C’è un obiettivo meno ovvio nei nuovi salatissimi prezzi delle colonnine Ionity?
Ricaricare in autostrada da colonnine ad alta potenza per i clienti del Nord Europa sta per diventare più costoso: non è la via più breve per rendere popolare l’auto elettrica, a meno che…
Con il diffondersi dei veicoli elettrici crescono in visibilità anche alcuni problemi che finora sono stati discussi, specie sui forum online, in cerchie ristrette di appassionati e fan della mobilità sostenibile. Il più vistoso è quello dei prezzi delle ricariche, che si evidenzia di più proprio nei costi delle postazioni determinanti per far varcare all’auto elettrica la soglia che differenzia il mezzo esclusivo da città dall’auto normale: quelle ultra-veloci distribuite sui grandi assi viari.
Per queste esistono ormai alcuni network: principalmente in Nord Europa, ma uno si è affacciato timidamente anche nei paesi del Mediterraneo, Italia inclusa: Ionity. Inizialmente questo consorzio di case automobilistiche (Audi, BMW, Daimler, Ford, Hyundai e Porsche) ha offerto ricariche a forfait: €8 a sessione. Dal 31 gennaio, come ha confermato l’azienda, quella fase va in archivio.
Per fortuna Ionity non sostituirà quel criterio iniziale con quello più sgradito agli automobilisti che guidano auto a zero emissioni locali: quello della tariffazione al minuto, che continua ad essere una spina nel fianco di automobilisti in alcune aree di Europa, anzitutto la Francia, e che alcuni regolatori come quello californiano hanno recentemente bandito.
Il consorzio ha optato per la tariffazione più trasparente: quella in cui si paga al kWh. Il problema è che i nuovi prezzi delle colonnine Ionity sono molto cari: €0,79 al kWh, in pratica quasi il doppio di quello delle meno convenienti tra le varie sessioni che finora in Italia si possono eseguire alle prese ENEL X. Quest’ultima peraltro è anche partner locale di Ionity e alle due installazioni esistenti sta affiancandone di nuove, un paio delle quali sulle autostrade liguri.
Laden an deutsche Autobahnen wird teurer als Tanken! @IONITY_EU vervielfacht den Preis an seinen Ladesäulen auf €0.79. Der durchschnittliche Preis an einem @Tesla #SuperCharger in Deutschland ist €0.33. Was denkt sich die deutsche Autoindustrie? So wird es nichts Freunde. \KTN
— Karl-Thomas Neumann (@KT_Neumann) January 17, 2020
Non è servito molto tempo perché questa svolta attirasse critiche, come quella dell’ex-amministratore delegato Opel Karl-Thomas Neumann, che nel tweet qui sopra paragona il nuovo prezzo al costo al kWh Tesla (€0,33), sottolineando come a quel livello diventi più economica l’auto convenzionale.
Anche se è palese la comodità delle colonnine ultra-veloci Ionity (molte delle quali prodotte in Italia nelle fabbriche ABB) per i veicoli con impianti elettrici di nuova generazione in grado di sfruttarle al maglio, come Audi E-tron o Porsche Taycan, una ricarica al 70, 80% della capacità delle celle, supponiamo per 60 kWh di energia, andrebbe a costare oltre €47.
In base all’impiego più o meno dispendioso di energia del singolo cliente e alle doti dell’auto, con quella cifra si potrebbero percorrere tra i 250 ed i 350 chilometri, certo un confronto non favorevole con un’auto di prestazioni analoghe spinta da carburanti fossili.
