AUTO

L’impegno sull’elettrico Mini sarà in grande

Dopo la prima Mini elettrica il marchio britannico sta preparando due nuovi modelli che, come la sorella maggiore BMW IX3, saranno prodotti in Cina

Ha dichiarato ieri il capo del marchio Bernd Koerber al settimanale finanziario tedesco WirtschaftsWoche che il marchio Mini dovrebbe essere completamente elettrico prima della maggior parte delle altre marche.

Già a luglio 2019, Peter Schwarzenbauer, allora responsabile Mini nel consiglio di amministrazione del gruppo BMW, aveva indicato in un’intervista che Mini era destinata a diventare un marchio elettrico puro entro il 2030. Adesso il suo successore si aspetta che più della metà di tutte le Mini vendute sarà puramente elettrica oltre il 2025 e nel 2030 Mini potrebbe essere un marchio elettrico.

Entro la fine del 2020 la divisione prevede che dal 10 al 15% delle Mini vendute sarà la versione elettrica Mini Cooper SE o la PHEV nella Mini Countryman, ma non ha indicato quote più dettagliatamente distribuite tra BEV e PHEV. Entro la fine del 2021, la quota dovrebbe salire al 15-20%.

In un segmento come quello delle auto elettriche in cui BMW aveva progettato già nel 2013 I3, la controllata Mini ha dovuto attendere molto tempo prima di contare su modello simile in gamma. Il marchio poi ha offerto il modello dal 2019 col nome Cooper SE, e nel 2020, anno cruciale per le auto elettriche e i livelli di CO2, quella Mini sarà importante per BMW, così come la Countryman ibrida plug-in.

Non sarà nel 2021 o 2022, ma nel 2023 che arriverà una seconda Mini auto elettrica. Sarà un crossover urbano secondo il produttore, confermando un rapporto pubblicato nel mese di giugno. In pratica sarà più alto, più lungo e più largo di una Mini tradizionale, 5 porte sicuramente.

Una attesa non breve, ma un secondo crossover compatto è in programma per sostenere la Countryman, che sopravviverà nella sua prossima generazione con motori termici e un propulsore “elettrificato” (ibrido, certamente ricaricabile).

Infine per il momento non torna a galla l’argomento di una piccola Mini elettrica. Un tema che dal 2011, anno di presentazione del concept Rocketman, periodicamente si ripropone evocando un nuovo modello elettrico entry-level. Ma più che le idee Mini in proposito qui potrebbero intervenire le fortune delle nuove citycar a prezzi accessibili i cui lanci si sono succeduti nei giorni scorsi, come Renault Twingo, Dacia Spring, Fiat 500.

Intanto la certezza ha qualcosa a che fare con la piccola del marchio romeno che come noto è prodotta in Cina come clone della locale Renault K-ZE. Infatti, si legge nella nota stampa, il più grande mercato automobilistico al mondo che ha ripreso a crescere in modo dinamico nei mesi recenti diventerà sempre più importante per Mini in futuro.

Attualmente, circa il 10% di tutti i nuovi veicoli prodotti sono destinati a clienti cinesi. Per supportare in maniera sostenibile lo sviluppo del mercato e vendere un numero significativo di veicoli in Cina, Mini cambierà presto il suo status da marchio di importazione a produttore locale. Questo avrà effetti anche sull’assetto globale della produzione: sulla scia di quanto già avviene per un altro modello elettrico del gruppo BMW, il nuovo SUV IX3.

Basati su una nuova architettura, sviluppata da zero per la e-mobility, quei veicoli elettrici saranno prodotti in Cina a partire dal 2023, in collaborazione con il produttore locale Great Wall Motor, mentre IX3 è frutto del sodalizio con Brilliance.

La joint venture con Great Wall consentirà a Mini di soddisfare la crescente domanda di veicoli a zero emissioni, sia in Cina sia nei mercati globali. La cooperazione col partner cinese sarà basata sul principio che la produzione debba seguire il mercato. Grazie ai veicoli prodotti localmente, Mini rifornirà il crescente mercato cinese mantenendo inalterata la produzione negli altri stabilimenti (Oxford e Olanda).

Credito foto di apertura: ufficio stampa BMW Group