Pechino fissa per il 2025 l’obiettivo di una quota di auto elettriche al 25% del mercato
Il ministero dell’Industria punta a espandere velocemente la quota di veicoli elettrificati che nel 2018 era al 4%: favorevole la prima reazione di mercati azionari e aziende che nei NEV investono
Il mercato auto cinese da mesi è spazzato da venti di recessione, ma ieri nel bel mezzo di una seduta fiacca le azioni dei principali gruppi auto sono salite in media dell’1,2%, dopo che è stata presentata dal MIIT, il ministero dell’Industria e della Tecnologia dell’Informazione, il progetto della nuova normativa pluriennale che porrà come obiettivo per il 2025 una quota di un quarto di veicoli verdi sulle vendite totali di quell’anno e al 40% per il 2030.
Le quote per quelli che in Cina definiscono NEV (New Energy Vehicles),” e che nello scorso mese di ottobre, come onda lunga della fine dei principali incentivi sono calate del 45,6% rispetto allo stesso mese del 2018, anno in cui la quota galleggiava attorno al 4%, e questo allargamento della platea di clienti da raggiungere appare ridare fiato alle prospettive degli investimenti che tutti i gruppi, nazionali ed occidentali, stanno facendo nell’auto elettrica.
La proposta, che sarà approvata nella prima parte del 2020 dopo una fase nella quale Pechino ha sollecitato pareri in proposito da pubblico e industria, ha anche traguardi sui consumi, fissando quelli medi delle elettriche pure a 12 kWh/100 chilometri per il 2025, mentre quello delle ibride ricaricabili è di 2 litri di carburante per 100 chilometri.
Non mancano gli obiettivi anche per i veicoli autonomi. L’espansione di questo settore è auspicato in certe aree della Cina e secondo scenari delimitati. La quota di veicoli sempre più intelligenti è prevista al 30% e quelli di Livello 3 di autonomia ad un ambizioso 70% entro la fine della prossima decade.
L’aggiornamento della tabella di marcia che copre il periodo fino al 2035 e che due anni fa aveva fissato l’obiettivo di una quota di auto elettriche al 20% del mercato per il 2025, rientra in un piano più ampio che punta al primato nazionale in tecnologie chiave contemporanee, una delle quali appunto quella dell’auto elettrica.
Le quote indicate e auspicate dal governo cinese nella definizione di New Energy Vehicles non includono i veicoli ibridi convenzionali che sono la specialità dei gruppi giapponesi, e che sono tra i pochissimi settori ad avere visto crescere la propria presenza nel mercato, per la soddisfazione in particolare di Toyota e Honda e dei rispettivi partner cinesi (in particolare GAC Motor).
Peraltro proprio questi gruppi stanno affiancando all’offerta ibrida quella di elettriche pure, e proprio il gruppo Toyota a novembre ha scelto il Salone Auto di Guangzhou, quella che un tempo chiamavamo Canton, per presentare la prima elettrica della marca premium Lexus, il crossover UX 300e.
Conversione della gamma delle case occidentali a parte, un contributo rilevante alla crescita della quota di auto elettriche al 25% del mercato verrà dal settore del ride hailing, che in Cina continua a crescere più che in quell’Occidente nel quale è nato, e dal car sharing.
I governi locali di grandi metropoli stanno da alcuni mesi introducendo per le compagnie dei taxi privati e delle auto in condivisione gli obblighi di servirsi di autisti che sono equipaggiati con auto verdi o di metterle a disposizione per il noleggio a breve termine. Tra le città che nel 2019 lo hanno già deciso Guangzhou, Nanchino, Shenzhen, Kunming, Wuhan e Zhengzhou.
Cosa possa significare per le vendite di auto elettriche lo dice il fatto che il colosso del settore Didi Chuxing abbia attualmente circa 30 milioni di veicoli registrati da autisti che aderiscono alla piattaforma. Aggiungiamo al ride hailing i servizi e condivisione, e il totale è di spessore.