MOBILITA

Ha due ruote il veicolo elettrico candidato al maggior successo del prossimo decennio: la e-bike

Lo sostiene una previsione appena divulgata dalla società di consulenza Deloitte: comincia il decennio della e-bike e non sarà riservato solo ai fortunati che potranno permettersi una Ducati

Per vedere la fiera più importante dei veicoli elettrici di maggior successo globale, nel prossimo futuro potrebbe non essere necessario andare a Las Vegas al tecnologico CES o a Ginevra al compassato Salone di primavera, ma molto più vicino: a Milano, all’EICMA.

Questo è quello che viene da pensare dopo aver finito di leggere il capitolo che Deloitte, il gruppo di consulenza e revisione contabile ha dedicato nel suo annuale volume dedicato alle previsioni dei settori più promettenti di tecnologia, media e telecomunicazioni.

Ovvero guardando al prossimo decennio le e-bike (e non solo quelle al top come le Ducati della foto di apertura, che nello stand all’ultimo EICMA non sono certo passate inosservate) meritano di essere inserite accanto a un capitolo sul 5G ed un altro sullo streaming.

Le bici a pedalata assistita hanno raccolto la preferenza degli esperti Deloitte anche sacrificando quelle auto elettriche le cui vendite nel 2020 potrebbero raddoppiare secondo alcuni, o dell’altro fenomeno dei monopattini elettrici.

E prima di passare alle biciclette, la risposta alla domanda: perché sì le bici e no i monopattini La micro-mobilità legata ai più recenti veicoli elettrici non convince Deloitte per due ragioni, una di sicurezza che non è difficile da comprendere ed un’altra logistica.

Gli esperti della società si aspettano infatti che gli e-scooter, per quanto ancora supportati da popolarità, rispetto alle bici siano usati, specie in condivisione, come mezzi per i viaggi dell’ultimo miglio, non avendo il potenziale per attrarre clienti per viaggi più lunghi e soprattutto per quelli legati alle necessità del pendolare sulle distanze di mezz’ora o poco più.

Invece per le e-bike ci si aspetta una corsa tutta in discesa, specie considerando dov’erano poco tempo fa: nel 2013 ne erano state vendute 1,8 milioni in Europa e solo 185.000 negli U.S.A. Ma le stelle si sono allineate per il settore, grazie a miglioramenti che si chiamano soprattutto batterie, prezzi ma anche ambiente regolatorio più favorevole rispetto ai monopattini, per i quali alcune società di noleggio avevano una fretta più unica che rara.

Deloitte sostiene di attendersi 130 milioni di e-bike vendute soltanto negli Stati Uniti tra 2020 e 2023, e che avranno già superato in volumi il numero degli altri veicoli elettrici alla fine del prossimo. Il numero di tutti gli altri veicoli elettrici, auto incluse. Non proprio una prospettiva da nicchia, soprattutto se si pensa che secondo i dati attuali appena un 1% di americani va al lavoro in bicicletta.

Ma entro il 2022 quella quota passerà, sostiene il report, al 2%. Una progressione a prima vista poco appariscente, me le corse in bici aggiuntive, miliardi di corse in bici spinte più comodamente dalle batterie, significheranno corrispondenti viaggi in auto evitati, meno congestione, meno traffico, meno emissioni.

Il tasso di adozione in crescita nei riluttanti (verso le due ruote) Stati Uniti implica ritmi di produzione e vendite frenetici globalmente: 130 milioni nel quadriennio 2020-2023 con un picco di 40 milioni l’ultimo anno. Ovvero, sarà molto più frequente vedere qualcuno ricaricare la bici a pedalata assistita che l’auto elettrica, se si pensa che previsioni come quelle del gruppo autore dello studio accreditano a metà della prossima decade 12 milioni di elettriche pure vendute globalmente.

Se anche gli americani e le loro città si sono entusiasmati alle bici a pedalata assistita, con crescita del mercato del 91% tra 2016 e 2017 e del 72% tra 2017 e 2018, un grosso aiuto è da accreditare alle batterie agli ioni di litio: ancora nel 2016 solo il 20% era di questo tipo, ma il calo dei prezzi sta dando impulso alle vendite di questa tipologia, con vantaggi su leggerezza ed ingombri. Deloitte pensa che entro quattro anni avranno una quota di due quinti di tutte le bici a pedalata assistita vendute globalmente.

In questo quadro ci sembra essere spazio per la produzione di qualità italiana, che ha volato nel corso del 2018, 102.000 pezzi, il 290% più del 2017 e probabilmente darà indicazioni positive a fine 2019. In parallelo procedono anche le vendite internamente: su un milione e mezzo di biciclette vendute nel 2018 le e-bike erano 173.000.

Le bici a pedalata assistita di certo hanno catturato l’attenzione delle società del ride hailing: è sorprendente che un colosso come Uber, che ha bruciato cash per trimestri e trimestri promettendo utili sempre rinviati, magari all’era mitologica dei robo-taxi o dei droni passeggeri, stia guardando alle bici per sistemare i conti.

Dopo l’IPO di quest’anno Uber intende ampliare la presenza sul mercato europeo specialmente, sottolineando che sia un contributo importante ad essere profittevole nel 2021. In Europa i clienti del servizio Jump crescono più di quelli americani, e ad esempio Parigi è già la città di maggior successo del servizio davanti alle americane Seattle e Sacramento.

E in altre città come Londra, dove Uber è in perenne conflitto con la città e le sue istituzioni col servizio di taxi privati, nel settore e-bike a noleggio invece per Jump le cose sono molto più fluide e tranquille. Non è probabilmente questione delle due ruote in meno, ma dei rapporti più collaborativi che il servizio di sharing ha avuto con le istituzioni locali: forse sulle bici a pedalata assistita si ha meno fretta che in taxi a tutti i livelli.


Credito foto di apertura: AUTO21