OPINIONI

La crisi mette in dubbio anche il rilancio dei costruttori nazionali

Con la rapida crescita dell’offerta di modelli elettrici, i primi mesi 2020 hanno delineato in alcuni mercati quote crescenti alle case nazionali : il fenomeno sopravviverà alla crisi?

Gli Anni ’10 del mercato dell’auto elettrica hanno scavalcato a piè pari un concetto dato per scontato nelle quattro ruote: che i costruttori nazionali avessero un palese vantaggio nel rapporto con la clientela di casa.

La ridotta offerta ha comportato, almeno in Europa, che la domanda abbia prestato scarsa attenzione all’origine. Il fenomeno si stava stemperando nei primi mesi del 2020, grazie all’espandersi dell’offerta. In particolare i due principali mercati europei delle auto con la presa, Germania e Francia, si sono rivelati più inclini ad acquistare modelli nazionali.

Ora peraltro l’incertezza e la precarietà connessa all’emergenza sanitaria non rende facile capire se la riscossa dei costruttori nazionali nel settore delle elettriche ed ibride ricaricabili sia bloccata o rinviata.

In Francia nei primi due mesi del 2020 oltre alla Renault Zoe, uno dei pilastri della mobilità elettrica di massa con Nissan Leaf e i modelli Tesla, il pubblico e le aziende precipitatisi ad acquistare le auto con la presa in numeri record aveva dimostrato una grande curiosità verso l’offerta PSA, premiando la e-208 e tutte le più recenti proposte di ibride ricaricabili della società di Rueil Malmaison.

Peraltro il mese di marzo, nel quale il 16 è scattato il lockdown, ha scombussolato le carte, consentendo al jolly Tesla Model 3 di scavalcare la compatta elettrica Peugeot, anche grazie a un modello di vendite consolidato che da sempre fa a meno dei concessionari, ma ai quali i gruppi auto tradizionali hanno iniziato a loro volta a fare ricorso.

In Germania nel mercato dell’auto elettrica il patriottismo fino a tutto il 2019 era stato un concetto astratto. Non è più quello il caso quest’anno. Con l’espansione dell’offerta, in particolare del gruppo Volkswagen nelle elettriche pure e del gruppo BMW nel settore delle ibride plug-in, le cose sono cambiate in fretta.

Dopo tre mesi, con un marzo che ha sofferto molto poco degli effetti delle quarantene ormai generalizzate nel Vecchio Continente, in testa alle vendite trimestrali si è inserita la e-Golf (4.119 immatricolazioni).

La vita del classico di Wolfsburg in versione elettrica potrebbe prolungarsi oltre la data inizialmente prevista, se i problemi di software delle nuove ID.3 non saranno risolti in tempo per l’inizio delle massicce consegne estive.

Alle spalle della Golf elettrica ci sono due intrusi stranieri dalle spalle larghe come Zoe (4.095) e Tesla Model 3 (2.901). Ma contrariamente al passato la Top10 tedesca è molto più serrata e soprattutto farcita di modelli che fanno capo a gruppi tedeschi (anche se non sempre o anzi di rado costruiti in Germania).

Fuori dal podio delle vendite trimestrali si sono collocate Audi E-tron (2.901), Volkswagen e-Up! (1.804), BMW i3 (1.583). E poi una serie di modelli con numeri più piccoli come Smart, Skoda Citigo e IV, Opel Corsa-e, Mini elettrica, Porsche Taycan.

La dinamica del rilancio delle fortune nel settore delle elettriche dei costruttori nazionali in questo sfortunato 2020 avrebbe dovuto riguardare oltre ai due mercati principali anche l’Italia. Il 4 luglio è ancora ferma sul calendario la data dell’inizio della produzione della Fiat 500 elettrica.

Il lancio spostato dal Salone Auto di Ginevra alla Triennale, in una Milano che stava lottando per restare a galla in mezzo ai marosi dell’emergenza sanitaria in arrivo, è stato un bell’esempio di resilienza.

In circostanze diverse dalle attuali avremmo immaginato che la prima 500 in linea col nuovo secolo sarebbe stata festeggiata da un interesse degno del cambio di passo del gruppo del Lingotto.

Le incertezze e la precarietà che sono la cifra di questo momento non ci permettono di essere altrettanto ottimisti, quanto meno sul periodo del lancio immediato.

Ma le ragioni che hanno portato al rilancio dei costruttori nazionali nel settore dei veicoli a zero emissioni in Germania e Francia restano valide anche per il mercato italiano e non si può che esprimere l’auspicio che quei segnali visti a inizio 2020 si vedano, magari a fine anno, anche qui.

Credito foto di apertura: ufficio stampa Renault Italia