Daimler interessata a investire per rendere sicura la filiera delle batterie
Per tenere sempre occupati al massimo della capacità impianti di assemblaggio ultra-moderni come Kamenz (in Sassonia), i tedeschi vogliono entrare nel capitale della cinese Farasis
Il gruppo Daimler potrebbe ampliare la propria presenza indiretta nella manifattura di celle per batterie, prendendo parte all’IPO programmato in queste settimane da Farasis Energy.
Il giovane gruppo cinese ha ricevuto l’approvazione per la quotazione allo STAR, la piattaforma di borsa nazionale per le società della tecnologia, attraverso cui punta a raccogliere 3,44 miliardi di yuan ($480 milioni)
Alla raccolta di fondi a cui potrebbe partecipare il gruppo tedesco, secondo quanto riferito dall’agenzia Reuters, corrisponderebbe una valutazione dell’azienda corrispondente a circa $4,2 miliardi.
Farasis Energy è stata fondata undici anni fa e il primo contratto per la fornitura di celle agli ioni di litio al gruppo di Stoccarda è diventato ufficiale a settembre del 2019.
Attualmente Farasis sta costruendo il suo primo impianto in Germania proprio per approvvigionare il suo importante cliente, affiancandolo alla sede di Ganzhou e all’altra fabbrica di Zhenjiang. Coi proventi dell’IPO intende rafforzare la cassa e provvedere alle spese in conto capitale relative all’espansione.
Oltre a Daimler, i principali clienti Farasis sono finora il gruppo pubblico cinese leader nell’auto elettrica BAIC/BJEV e il gruppo privato Great Wall Motor (che ha però creato uno spin-off che si dedica alle batterie: SVolt).
Le batterie per il cliente tedesco saranno realizzate con assetto neutrale sul versante delle emissioni, per contribuire a tenere bassa l’impronta dei modelli della stella a tre punte anche dal punto di vista del ciclo di vita completo di ciascun veicolo.
Oltre a questa preoccupazione, per Daimler la partecipazione nel capitale di un fornitore fondamentale sembra un modo per mettersi al riparo da colli di bottiglia sempre possibili man mano crescerà la domanda di celle e l’offerta potrebbe non reggere il passo.
Malgrado il primo SUV elettrico Mercedes-Benz, l’EQC, non abbia creato le attese interminabili per le consegne visti con altri modelli elettrici più desiderati, e la fornitura di celle CATL per questo veicolo non abbia avuto imprevisti, la crescita della gamma al 100% elettrica dei marchi Daimler rende prudente una mossa come quella dell’investimento nel capitale Farasis.
Mercedes-Benz entro fine 2020 offrirà cinque modelli elettrici puri, oltre a 20 ibride plug-in. Una gamma che in pochi anni crescerà a dieci modelli EQ full electric. Oltre all’EQC si sta aprendo il libro degli ordini per l’EQV basato sulla gamma monovolume Classe V e si avvicina la commercializzazione della berlina sportiva EQS e della compatta EQA.
Una agenda del genere renderebbe pericoloso rischiare di fermare i siti produttivi di assemblaggio delle batterie, in particolare gli 80.000 metri quadri specializzati del doppio impianto di Kamenz, in Sassonia, dove oggi anche il pacco batteria dell’EQC viene realizzato. Stringere i legami con un fornitore equivale ad aumentare la sicurezza della pianificazione. Una preoccupazione che non è esclusiva del gruppo Daimler.
Il gruppo concorrente Volkswagen, che finora più dei rivali svevi ha sofferto di forniture a singhiozzo per alcuni modelli elettrici, ha stretto i tempi di una trattativa per un investimento del 26% nel produttore cinese di batterie Gotion High-tech.
Adesso il gruppo di Wolfsburg sarà il maggiore azionista dell’azienda delle batterie, nota in patria come Guoxuan. Anche se questo interesse, al contrario del caso Farasis, appare destinato a consolidare la filiera sul mercato asiatico, più che quello europeo, dove invece VW si è da tempo rivolta a Northvolt.