Anche Ford e Bosch vogliono cambiare come si parcheggia
In un garage di Detroit un progetto verificherà la praticità del valet parking affidato a sensori e sistemi in commercio in grado di aumentare la capienza dei parcheggi fino al 20%
Fino a un paio di anni fa le maggiori società impegnate nella guida autonoma volavano altissimo, con una narrativa che faceva pensare a una mobilità da cartoni animati de I Pronipoti. La doccia di realismo degli ultimi mesi sta facendo puntare chi lavora al traguardo della automazione elevata verso campi molto più concreti.
La praticità pochi giorni fa ha portato la cinese Baidu a decidere di mettere a frutto la sua nuova Apollo Computing Unit in sistemi di valet parking automatizzati e lo stesso senso pratico ha spinto Ford, Bosch e Bedrock a collaborare a un progetto che punterà ugualmente a parcheggi senza interventi umani.
Un paio di Ford Escape stanno per cominciare alcune settimane di test in un garage di un edificio del quartiere di Corktown, un’area storica di Detroit che la casa dell’Ovale Blu sta contribuendo a rigenerare dopo una lunga fase di decadenza, destinando in questo sito progetti di ricerca e sviluppo.
Una attività che corre parallela a quella sull’infrastruttura viaria che prevede di fare dell’arteria principale della zona, Michigan Avenue, un fulcro dello sviluppo delle strade smart, interconnesse e sicure.
Nel garage i veicoli prescelti dimostreranno l’efficienza dei sistemi di parcheggio automatizzato uscendo ed entrando da normali spazi di sosta evitando ostacoli, dagli altri veicoli parcheggiati a pedoni e auto in movimento.
Se Ford in collaborazione con Volkswagen è nota come azionista di maggioranza di Argo AI, una delle maggiori startup globali impegnate a realizzare sistemi di guida avanzati per veicoli passeggeri e commerciali, una cosa interessante del progetto-pilota di Detroit è che, secondo i responsabili, tutti i sistemi impiegati sono già disponibili commercialmente, non si tratta di prototipi, a voler sottolineare la percorribilità del piano.
Non tutta la tecnologia impiegata nella dimostrazione peraltro sarà impiegata a bordo delle auto. Bosch, che è partner del programma dal punto di vista dell’infrastruttura, fornisce al garage i LiDAR, i sensori laser che identificano con grande precisione e rapidità oggetti e persone o animali in movimento. Ma anche in questo caso si tratterà di componenti commerciali e non sperimentali, in una première americana di un progetto che ha già avuto successo a Stoccarda, ovvero in casa-Bosch.
Se questa demo non sarà aperta al pubblico, chi l’ha organizzata conta di avere un folto numero di visitatori dai settori pubblico e privato, in particolare da quello immobiliare.
Bedrock, proprietaria dell’immobile di Detroit in cui si svolge il test, secondo quanto riferiscono i suoi manager si attende che un servizio pratico di automated valet parking potrebbe aumentare la capacità di un garage, e quindi i ricavi connessi alla vendita di biglietti, tra il 15% ed il 20%, perché senza persone a bordo che debbano salire e scendere i veicoli potrebbero essere parcheggiati più vicini o messi in attesa di posti liberi senza che i guidatori scalpitino per l’attesa.
Il valet parking affidato a sensori e chip oltre a liberare guidatori e passeggeri dell’assillo del posto libero, potrebbe avere sviluppi concreti col crescere della mobilità elettrica e anche per la gestione delle reti. Auto e SUV elettrici in cerca di ricarica potrebbero essere indirizzati automaticamente alle colonnine.
Inoltre in un futuro non troppo lontano lo sviluppo della tecnologia di ricarica bi-direzionale V2G potrebbe sfruttare alcuni dei mezzi fermi per fornire energia alla rete o in orari di picco di domanda o per stabilizzare la rete, come numerosi test hanno già confermato e come si apprestano a sperimentare a Mirafiori FCA, Engie e Terna.