Nascerà a Berlino la Tesla per milioni invece che per milionari?
Mentre i titoli vanno a guida autonoma e batterie, Elon Musk si concentra sui pilastri dell’auto classica: prezzi e manifattura efficiente, con una Model 3 hatchback per l’Europa
Molti super-fan Tesla si arrabbiano quando si parla della società di Palo Alto come di una casa auto, visto che loro preferiscono tech company o energy company. Ma Elon Musk ha dimostrato in passato e forse sta per dimostrare ancora di avere invece proprio il naso da leader di casa auto.
Quando è emerso il primo serio concorrente per le sue auto, Porsche Taycan, per un pezzo abbiamo visto Model S evolute e con pezzi studiati apposta per essere messi a punto sulla pista del Nürburgring per mettere a fuoco debolezze e qualità dinamiche rispetto alla rivale tedesca. Oggi Musk, non contento degli eccellenti risultati complessivi globali avrebbe messo a fuoco una debolezza sostanziale in Europa.
Le vendite del primo semestre sono lì a dimostrare che nel Vecchio Continente la fiammata per Model 3 è durata solo un anno, e oggi il podio europeo delle vendite è a sorpresa riempito oltre che dalla casa americana anche da Renault Zoe e Volkswagen E-Golf.
Ovvero due vetture a zero emissioni di case generaliste, certo non modelli che fanno sognare i tree-hugger o i VIP. E proprio qui deve essere la radice del problema, deve essersi reso conto Musk.
Così, secondo quanto scrive oggi la testata inglese Autocar, l’imprenditore sudafricano non ha intenzione di aspettare che la prossima ID3 o magari la ID4 o un altro modello ancora consentano la controffensiva alle case tradizionali. E avrebbe in mente di replicare con una hatchback elettrica, in pratica una sfida al gruppo leader Volkswagen.
Si tratterebbe di una versione studiata specificamente per l’Europa e qui partendo dalla Model 3 come la conosciamo, Musk vorrebbe che a Berlino, oltre a produrre i crossover Model Y, nascesse anche una compatta elettrica a prezzi interessanti ed abbordabili.
Insomma, parafrasando una espressione del numero uno di Wolfsburg, “una Tesla per milioni, invece che per milionari”. Magari limando qualcosa della tradizionale affidabilità Tesla quanto ad autonomia o della brillantezza da hot-rod, ma non tanto da farsi superare nel confronto in prestazioni con gli hatchback della concorrenza, ID3 in testa.
Se il lancio e la sopravvivenza Tesla sono certo ascrivibili ai modelli luxury, Musk non ha mai voluto guardare ai suoi piani impostando la sua casa come un produttore di nicchia. E costruire auto abbordabili è una premessa indispensabile per uscire dalla nicchia.
In pratica una strada opposta rispetto a quella per il mercato americano, in cui il prossimo prodotto di successo dovrebbe essere un pickup come il Cybertruck il cui cartellino del prezzo non sarà certo alla portata di tutte le tasche.
Ma ridurre il prezzo di accesso di una Model 3 hatchback sarà un compito impegnativo, visto che contemporaneamente quella stessa scaletta è prevista per Volkswagen ed altri gruppi impegnati nell’elettrico.
Tagliare i prezzi di €10 o €15.000 sarà una sfida industriale impegnativa, e il ventaglio di scelte nelle batterie potrà essere di ulteriore aiuto. Mentre pare che per qualche anno gli incentivi potranno dare sollievo a piani di questo genere.
Se come si mormora l’obiettivo di sveltire i già rapidi tempi di completamento della Gigafactory di Shanghai saranno battuti in Germania con la fabbrica in Brandeburgo che potrebbe iniziare a produrre a luglio 2021, a dare un contributo sostanziale potrebbe essere anche l’efficienza dell’impianto tedesco. E lì, come già in California con la Model Y, a dare una mano ci sarà anche un fornitore italiano.
La bresciana Idra è protagonista con la sua Giga Press, un modello di cui Tesla è stata la prima cliente per la OL 6100 CS, un mostro di tecnologia lungo 20 metri, alto 5 e del peso di 400 tonnellate.
L’ultimo numero della rivista della prestigiosa società SAE Automotive è una piccola celebrazione degli sforzi di efficientare la manifattura in cui questo sarà un fattore dirimente.
A Fremont nella prima fabbrica una è già all’opera per arrivare a forgiare il telaio posteriore della Model Y in un unico elemento. Sulla Model 3 la procedura fa finora ricorso ad una settantina di pezzi, e passare a una riduzione simile coi telai in alluminio della futura hatchback potrebbe essere considerata una rivoluzione di cui qualsiasi ingegnere dell’auto tradizionale, da Porsche a Toyota, sarebbe fiero.
In altri termini, manifattura auto non è una frase sconcia come appare ad alcuni fan-boy Tesla, e Musk lo potrebbe dimostrare in questo caso coi progetti per Berlino, dopo aver imparato la dura lezione della produzione iniziale su larga scala in California.
I telai realizzati per la Model Y, tra i più grandi del mondo finora realizzati in unico pezzo o pochi pezzi potrebbero quindi col Mega-Casting dare a Tesla un primato di efficienza nella manifattura tradizionale.
Ma probabilmente un seguito maggioritario continuerà a guardare con più interesse al primato di un Autopilot che non arriva mai al traguardo o a celle con densità di energia doppia dell’attuale ma che, guarda caso, sono collocate tra 3, 4 anni. Non sarà più opportuno e utile guardare alla manifattura della Model 3 a basso prezzo, se questa nuova Tesla sarà davvero pronta a Berlino già il prossimo anno?