Quei problemi di crescita della rete di ricarica
Non c’è una crisi della colonnina malgrado il boom delle vendite di veicoli elettrici del 2020; ma in Germania e Francia la temono, mentre l’Italia recupera i ritardi
2020: un anno da dimenticare ma non per la mobilità elettrica. Un manager che di questo si occupa tutti i giorni per conto di Volkswagen come Thomas Ulbrich nei giorni scorsi ha sostenuto che in Germania la situazione dell’infrastruttura che trova oggi chi acquista un veicolo con la presa in questo periodo di boom (a ottobre la quota di vendite delle elettriche pure è salita all’8% del mercato del nuovo) è adeguata. Il rapporto veicoli/colonnine è di 1:14, con una presenza adeguata anche sulle autostrade.
Ma il manager Volkswagen appare in ansia per quello che può attendersi il pubblico già domani: “l’infrastruttura di ricarica deve essere in grado di gestire il boom dell’auto elettrica. Ma questo avverrà con successo se l’espansione della rete accelera in modo importante adesso. Quest’anno il numero delle auto elettriche è già cresciuto con una velocità due volte superiore a quella dell’infrastruttura di ricarica. Perciò business as usual non sarà abbastanza”.
La prospettiva a medio termine a questi ritmi accelerati di crescita del mercato traccia un quadro molto chiaro nelle aspettative di Ulbrich: “nel 2025 ci potrebbero essere da tre a quattro milioni di elettriche pure e ibride plug-in sulle strade tedesche, che richiederebbero circa 300.000 punti di ricarica pubblica in Germania. Perciò abbiamo bisogno di un incremento di dieci volte dell’infrastruttura di ricarica nei prossimi cinque anni”.
L’istanza che arriva dal numero uno del settore e-mobility di Wolfsburg ed è condiviso da altri gruppi auto, si scontra coi problemi che hanno le utility non solo di proporre un’offerta adeguata ma di rendere la rete di ricarica compatibile coi conti e i bilanci.
In una presa di posizione di questa settimana l’associazione di categoria tedesca BDEW ha calcolato che ai suoi aderenti sarebbero necessari almeno 550.000 veicoli al 100% elettrici per un utilizzo economico dei 33.100 punti di ricarica.
Finora, tuttavia, solo circa 240.000 sono quelli arrivati sulle strade tedesche. E a far svanire i problemi dei conti dei fornitori non pare bastino loro oltre 200.000 ibride plug-in, perché con le loro piccole batterie fanno un uso molto parco della rete di ricarica disponibile. E durante i lunghi viaggi fanno poco o nessun uso delle costosissime colonnine ultra-veloci (una con potenza massima a 250 kW e oltre può costare a chi la installa €250.000/€300.000) affidandosi invece alle unità termiche.
Secondo i dati EAFO, a fine ottobre c’erano 271.337 punti di ricarica in Europa, con i Paesi Bassi paese leader per quantità (61.534) davanti alla Germania (43.776) e al Regno Unito (31.320). In Francia, dove il totale risulta di 28.928 colonnine, a inizio novembre il consorzio nazionale per la promozione della mobilità elettrica AVERE ha suonato un campanello d’allarme.
Perché rispetto al giugno 2020 un trimestre, sia pure con gli strascichi della crisi sanitaria, ha portato a una crescita di appena lo 0,2%, mentre due reti metropolitane (Bluely a Lione e Bluecub a Bordeaux hanno chiuso, oscurando 514 e 354 colonnine rispettivamente. Malgrado il programma di sovvenzioni ADVENIR gestito proprio dal consorzio preveda aiuti tra €2.000 e €9.000 in base alla potenza dell’impianto, nell’Esagono la rete non sta crescendo come le vendite di veicoli.
Tanto che la delegata del consorzio AVERE Cécile Goubet ha commentato senza nascondere la sua preoccupazione per i problemi della rete di ricarica: “L’obiettivo del governo di 100.000 colonnine a fine 2021 richiederà la mobilitazione di tutti gli strumenti esistenti, sia finanziari che legislativi, per essere raggiunto. Si sono viste le installazioni stagnare. per il momento”.
Secondo i dati raccolti dall’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano e presentati con l’annuale Smart Mobility Report il totale dei punti di ricarica pubblici in Italia ad agosto 2020 era di circa 16.000. Emilia-Romagna, Lombardia e Toscana avevano oltre 1.500 siti, Lazio, Piemonte, Trentino-Alto Adige e Veneto tra i 1.000 ed i 1.500, tutte le altre regioni punti inferiore alle mille unità.
Il rapporto tra punti di ricarica ed abitanti e diffusione dei veicoli con la presa risulta dai dati piuttosto disomogeneo, ma i ricercatori del Politecnico hanno sottolineato in particolare come il Trentino Alto Adige grazie alla presenza di oltre 100 punti di ricarica per ogni 100.000 abitanti e 500 veicoli elettrificati ogni 100.000 abitanti risulti ormai tra le aree più virtuose in Europa da questo punto di vista.
In Italia i punti di ricarica ad agosto 2020 erano ancora al 91% dispositivi a corrente alternata, lenti o accelerati, in quasi il 50% dei casi con potenza 22 kW; i problemi li danno quelli tipo DC: il 9% del totale, con le colonnine della rete di ricarica ultra-fast di Ionity, Neogy, Enel X ancora marginali.
La prevalenza dei siti era in ambito urbano tra il 60 e il 70% dei casi, ma nel corso degli ultimi mesi era cresciuta la disponibilità presso punti d’interesse, ovvero ristoranti, hotel, resort. La stretta a queste attività collegate al turismo potrebbe riverberarsi nei prossimi dati di settore in modo negativo. Ma c’è stato chi ha usato punti di interesse meno ciclici: come Enel X che ha collocato 200 postazioni presso la rete McDonald’s.
Mosse di questo genere servono a centrare gli obiettivi, ma anche a capire per i consumatori come sia cresciuta la diffusione dell’infrastruttura. Il piano del 2017 alla nascita di Enel X prevedeva infatti traguardi che si sono rivelati raggiungibili ma anche insufficienti: 7.000 colonnine nel 2020 e 14.000 entro il 2022.
Nel corso del 2019 i nuovi obiettivi sono stati ampliati a 14.000 per il 2020 e a 28.000 entro il 2022. L’obiettivo 2020 a causa della crisi sanitaria è saltato. In modo aneddotico attraverso la comunicazione ufficiale della newsletter Enel X, che aggiorna periodicamente il conteggio dei punti di ricarica pubblici disponibili alla clientela, è possibile capire quale sia stato il ritmo di diffusione della rete di questo operatore.
Nel maggio 2019 i punti installati da Enel X erano 6.020, cresciuti a 6.381 a giugno e a 6.659 a luglio. Circa 300 nuove postazioni spuntate ogni mese che sono diventate quasi 150 a settimana alla vigilia della pandemia: 10.138 a metà febbraio 2020. Con la pausa estiva della diffusione del Covid-19 le installazioni sono riprese e il totale era arrivato a 10.916 a inizio novembre, senza contare colonnine estere accessibili alla clientela dell’utility italiana.
Il traguardo delle 28.000 per fine 2022 sembra dipendere dalla normalità della situazione complessiva: al ritmo di 150 nuove installazioni a settimana appare raggiungibile come da programma. Sarebbe un segnale di superamento della crisi positivo da parte di un grande gruppo italiano nel momento in cui altrove in Europa il boom della mobilità sostenibile sembra comportare una crisi di crescita.