E-tron alle prese con la ricarica bi-direzionale
I tecnici integrano il SUV Audi nella rete energetica, trasformandolo all’occorrenza in un impianto di accumulo mobile, indicato per le case con impianti fotovoltaici
Audi ha iniziato a lavorare sui sistemi di carica bi-direzionali, che consentono ai veicoli elettrici di agire come estensioni della rete elettrica. Le auto o mezzi commerciali che partecipano a programmi di ricarica bi-direzionali funzionano per brevi periodi come impianti di accumulo, cedendo alla rete energia per bilanciarla quando necessario.
La tecnologia bi-direzionale, da non confondere col più diffuso smart charging che agisce per programmare la sola ricarica in modo che pesi in modo meno rilevante sulla griglia e porti l’energia nelle celle quando la domanda è scarsa e i prezzi bassi, viene sviluppata da Audi insieme ad Hager Group ed è già stata messa alla prova sui SUV elettrici E-tron.
Secondo la nota della casa di Ingolstadt il sistema sarà particolarmente adeguato alle esigenze della clientela che lo potrà utilizzate in abbinamento a un sistema fotovoltaico, visto che l’auto elettrica sarà in grado di stoccare (nel caso della E-tron fino alla capacità totale di 95 kWh) l’energia generata dal tetto quando il sole splende per riconsegnarla alla rete elettrica quando il sole è tramontato e di quell’energia può esserci bisogno.
Nella comunicazione ufficiale sui test dell’E-tron l’azienda sostiene che la ricarica bi-direzionale, denominata V2H (Vehicle to Home (V2H), ha un grande potenziale sia quanto a riduzione dei costi energetici sia quanto a stabilizzazione della rete. In combinazione con un accumulatore domestico, diviene possibile garantire un’autonomia pressoché totale e la costanza di approvvigionamento anche in caso di blackout.
Audi in questo modo offrirebbe alla clientela un’altra opportunità legata alla ricarica smart tutta concentrata sulle possibilità della sosta domestica del veicolo. Dall’altro lato per la mobilità anche a lungo raggio, la casa premium che oggi è partner della rete di colonnine ultra-veloci Ionity starebbe valutando d’intesa con Porsche di farsi la propria rete di postazioni esclusive (come sono i Supercharger per la clientela Tesla).
Nel caso della ricarica bi-direzionale la tecnologia è già stata collaudata da alcune case auto concorrenti insieme a utility e università: più che di V2H come fa Audi, le altre case e istituti accademici preferiscono riferirsi al V2G (vehicle-to-grid).
Nissan è tra quelli più spesso presenti in questa letteratura, visto che le Leaf (primo modello certificato dal gestore della rete tedesca come “impianto di accumulo con le ruote”) sono state scelte in particolare in Danimarca e nel Regno Unito per i primi esperimenti, a quanto consta tutti premiati da buon successo.
Renault ha condotto e conduce test con una piccola flotta di Zoe che, sono state modificate in modo da avere già predisposto a bordo il sistema di stoccaggio. Anche FCA sta allestendo (con Terna ed Engie) l’infrastruttura necessaria a Mirafiori per condurre prove di ricarica bi-direzionale sulle nuove 500 elettriche.
Una differenza che accomuna le 500 e le E-tron è che al contrario di Nissan e Renault non impiegheranno caricatori giapponesi CHAdeMO, i cui protocolli sono già pronti per la ricarica bi-direzionale ma lavoreranno sui connettori europei CCS.
L’Audi E-tron opera con un wallbox a corrente continua con potenza massima di 12 kW e un accumulatore domestico con capacità di 9 kW. Grazie alla tensione costante garantita dall’impianto, il collegamento tra il sistema fotovoltaico e la vettura è avvenuto senza inverter, a vantaggio dell’efficienza della rete.