AUTOMAZIONE

Waymo pronta ad avviare i primi veri «robotaxi»

Per la divisione di Alphabet i test in Arizona sono arrivati al punto da poter fare a meno dei safety driver: ora la sfida sarà far salire sui robotaxi i clienti ancora in era Covid-19

Ieri quando in Italia era già buio Waymo, la divisione del gruppo Alphabet che ha ereditato e sviluppato il programma della Google-car ha pubblicato un post a firma del suo amministratore delegato nel quale dice in sostanza che è partita la prima offerta al mondo di servizi di robotaxi aperta a tutto il pubblico. È proprio così? Sì, o per meglio dire: ni. Dipende.

Per cominciare, Waymo disponeva prima dell’emergenza pandemia di due programmi che poggiano sui test effettuati ormai da molti mesi in Arizona, soprattutto nell’area suburbana di Chandler, su minivan Chrysler Pacifica modificati da FCA e da Waymo stessa. Uno è Waymo One e l’altro Early Rider.

A quest’ultimo facevano capo le corse, saltuariamente già effettuate, di robotaxi del tutto prive di guidatore a bordo e totalmente in mano al sistema Waymo Driver. In questo caso gli iscritti al programma Early Riders dovevano firmare accordi di riservatezza che hanno tolto loro ogni divertimento, ad esempio di pubblicare un video su Instagram. Le corse prive di autista si svolgono su un’area pari a circa la metà delle 100 miglia quadrate di territorio in cui i veicoli possono attualmente operare.

Col programma a partecipazione più vasta Waymo One, chi ha aderito a questo servizio commerciale (in pratica un servizio Uber a bordo di robotaxi) poteva prenotare le corse anche per familiari o amici che non avessero firmato l’accordo di riservatezza. Da ieri, ha annunciato Waymo, le cose cambieranno.

Malgrado il titolo nel blog di Waymo dia la sensazione che il servizio Waymo One nell’area di Phoenix già adesso sia aperto al pubblico, quello che in effetti succederà è che, dopo la sospensione del servizio dovuta alla crisi sanitaria, i passeggeri potranno tornare a servirsene. A cominciare da quelli di Chandler: là erano ripresi i test, ma non il servizio di taxi privati.

Familiari ed amici che non hanno firmato accordi di confidenzialità, anche in funzione delle precauzioni legate alla diffusione del Covid-19 non potranno subito tornare a bordo. I loro amici e familiari però adesso potranno iniziare ad iscriversi via app a Waymo One perché nelle prossime settimane il pubblico potrà effettivamente chiamare un robotaxi, sebbene nell’articolo il CEO John Krafcik non abbia indicato una data di inizio.

Un altro effetto della crisi sanitaria è che la ripresa sarà caratterizzata pressoché sempre da corse prive di supervisore a bordo, anche per evitare problemi sanitari. In precedenza solo nel 10% circa dei casi erano prive di safety driver.

Il piano è di espandere quanto più possibile il servizio, anche se non è stata fornita una scaletta delle prossime tappe. In tutte le corse prive di autista, e quindi realmente driverless, ci sarà un supervisore collegato per il monitoraggio della corsa ma non per la guida a distanza.

La scaletta di Waymo, sia che i servizi di ride hailing di robotaxi a pieno regime siano previsti fra quattro settimane o dieci o quindici, è in ogni caso molto avanti rispetto a quelle della concorrenza americana (più complicato è capire a che punto siano arrivate aziende cinesi come Baidu o AutoX).

Cruise o Argo AI non sono ancora giunte a niente di così prossimo alla normale operatività. Al Battery Day Elon Musk ha per l’ennesima volta promesso che la funzionalità Full Self-driving dell’Autopilot che lui sta sperimentando personalmente è dietro l’angolo.

E Musk non ha perso l’occasione di criticare il Waymo Driver che pilota le Chrysler perché troppo affidato alla mappatura tridimensionale locale delle aree accessibili, di cui i suoi programmatori vogliono invece fare a meno.

Ma Tesla stessa nella migliore delle ipotesi avrebbe un sistema pronto per veicoli individuali, non una rete di robotaxi in affitto. Anche se Musk si era soffermato sull’opzione del servizio peer-to-peer, che in questi tempi di Covid-19 sembra poco attraente per chi ha speso €50.000 o più per la sua Model 3 o Model Y.

La stessa filiale di Alphabet in Arizona si ritrova lo stesso problema da risolvere, e anche se a bordo non c’è più supervisore deve rimediare alla presenza dei passeggeri, per convincere altri a prendere il loro posto a rotazione.

Waymo ha comunicato di collaborare con i centri assistenza della rete di concessionarie AutoNation e con l’industria chimica Clorox per mettere a punto soluzioni per disinfettare i veicoli.

Ma né Waymo, né Uber, Lyft o le società di taxi tradizionali si sono finora sentite di affermare che gli interni sono sanificati dopo ogni corsa, il che sarebbe di certo molto oneroso.

E tuttavia, come hanno sostenuto i manager Waymo col quotidiano Arizona Republic essi si aspettano che la imminente possibilità allargata di prendere un vero robotaxi porterà ad una domanda che superi di molto l’offerta iniziale.

Credito foto di apertura: press kit Waymo