Declino di una startup: sfuma la vendita di StreetScooter (e le prospettive future)
La vendita di StreetScooter a Chery non andrà in porto: verso la chiusura la startup di Aquisgrana che nel suo momento d’oro aveva imposto il modello-Ikea ai furgoni elettrici
Deutsche Post, da cavaliere bianco della startup StreetScooter sta per trasformarsi nel suo liquidatore. Pioniere nel settore dei veicoli commerciali a basso costo, l’azienda tedesca dal 2014 passata sotto il controllo della posta tedesca era candidata alla vendita e c’erano anche buone prospettive, vista una trattativa in corso col gruppo cinese Chery.
Che Deutsche Post non volesse trasformarsi in un costruttore di veicoli era chiaro, come il boss Frank Appel ripeteva da tempo. Le incertezze che si sono accumulate, prima in Cina poi a livello globale, hanno fatto saltare le trattative e al quotidiano finanziario Handelsblatt e all’agenzia di stampa DPA è stato confermato che se gli ordini attuali saranno evasi non ne saranno accettati di nuovi in futuro. Ad esaurimento, le linee di produzione dei due modelli al 100% elettrici Work e Work XL saranno chiuse.
La sterzata verso il peggio con la mancata vendita di StreetScooter, col senno di poi spiega anche l’addio dell’amministratore delegato Jörg Sommer. Uscito di scena quando la trattativa con Chery (assieme alla quale StreetScooter avrebbe dovuto produrre in una apposita joint venture i veicoli in Cina) si è arenata.
Altri piani di esportare il modello nato nel 2010 anche in America, lasciati trasparire da una collaborazione commerciale con Ford (il modello più grande si basa su un pianale Transit) sono parimenti sfumati. StreetScooter non sarà chiusa immediatamente e per il personale di Aquisgrana e Düren si cercheranno alternative nel grande gruppo Deutsche Post/DHL.
Per molti mesi finita la manifattura degli ordini restanti ci sarà anche da provvedere a ricambi e gestione delle flotte, che ormai riguardano migliaia di esemplari e sono diventati il furgone delle consegne che i cittadini tedeschi sono abituati a vedere nelle strade.
Tutti sappiamo che il destino delle startup nella stragrande maggioranza dei casi è di orizzonti brevi. Peraltro lo spin-off del politecnico di Acquisgrana sembrava, se non oggetto di culto come Tesla, un buon esempio di come si potesse essere inventivi nel mondo dei veicoli elettrici, anche senza puntare su clientela molto ricca o su un seguito quasi religioso.
StreetScooter aveva ottenuto un iniziale successo proprio grazie ad argomenti opposti: in pratica cercando di creare un concetto Ikea dei veicoli commerciali, pochi fronzoli (anche troppo pochi, visto che inizialmente il riscaldamento nei freddi inverni tedeschi si era rivelato insufficiente) e prezzi molto competitivi, che hanno attratto oltre alla posta tedesca anche molte piccole aziende ed artigiani.
All’apice della sua purtroppo breve gloria commerciale, nell’autunno del 2018, StreetScooter aveva i veicoli elettrici più venduti in Germania: risale al settembre 2018 il record di 812 immatricolazioni.
E anche nei mesi seguenti aveva battuto le Tesla Model S ed X (la Model 3 non era ancora uscita), la Nissan Leaf e la Renault Zoe. Allora i vertici aziendali pensavano di poter arrivare a produrne circa 20.000 pezzi l’anno.
All’epoca i due modelli Work L ed XL, goffi ma efficienti e convenienti, erano commercializzati a partire da €31.950 quando, ad esempio, i Volkswagen e-Crafter partivano da €69.500 e la gamma Mercedes-Benz era ancora più costosa.
Ma nel giro di due anni tutti i maggiori produttori di veicoli commerciali stanno attrezzandosi per controbattere, e il differenziale di prezzo appare un fattore non più decisivo come era stato appena pochi mesi fa.