AUTO

La mappa delle fabbriche FCA e PSA che dovranno far decollare la fusione approvata oggi

I piani industriali con cui Carlos Tavares e i suoi manager si concentreranno nella mobilità sostenibile, conteranno su una rete di impianti già pronti o che lo saranno presto

È ancora in attesa di un nome definitivo, la società risultante dalla fusione dei gruppi FCA e PSA ufficialmente confermata stamattina, ma nasce all’insegna del futuro. Un futuro che unirà “le ampie e crescenti competenze di entrambe le società per affrontare la sfida di plasmare la nuova era della mobilità sostenibile”.

Mobilità sostenibile dunque come motore dell’operazione tra gruppo italo-americano e gruppo francese. Le sinergie saranno all’opera non in un lontano futuro ma subito, con ben chiaro in mente che il 2020 ormai alle porte sarà già un anno di svolta nel quadro regolatorio delle emissioni in Europa.

Le sinergie raggiungibili infatti, conferma la nota ufficiale “consentiranno al nuovo gruppo di investire fortemente nelle tecnologie e nei servizi che definiranno la mobilità in futuro, contribuendo al raggiungimento degli stringenti requisiti normativi globali sulle emissioni di CO2″. Nel 2021 le forze combinate dei due gruppi saranno già in grado di rientrare nell’area di compliance, è stato confermato oggi, con dovizia di slide sul tema.

Il quadro industriale appare quindi già avere una sua cifra: “le efficienze che risulteranno dall’ottimizzazione degli investimenti in piattaforme veicoli, famiglie motori e nuove tecnologie e dalla maggiore scala consentiranno al business di incrementare la sua capacità di acquisto e la creazione di valore per gli stakeholder. Oltre due terzi dei volumi a regime sarà concentrato su 2 piattaforme, con volumi annuali di circa 3 milioni di veicoli sia sulla piattaforma small che su quella compact/mid-size”.

In particolare le piattaforme flessibili di PSA, adatte ad accogliere veicoli convenzionali, ibridi ed elettrici puri, ci si aspetta siano centrali in questo percorso comune verso il futuro. Oggi a titolo di esempio delle sinergie che si affacciano è stato indicato che due terzi della produzione saranno concentrate su due pianali, con quote quasi pari per “piccole” e per “compatte”.

In questa ottica ci è parso utile tracciare una mappa degli impianti chiamati a partecipare alla produzione di prodotti spendibili anche a lungo termine, che saranno anzitutto quelli della produzione elettrificata.

Fabbriche di auto, impianti di assemblaggio batterie e motori elettrici, tra pochi mesi anche fabbriche di celle per batterie, grazie all’adesione di PSA a quell’Airbus delle batterie inizialmente progetto franco-tedesco ma ormai non più solo “carolingio”.

Impianto Produzione auto elettriche Produzione auto ibride Assemblaggio batterie Produzione batterie Produzione motori elettrici
Cassino (I)* 2021 2020
Douvrin (F)* 2023
Eisenach (D) 2019
Kaiserslautern (D)* 2022
Melfi (I) 2020
Mirafiori (I) 2020   2020^ 2020
Modena (I) 2021
Mulhouse (F) 2019
Pomigliano (I) 2020
Poissy (F) 2019
Rennes (F) 2019
Saragozza (E) 2019
Sochaux (F) 2019
Trémery (F) 2019
Trnava (SK) 2019 2019
* = N.B. data inizio produzione da confermare

^ = sito di produzione di Grugliasco (TO)

Guardando alla tabella che riportiamo, la mappa delle fabbriche FCA e PSA non appare come un semplicistico derby italo-francese. Si nota che in realtà il nuovo gruppo, del quale sarà presidente John Elkann, ora diventa ancora più europeo di quanto non lo fossero i due presi singolarmente.

Le sedi degli impianti della nuova società sono certo in Italia e Francia, ma anche in Germania, Slovacchia e Spagna. E in queste nazioni i siti sono strategici quanto impianti storici italiani e francesi dei due partner, quali ad esempio Mirafiori o Sochaux.

Del resto non si può non rilevare come a stringersi la mano per l’accordo tra italo-americani e francesi non ci fossero un italiano e un francese o un americano e un francese. C’erano invece due top manager con passaporto britannico e portoghese come Carlos Tavares e Mike Manley che, in una giornata di festa, hanno voluto confermare livelli di capacità ed occupazione derivati dalla fusione.

Peraltro ci sarebbe poco da meravigliarsi se, di tutta la forza lavoro del quarto gruppo globale dell’automobile, proprio i dipendenti delle fabbriche impegnate con la nuova mobilità fossero quelli che meno avranno ragione di avere timori per il futuro.

Come noto la transizione alle versioni a basse emissioni del gruppo FCA sta procedendo su una versione modificata del famoso piano industriale svelato da Sergio Marchionne a Balocco e che ha previsto 9 modelli plug-in prodotti entro il 2022 per i marchi Jeep, Chrysler e Fiat.

A questi vanno aggiunte le versioni mild hybrid per i brand citati e quelle confermate ad ottobre di due modelli Alfa Romeo: un C-SUV medio in uscita nel 2021 che avrà anche una versione PHEV e a partire dal 2022 un crossover compatto B-SUV  in versione al 100% elettrica.

Secondo il piano industriale transalpino infine, le due piattaforme flessibili PSA, Common Modular Platform (CMP) ed Efficient Modular Platform 2 (EMP2) entro il 2025 saranno in grado di supportare una gamma distribuita sui segmenti B, C e D al 100% elettrificata.

PSA aveva varato piani per allestire 8 modelli ibridi plug-in (5 dei quali noti: DS 7 Crossback E-tense, Peugeot 3008, Peugeot 508, Opel Grandland X e Citroën C5 Aircross) e 7 modelli elettrici puri (3 dei quali già presentati: DS 3 Crossback E-tense, Peugeot e-208, Opel Corsa-e).


Credito foto di apertura: ufficio stampa FIAT