti.
Dobbiamo considerare questa fase come una sostanziale battuta d’arresto per Tesla? Forse neppure la si può considerare tale. Un paper compilato lo scorso autunno da cinque analisti del McKinsey Center for Future Mobility, (“Improving batteryelectric-vehicle profiability through reduced structural costs”) si concentrava sulla sostenibilità economica della manifattura nell’auto elettrica.
Tra gli aspetti esaminati c’era quello del livello oltre il quale diventa conveniente o meno produrre in casa motori elettrici, trasmissioni, batterie. Per un costruttore tradizionale la soglia di produzione oltre la quale conviene produrre internamente le celle è collocata a mezzo milione di pezzi.
Tesla ha superato quella quota per la prima volta il 31 dicembre 2020, con due sole fabbriche attive. Considerato che l’impianto tedesco e quello del Texas non saranno in regime di alta produttività fino al prossimo anno, accordi con fornitori di celle appaiono più che necessari: sembrano convenienti.