In archivio gli ID Buggy che avrebbero dovuto nascere ad Aquisgrana
Vista al Salone Auto di Ginevra e in altri eventi, resterà un’esercitazione di stile e di voglia di libertà l’idea di far rinascere gli Anni ’60 sulla piattaforma modulare elettrica MEB
A pochi giorni dalla conferma definitiva della ratifica degli accordi Volkswagen-Ford che varranno per la piattaforma MEB 600.000 veicoli elettrici aggiuntivi dell’Ovale Blu in aggiunta a quelli dei marchi di Wolfsburg, arrivano indiscrezioni su un modello che invece pare non vedrà la luce sul pianale modulare specializzato per i modelli a zero emissioni.
Le difficoltà incontrate dalla startup e.GO, che ha chiesto lo scorso aprile la protezione dai creditori, comportano che il progetto di un Buggy elettrico erede dei modelli apprezzati negli Anni ’60 pare destinato a tempi migliori.
Presentato all’ultimo Salone Auto di Ginevra regolarmente svoltosi, quello del 2019, il modello per chi ama l’outdoor sembrava una eccellente idea in un momento di euforia per i progetti elettrici. E soprattutto l’elasticità del pianale MEB creato dai tecnici Volkswagen sembrava in grado sia di rispondere alle esigenze di modelli di massa come ID3 sia di piccoli progetti come quello del Buggy.
Ma i ritardi già accumulati da e.GO Mobile AG negli anni passati sui modelli a basso costo hanno messo in difficoltà la startup nata come spinoff del Politecnico di Acquisgrana, e i piccoli volumi previsti per il Buggy al 100% elettrico lo hanno, secondo quanto scrive il periodico Auto Motor und Sport, reso un bersaglio per una stagione di realismo e di tagli come l’attuale.
Tagli che non riguarderebbero solo modelli elettrici ma anche convenzionali, la Golf Sportsvan (nota anche come Golf Plus) ad esempio, che un tempo veniva costruita a Zwickau, un impianto ormai monopolizzato dalle linee proprio di modelli costruiti sulla piattaforma modulare MEB.
A Zwickau, vale la pena di notare, si costruiscono grandi quantità, mentre anche l’accordo con Ford riguarda numeri importanti. Il segnale che piccoli numeri siano poco interessanti per lavorare sul pianale MEB sembra indicare che la piattaforma è sì flessibile, ma che la flessibilità da sola non basta a far quadrare i conti: occorrono anche i numeri se si vogliono fare le auto per milioni e non per milionari, come in passato Herbert Diess ha più volte ribadito.
L’ID Buggy avrebbe dovuto nascere con un motore da 150 kW di potenza e con batteria con capacità netta di 58 kWh, in pratica una carta d’identità simile a quella della ID3 Pro.
Procedere con la realizzazione dell’ID Buggy avrebbe però comportato la realizzazione di molti componenti non altrettanto diffusi di motore e batteria, il che avrebbe senz’altro influito sul futuro prezzo di commercializzazione del modello.
Nel panorama post-pandemia non c’erano speranze per e.GO di procedere col progetto senza supporto Volkswagen, e questo spiega come l’ID Buggy vada in archivio in anticipo.