All I’m saying is, this is the first time I’ve ever thought, ‘OK I’m going to avoid those chargers.’ A real shame as I used IONITY extensively in France and it was seamless. https://t.co/1jIxbCMacy
— FullyChargedDanCaesar⚡️ (@FullyChargedDan) January 18, 2020
Un altro addetto ai lavori esplicitamente favorevole all’auto elettrica come Dan Caesar, che fa parte del team che realizza il popolarissimo programma visibile su YouTube presentato da Robert Llewellynn e Jonny Smith, Fully Charged, di fronte a questi prezzi e a queste considerazioni come si vede nel tweet precedente è arrivato alla conclusione che quando si sposterà dal Regno Unito in Francia eviterà la rete Ionity.
Considerato che Ionity, come ricordato, non è un’espressione della presenza nel settore delle ricariche per auto elettriche di utility dell’energia e nemmeno delle aziende petrolifere (come noto da Total a BP molte hanno già messo piede in questo spazio), verrebbe da domandarsi se le case auto che partecipano all’azionariato della società non stiano rischiando un autogol destinato a minare la popolarità e la diffusione dei loro sempre più numerosi modelli elettrici.
Alle case auto presenti nell’azionariato del consorzio, più che sporadici incassi a caro prezzo delle colonnine Ionity in autostrada interessa un costante flusso di ricavi dei contratti di fornitura
La risposta più plausibile che ci siamo dati è che le case auto con la politica commerciale di Ionity vedano Dan Caesar come un danno collaterale. La nostra opinione è che con il prezzo a €0,79 non stiano cercando un ulteriore mezzo per spremere l’automobilista, anche se è proprio quello che il forestiero, il viaggiatore di affari o il turista rischierà, di fatto.
Stanno invece puntando a qualcos’altro: avere il minor numero possibile di clienti sporadici che si fermano alle loro colonnine ultra-veloci. Quello che vogliono, in effetti, è rendere il più attraente possibile per l’automobilista gli accordi di fornitura di energia a medio termine.
Che questa opinione non sia così campata per aria, lo suggerisce il fatto che la collega Nora Manthey, sul sito tedesco Electrive, ha dovuto ampliare un articolo dopo esser stata inondata di precisazioni dai servizi di fornitura delle case, le stesse presenti nel capitale Ionity.
I clienti del servizio Audi e-tron Charging Service pagheranno forse €0,79 ogni kWh? Neanche per sogno: pagheranno lo stesso prezzo dei clienti Tesla ai Supercharger. Quelli del Porsche Charging Service? Lo stesso. Quelli del servizio Mercedes.Me.Charge? Ancora meno: €0,29.
Insomma, se state pensando che il “pollo” che pagherà €0,79 alle colonnine ultra-veloci sarà un’eccezione più che la regola siete arrivati alla nostra stessa conclusione. Una conclusione che è suffragata dal diverso modello di business dei gruppi automobilistici col quale devono avvicinarsi alla mobilità elettrica.
Dopo la vendita o il finanziamento, i flussi di ricavi con l’auto convenzionale sono per definizione sporadici nel rapporto col cliente, legati ai tagliandi ogni 12/18 mesi. Ma con l’auto elettrica quei tagliandi probabilmente si diraderanno ancora, come i vertici delle case (e tutte le loro concessionarie) sanno bene.
Un contratto di fornitura di energia può rivelarsi un flusso di cash circoscritto ma quasi quotidiano. E promettere al cliente: “quando ricarichi a casa o al lavoro spendi poco, e se ti sposti in autostrada ti garantiamo un trattamento di favore“, non è un argomento privo di valore.
A maggior ragione se si pensa di proporre questo argomento a quelli che sono attualmente i principali acquirenti di auto elettriche: società e flotte. In Italia, come ricordava il grafico dell’ANFIA che abbiamo riprodotto qui sopra, nel 2019 soltanto Tesla Model 3 tra tutte le auto elettriche poste sul mercato ha avuto una quota di clienti privati in grado di rivaleggiare con quella degli acquisti delle società. Ai responsabili acquisti delle flotte i prezzi delle colonnine Ionity riservati ai clienti occasionali non incuteranno timore: sembrano essere i clienti ideali dei servizi di ricarica delle case auto.