INFRASTRUTTURA

$1,4 miliardi di aiuti illuminano la via all’infrastruttura di ricarica

In Cina le due maggiori utility nazionali State Grid e China Southern Power Grid accelerano sulla realizzazione di colonnine e postazioni per rilanciare i veicoli con la presa

La più grande utility della Cina, State Grid Co. ha deciso di investire 2,7 miliardi di yuan (circa $382 milioni) nella realizzazione di colonnine e postazioni di ricarica, già entro l’anno in corso.

È la risposta del gruppo alle sollecitazioni del governo nazionale di sviluppare l’infrastruttura, quella collegata ai veicoli elettrici in particolare, come risposta alla gelata sull’economia che ha seguito la fase di quarantene rese indispensabili dall’emergenza sanitaria.

Il piano annunciato questa settimana prevede l’installazione di 78.000 nuove postazioni, che corrispondono a dieci volte quelle messe in opera nel corso dell’anno passato.

Distribuite su 18 province della Cina, 53.000 finiranno in zone residenziali, mentre 18.000 saranno postazioni di ricarica pubblica, apparentemente con potenze medie viste le cifre espresse.

Tradizionalmente una delle difficoltà della clientela cinese dei veicoli elettrici è stata la scarsa offerta per ricaricare in quartieri ad alta densità abitativa, dove la postazione non automaticamente era disponibile vicino alla residenza o se lo era poteva essere occupata da altri automobilisti con la stessa necessità.

Nel quadro del piano di aiuti al rilancio dell’economia nazionale, la Cina ha deciso di destinare 10 miliardi di yuan (circa $1,4 miliardi) alla infrastruttura di ricarica entro fine anno.

L’obiettivo è avere altre 200.000 nuove postazioni di ricarica al loro posto entro fine anno, 20.000 delle quali di ricarica pubblica. Secondo i dati dell’autorità regolatoria NDRC alla fine di marzo ammontavano a circa 542.000 le postazioni di ricarica pubblica in Cina.

A titolo di confronto, l’ultima edizione dell’E-mobility report pubblicato dal Politecnico di Milano, uscito a inizio autunno 2019, indicava in circa 160.000 le postazioni di ricarica pubblica disponibili in Europa, paesi non-UE inclusi.

Quello del rilancio degli investimenti nelle infrastrutture di ricarica per auto elettriche è uno dei punti su cui insiste anche l’associazione europea delle case auto ACEA, che in una nota diffusa ieri lo definiva “la chiave per garantire che il parco circolante possa essere rinnovato in modo ecologico”.

L’entità dell’investimento cinese per rimettere in moto l’infrastruttura cui si appoggia un settore messo al rallentatore nei mesi precedenti alla pandemia dalla riduzione progressiva degli incentivi spicca rispetto a quelli corrispondenti visti in Occidente finora.

La Germania per andare in sincrono col crescente interesse della sua manifattura per l’auto elettrica, aveva stanziato €300 milioni per incentivare l’installazione di colonnine di ricarica pubblica nel periodo 2017/2020. L’obiettivo prefissato era avere 10.000 colonnine convenzionali AC e 5.000 di ricarica veloce o ultra-veloce.

In precedenza il numero di colonnine ritenute necessarie ha anche portato a divergenze di vedute: meno di sei mesi fa l’associazione delle utility tedesche BDEW non aveva nascosto di ritenere l’obiettivo del governo federale di un milione di postazioni di ricarica pubblica per il 2030 esagerato.

Secondo le stime dei tecnici delle aziende tedesche dell’energia per i livelli di quell’anno 350.000 sarebbero state adeguate a dieci milioni di veicoli elettrici previsti in circolazione. Ma quello non era un periodo in cui tutti sono ridiventati keynesiani, come l’attuale.

State Grid non è la sola utility richiamata all’azione dalla massa di incentivi essi sul tavolo. China Southern Power Grid investirà 25,1 miliardi di yuan entro i prossimi quattro anni per costruire 150 grandi parchi per la ricarica dei veicoli elettrici e circa 380.000 colonnine e postazioni entro il periodo prefissato.

Credito foto di apertura: ufficio stampa Peugeot