La flotta di Uber diventerà verde pallido, verde o verdissima?
Entro il 2025 grazie a incentivi, accordi, sconti Uber promuoverà il passaggio degli autisti di metà flotta europea a veicoli al 100% elettrici, e bando al diesel entro il 2024
Anche Uber si associa all’elenco di gruppi globali che prendono impegni per la neutralità sulle emissioni. Considerato in quali settori si svolgono le sue attività, anzitutto quella del ride hailing, non è una mossa priva di effetti. Le corse dei taxi privati ammonterebbero allo 0,6% delle emissioni del trasporto, secondo dati americani, ma la flotta e le corse (7 miliardi nel 2019) prima dell’emergenza sanitaria erano in crescita.
Uber ha fissato per la conversione totale della propria flotta alle zero emissioni, che significherà nella maggior parte dei casi auto elettriche, il 2040. È una data plausibile? Una data troppo vicina, o troppo lontana? Volvo, Volkswagen, Daimler preparando i piani col traguardo di una presenza industriale carbon-neutral si sono dati tempi analoghi.
Il gruppo di Stoccarda con un obiettivo di un anno precedente a quello di Uber: Ambition 2039. Specie per un gruppo della tecnologia quale afferma di essere Uber passare alla neutralità sulle emissioni è senz’altro più facile rispetto a chi come le società guidate da Herbert Diess o Ola Källenius hanno anche a che fare con fabbriche, impianti, trasporti, approvvigionamento di materie prime.
Pertanto il traguardo posto da Uber non appare né ambizioso né audace. La parte interessante del piano della società californiana dal punto di vista pratico è però negli obiettivi a breve termine. Perché ha affermato di voler mettere sul piatto $800 milioni per aiutare a passare i suoi autisti a veicoli al 100% elettrici, grazie a sconti sulle auto o SUV comprati o noleggiati.
In Francia la responsabile nazionale Laureline Serieys ha annunciato che entro il 2024 non entreranno più nella flotta veicoli diesel ed entro il 2025 il 50% sarà costituito di veicoli elettrici. Il che significa che circa 15.000 dovranno passare alla trazione elettrica pura. L’esempio francese è rappresentativo perché Parigi è, insieme a Londra, una delle città globali in cui la piattaforma per le corse di taxi privati ha avuto più successo.
Per favorire lo “scivolo” verso il nuovo assetto dal 1 gennaio 2021 le tariffe aumenteranno di 3 centesimi di euro al chilometro per creare un fondo per sostenere gli autisti, a cui la società californiana aggiungerà altrettanto di tasca propria. Un autista che lavorerà 42 ore a settimana potrà, ha spiegato la dirigente di Uber, ricevere un sostegno di €4.500 verso la transizione ad un mezzo elettrico.
Nel complesso nell’Esagono saranno €75 milioni a disposizione degli autisti della flotta nell’arco di cinque anni e Uber ha stretto accordi con l’Alleanza franco-giapponese per facilitare l’acquisto di nuove Nissan e Renault a zero emissioni locali. Altrove i circa 5 milioni di autisti globali avranno alternative, ad esempio in America grazie a una collaborazione con GM che inizierà dalle popolari Chevrolet Bolt.
Alle agevolazioni per le nuove auto ne corrisponderanno altre per la fornitura di energia: in Europa per cominciare con EDF, Power Dot e BP. Questo genere di supporto dovrebbe far sì che, contrariamente all’obiettivo complessivo, per Europa e Nord America l’obiettivo di una flotta a zero emissioni sia anticipato al 2030, che questo sì sembra adeguato.
Tanto è vero che della stessa opinione sembrano ONG ambientaliste come T&E, il cui direttore William Todts ha commentato: “La gente in tutta Europe è stanca di inquinamento e congestione. La mobilità elettrica condivisa è una chiave per risolvere questi problemi. E il posto giusto per cominciare è da guidatori che percorrono molti chilometri che beneficeranno per primi di veicoli elettrici puliti, dai costi di gestione più economici”.
Secondo le stime di Transport & Environment l’impegno di Uber in Europa si tradurrà nella rimozione di 500.000 tonnellate di emissioni clima-alteranti, quanto produrrebbero 275.000 veicoli passeggeri sulle strade.