AUTOMAZIONE

Bosch entra nel settore dei sensori laser, presentando il suo LiDAR al CES di Las Vegas

Il colosso tedesco della fornitura automotive Bosch apre ai sensori laser: già presente nei sistemi ADAS, radar, camere, conta sulla sua massa critica per entrare in campo facendo leva sui prezzi

Bosch ha ritenuto ideali queste giornate, col CES 2020 che ormai bussa alle porte, per annunciare il proprio ingresso nel settore dei sensori laser: i LiDAR resi popolari dai principali protagonisti dello sviluppo di sistemi di guida autonoma avanzati, con l’eccezione di Tesla, che li ritiene come noto superflui. I sensori laser tracciano mappe tridimensionali in tempo reale disegnando nuvole di punti che i computer possono leggere in dettaglio per avere informazioni precise su un’area circostante.

Salvo l’azienda di Palo Alto e poche altre, molti sistemi in via di sviluppo prevedono integrazione di radar, camere e appunto LiDAR per le caratteristiche dei tre sensori che si completano dove ciascuna ha lacune per consegnare un pacchetto di informazioni affidabili su ogni situazione di guida, dai centri storici alle autostrade.

Fino ad ora la “terza gamba” dei sensori laser tendeva a zoppicare quanto a praticabilità economica: i primi sistemi sono stati sviluppati per usi militari e di clienti particolari, ad esempio per prospezioni geologiche o perfino archeologiche.

Ma il dispiegamento in numeri da settore automotive ha finora cozzato coi costi unitari. Bosch è convinta col suo ingresso nel settore e contando sulle proprie economie di scala a tenere i costi bassi, portando ad una diffusione più ampia dei sistemi di guida autonoma. Nel 2019 le vendite dei dispositivi di assistenza alla guida per la casa tedesca sono aumentate del 12%, arrivando a circa €2 miliardi.

La maggior parte di questi ricavi tuttavia riguarda i sempre più diffusi sistemi ADAS, che monitorano ad esempio il mantenimento della carreggiata oppure mettono i veicoli in grado di frenare automaticamente quando riscontrano uno stato di pericolo per la presenza di pedoni o ciclisti. Per questi compiti Bosch e i concorrenti fanno sempre più uso di tecnologie di intelligenza artificiale applicate alle camere, in modo da identificare oggetti o persone anche parzialmente nascoste.

A questi sistemi che arrivano fino a Livello 2 della classificazione SAE, Bosch affianca sensori laser perché li ritiene indispensabili per veicoli che rientrino nei Livelli superiori, dal 3 al 5 della scala SAE. Finora con la nota stampa di stamattina Bosch non ha indicato anche le caratteristiche tecniche (ad esempio la distanza massima rilevabile) e di prezzo del suo nuovo sensore, certamente per avere contenuti interessati da parte per la conferenza stampa prevista al CES di Las Vegas lunedì prossimo.

Nel corso del 2019 uno dei produttori di LiDAR più impegnati a inseguire costi abbordabili per questi sensori, Luminar, ha presentato il nuovo Iris: il suo primo sistema che applicato a veicoli prodotti in serie costerà meno di $1.000 e sarà disponibile dal 2022.

Waymo, la controllata di Alphabet che produce in proprio i sensori per il progetto nato dalla Google-car, ritiene possibile metterli in vendita a meno di $5.000. Ma anche la tradizionale leader del settore Velodyne, ormai lontana l’era dei sistemi da $75.000 l’uno, si sta attrezzando per la sfida dei prezzi: a primavera dello scorso anno ha annunciato un accordo industriale con la giapponese Nikon per produrre a ritmi e numeri più adatti all’adozione di massa sui veicoli i propri sensori.


Credito foto di apertura: ufficio stampa Robert Bosch GmbH