I conti del terzo trimestre 2020 tengono lontana da Tesla la tempesta
Le consegne del terzo trimestre 2020 portano i ricavi a $8,77 miliardi e si traducono in utile per azione di $0,76: e Tesla rinvia i conti con la crisi per rilanciare nel 2021
Wall Street ancora battuta da Tesla, o meglio: ancora battute le aspettative degli analisti, che si aspettavano per il terzo trimestre 2020 ricavi di $8,29 miliardi che si sono invece rivelati toccare gli $8,77 miliardi, pilastro di conti che hanno portato ad un utile di $331 milioni, con utile per azione di $0,76 rispetto a $0.55 previsti.
Sembrano quanto mai lontani i trimestri sempre in rosso che facevano temere per la sostenibilità del business plan di Elon Musk: quello appena comunicato era il quinto risultato positivo di seguito. La produzione e le consegne sembrano continuare a crescere in modo inarrestabile, anche e specialmente in un anno bizzarro come questo.
E tuttavia non basta a Musk quanto ottenuto finora: la cifra che bussa alla porta dei manager Tesla è nei $397 milioni di entrate dalla cessione di crediti sulle emissioni a gruppi auto concorrenti, a cominciare da FCA, con cui in Europa la casa californiana farà pool per i traguardi europei 2020. Tesla ora vuole fare margini solo sulle auto, come Porsche o Toyota, non più grazie ai regolatori di Bruxelles o della California.
La casa di Palo Alto ha più volte reiterato, incluso nella precedente call con gli investitori ed analisti relativa al secondo trimestre la sua guidance sui risultati del 2020. In particolare l’obiettivo di consegnare mezzo milione di vetture globalmente a dispetto della pandemia.
L’obiettivo è stato confermato e sembra un’altra premessa al raggiungere numeri e assetto a prova di sorprese. Compulsando i risultati dei trimestri fin qui andati in archivio, questo comporta dover immatricolare globalmente circa 181,600 nel trimestre in corso, il che corrisponderebbe a una crescita del 30% rispetto alle consegne da record (139.300 pezzi) nel terzo trimestre.
I progressi della fabbrica di Fremont dapprima, della Gigafactory del Nevada e di quella più giovane di Shanghai fanno pensare che Tesla sarebbe in grado di produrle, quelle 181.600 vetture. E Musk sta aggiornando Fremont perché possa produrre da sola mezzo milione di auto, con un traguardo per il 2021 tra 840.000 e il milione di pezzi consegnati globalmente.
Ma nei prossimi mesi quanto meno, la situazione non sembra più essere in mano a Musk e ai suoi manager ed operai. Perché la domanda da porsi non è se possano produrle quelle auto, ma se possano venderle.
Nel nuovo mercato che così fondamentale si è rivelato per Tesla, la Cina, gli ultimi dati della Confindustria dell’auto nazionale CPCA indicano che le consegne di Model 3 hanno raggiunto un plateau di consegne, a livelli elevati ma che non cresce più, tra luglio e settembre. Le 34.100 Model 3 made in Shanghai consegnate nel terzo trimestre sono un numero che al massimo potrebbe ripetersi, e che richiederà aiuto alle prime consegne del crossover Model Y.
La stanchezza del pubblico dell’auto elettrica, che in Europa non dà ancora segni di manifestarsi, appare invece preoccupante nel mercato americano e in particolare nella regione più importante sia per l’auto in generale sia per Tesla. Le immatricolazioni in California secondo report diffusi questa settimana sono rimbalzati dal minimo di 9.800 del secondo trimestre 2020 alle 16.200 dei tre mesi conclusi a settembre.
Ma la ripresa non nasconde un calo del 13% rispetto allo stesso periodo del 2019, certo non toccato dalla crisi sanitaria, e quello che più può dare da riflettere è che a risentire di più della stagnazione sia Model 3, le cui immatricolazioni nello stato di casa per Tesla sono scese del 60% a 6.500, con il crossover Model Y ormai stabilmente più richiesto: 7.300 pezzi.