ECONOMIA CIRCOLARE

Nuova collaborazione scandinava all’insegna dell’economia circolare

Hydro Volt è la joint venture con cui Norsk Hydro e Northvolt incanaleranno verso le massime opportunità di riciclo alluminio, cobalto, litio e altri materiali delle batterie auto

Cosa può succedere alla fine della vita delle batterie del più grande mercato europeo dell’auto elettrica (e in proporzione agli abitanti il più grande del pianeta), la Norvegia? Se ci si pensa con razionalità e spirito di programmazione, ci si mette al lavoro per tempo per programmare il riciclo dei materiali utili che contengono.

In ottica di economia circolare si sono infatti mosse due società scandinave come la svedese Northvolt (ma tra i top manager ha anche l’italiano Paolo Cerruti) e la norvegese Norsk Hydro. Per rendere il settore della produzione delle batterie anche sempre meno impattante, hanno aperto una nuova collaborazione mirata al riciclo.

Un passo per ridurre il bisogno di materie prime grezze e attenuare i livelli di emissioni relativi alle attività estrattive, che vanno a pesare sui bilanci di sostanze clima-alteranti in un’ottica di valutazione complessiva del ciclo di vita completo delle auto elettriche e delle loro batterie.

Gli svedesi (come noto saranno uno dei principali partner del gruppo Volkswagen nella fornitura di celle ad alta sostenibilità) e il colosso nordico dell’alluminio apriranno un nuovo impianto a Frederikstad l’anno prossimo. L’investimento richiesto ai partner per la nuova fabbrica è di 100 milioni di corone (oggi quasi €9,3 milioni).

La responsabile Northvolt del programma Revolt basato su principi di economia circolare Emma Nehrenheim, ha dichiarato nella nota stampa che l’azienda si è posta un obiettivo del 50% di materie prime riciclate da usare nelle batterie entro il 2030: “la partnership con Hydro è un pezzo importante del puzzle per assicurarci una fonte esterna di materiale, prima che inizi a ritornarci indietro quello delle nostre batterie”.

Northvolt si è rivelato il primo gruppo europeo a puntare senza timori all’obiettivo di creare una gigafactory europea, intendendo col termine un impianto da oltre 30 GWh di capacità.

L’avvio della produzione nel nord della Svezia è previsto per il 2022, mentre quando si è messo in moto il progetto solo i colossi asiatici e Tesla sembravano avere fiducia nelle prospettive di questi impianti.

Nel corso degli ultimi mesi quel ruolo da battistrada di Northvolt è stato seguito da un numero crescente di gruppi, della manifattura convenzionale e da startup. PSA e anche Renault si stanno unendo ai gruppi auto interessati a partecipare a progetti di sviluppo.

In Norvegia la startup Morrow Batteries intende realizzare un’altra Gigafactory da 32 GWh alimentata da energia rinnovabile (la contea di Agder in cui sorgerà spicca per i suoi impianti idroelettrici) con avvio delle prime linee a partire dal 2024.

La joint venture, battezzata Hydro Volt, tratterà da un lato l’alluminio inserito nei collettori di corrente degli elettrodi, dall’altro i materiali nascosti nella “massa nera” proveniente dalle celle, come cobalto, litio, manganese, nickel.

Se questi materiali verranno incanalati verso il riciclo a cura di Northvolt, Norsk Hydro sarà entusiasta di occuparsi dell’alluminio, come confermato dal suo manager Arvid Moss: “Hydro Volt potrà gestire alluminio da batterie arrivate a fine vita nel quadro complessivo della nostra catena del valore del metallo, contribuendo in ottica di economia circolare e allo stesso tempo diminuendo l’impronta sul clima del metallo che forniamo”.

Nell’impianto di Frederikstad saranno riciclate nella fase iniziale circa 8.000 tonnellate di materiale l’anno: per farsi un’idea di cosa equivalga, il peso della batteria di una Zoe supera di poco i tre quintali.

I partner prevedono la possibilità di ampliare la fabbrica e non è escluso che a questa si aggiungano altri impianti, purché sostenuti da infrastrutture locali che consentano di lavorare con energia rinnovabile.

Credito foto di apertura: sito web Northvolt