OPINIONI

No, gli ioni non faranno arrossire il Biscione

Malgrado alcuni pareri radicatissimi tra i passatisti dell’auto, poche case avranno da guadagnare quanto Alfa Romeo da una imminente rivoluzione tecnologica e di prodotto

Potrebbero esserci modi peggiori di questi tempi per iniziare un nuovo mese che leggere opinioni ottimistiche sulle prospettive future di una marca automobilistica italiana in difficoltà. Invece è quello che si poteva leggere ieri scorrendo le righe di una colonna di Matt Prior uscita sulla testata specializzata inglese Autocar.

Vista da ogni lato la si guardi, nel panorama dell’automotive convenzionale e globalizzato Alfa Romeo non appare un marchio da inserire nell’elenco dei vincitori. Una certezza che incrina a monte lo spessore dei pareri tradizionalisti, persuasi che l’auto elettrica da un lato e la fusione FCA/PSA daranno il colpo di grazia alla marca del Portello.

Ma, sarebbe ora legittimo domandarsi, perché una marca come Alfa Romeo il cui prodotto non ha vinto le ultime battaglie nel mercato globale convenzionale dovrebbe trarre vantaggio dalle prossime sfide in cui c’è di mezzo una tecnologia in cui non ha un know-how?

Per cominciare, la tecnologia contemporanea annulla i vantaggi accumulati in alcuni settori, creando uno scenario nuovo. Uno scenario dove non si parte più ad handicap rispetto ai marchi premium tedeschi o giapponesi. Disporre della tecnologia appropriata consente quindi di collocarsi in posizioni di preminenza, rimodellando i mercati.

Nel settore delle auto elettriche lo si è visto particolarmente in Cina, tanto che ormai uno dei marchi di maggior successo come BYD dal suo mercato domestico sta decidendo l’apertura a quello europeo, sulle ali di una tecnologia nuova, quella delle più aggiornate batterie prive di cobalto.

Per Alfa Romeo questo significherà ovviamente aver bisogno di tecnologia da collocare dentro ai modelli che dovranno affiancare una gamma ormai ristretta alle sole Giulia e Stelvio.

Se la Tonale ibrida ricaricabile in uscita nel 2021 attingerà alle soluzioni della gamma Jeep, la colonna di Autocar fa capire che per il SUV elettrico Alfa il matrimonio tra francesi e italo-americani può essere quello perfetto: “PSA apre la porta al futuro dell’Alfa Romeo”.

Il SUV elettrico italiano nascerà infatti con dimensioni e caratteristiche simili a quelle del Peugeot E-2008, presentato con 136 cavalli e batteria da 50 kWh di capacità collocata in pianali della piattaforma eCMP creata da PSA. La stessa che opportunamente adattata equipaggia già Peugeot E-208, Opel Corsa-e and DS 3 Crossback.

I pessimisti francofobi che pensano che la fusione FCA/PSA sarà il requiem definitivo per il prodotto Alfa Romeo, forse dovrebbero leggere la parte della colonna di Autocar che ricorda come il gruppo diretto da Carlos Tavares non solo abbia migliorato i disastrati conti di Opel, ma abbia spronato lo sviluppo di prodotto.

La nuova generazione Corsa non è stata sviluppata dagli ingegneri Opel (e Vauxhall) adattando un precedente piano General Motors ma ripartendo da una piattaforma PSA, e in tempi fulminei per il metro dell’automotive, in due anni.

In Alfa saranno in grado di ripetere con il SUV elettrico quello che hanno fatto i futuri “cugini” Opel? Prior scrive: “Quando l’Alfa Romeo fa bene le cose, come ha fatto con la Giulia, può farle bene davvero. È solo che non le è riuscito così spesso, di recente”.

La marca milanese ha un DNA sportivo che non smetterà di essere di attualità anche nella mobilità a zero emissioni, se si pensa all’accoglienza che ha avuto la transizione all’elettrico col primo modello Porsche, Taycan.

Così, sarebbe particolarmente ironico se le Cassandre dovessero rassegnarsi al rifiorire di uno dei marchi più iconici della manifattura italiana sia grazie alla tecnologia che punta a soppiantare i combustibili fossili, sia grazie a una seconda ondata di globalizzazione industriale in grado di riportare a galla una casa colpita negativamente dalla prima.

Credito foto di apertura: ufficio stampa FCA Italy