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I sogni svaniti di Ginevra: Hyundai Prophecy

Sulle rive del lago Lemano la casa coreana aveva in programma di portare un concept Hyundai che non ci ricordasse alcuna Hyundai che già conosciamo

Quando si tratta di design di auto elettriche un mantra che si poteva ascoltare con frequenza ripetuto dai responsabili di settore delle case ai Saloni Auto era che gli ingombri di batterie e powertrain consentono una rivoluzione nel lavorare agli interni dei nuovi modelli.

Ma il concept Hyundai Prophecy è al contrario una piccola rivoluzione nel design delle forme esterne di questa esercitazione dei progettisti della casa coreana. L’idea dei designer era di portare avanti idee per qualcosa di unico, o se non unico inaspettato per questa marca.

Nel prototipo che avremmo dovuto vedere a Ginevra e invece è stato rivelato solo attraverso pixel e note stampa, Hyundai certamente incorpora tratti che vedremo ancora in futuri modelli, e la sorpresa è doppia perché è passato poco tempo dalla presentazione di un altro concept coreano, e il più recente fa bruscamente a meno dei tratti rettilinei e spezzati del 45.

Una sorpresa, considerato che il concept 45 risale soltanto all’ultimo, letteralmente, Salone Auto di Francoforte. Il capo del design Hyundai, SangYup Lee non manca di sottolineare come ritenga il nuovo concept sia nel solco della filosofia del marchio di Sensuous Sportiness.

Ma l’occhio invece segnala un divorzio stilistico tra le due impostazioni, quella di Francoforte e quella di Ginevra. Uno stacco che si può spiegare forse considerando che il modello dell’autunno 2019 fosse destinato a celebrare il compleanno di Pony, il primo modello di successo globale Hyundai.

Di quella citycar che ha messo la marca coreana sulla mappa dell’automotive globale certo non ci sono riminiscenze nella Hyundai Prophecy, che è curva e levigatissima.

Tutto studiato per consentire alla luce di scivolare sulla carrozzeria agevolato dalle fiancate lunghissime per gli sbalzi brevi consentiti dalla presenza delle batterie nel pianale.

Sempre la levigatezza e la luce da non spezzare potrebbero essere i motivi per aver scelto un alettone posteriore trasparente. In auto come quelle elettriche in cui mascherine e prese d’aria hanno poca voce in capitolo cresce il valore delle possibilità offerte dall’illuminotecnica

Sulla Hyundai Prophecy i designer si sono scatenati con una versione pixelatissima, specie nella parte posteriore. E in questo caso sì, ci sono tratti stilistici in comune col concept 45, altrimenti difficili da trovare.

Gli interni, a cui si accede da portiere prove di montante centrale (che poi di solito riappare nei modelli di serie, per fortuna) sono spaziosi come ci aspetta in questi prototipi elettrici di fascia alta.

Sul concept Prophecy le prese d’aria esterne poste nella parte inferiore delle portiere laterali permettono all’aria di circolare attraverso la Clean Air Technology, fornendo un flusso costante di aria purificata all’interno del veicolo (credito foto: ufficio stampa Hyundai Italia).

Il fatto che siano stati scelti per tessuti motivi plaid invece che temi della tradizione asiatica lascia intuire che tratti di questo modello si ritroveranno su future auto di serie destinate al mercato globale.

Considerate le normative attuali non scommetteremmo invece che sia destinato a immediato successo il joystick che sostituisce il volante. Peraltro il fatto che ci sia uno strumento per il controllo della guida è un’ennesima conferma che lo stato avanzato dell’automazione affidata ai computer anche secondo questo gruppo è rinviato a data da destinarsi.

Credito foto di apertura: ufficio stampa Hyundai Motor Italia