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I costi della guida autonoma spingono Toyota e Suzuki verso rapporti più stretti

È una operazione da quasi un miliardo e quattrocento milioni di dollari quella che vede i due gruppi giapponesi acquistare reciprocamente azioni per stringere ancora di più i legami

I venti che minacciano di spazzare sempre più tempestosi il mondo automotive stanno accelerando i partenariati e le collaborazioni. Anche quelle collaborazioni che dieci anni fa sarebbero apparse strane o innaturali: come quella partita nel 2016 tra due tradizionali rivali come Toyota Motor Corp. e Suzuki Motor Corp. che oggi sono arrivate ad annunciare un accordo di reciproco acquisto di quote di capitale.

Per tenere il passo di una concorrenza che sempre più si fa agguerrita è stato deciso di ampliare anche nelle quote societarie la collaborazione: Toyota acquisirà una quota del 4,94% di Suzuki con un esborso di circa 96 miliardi di yen (circa $907 milioni).

La quota che Suzuki si impegna a cercare sul mercato di titoli Toyota avrà un valore di circa la metà dell’operazione inversa: 48 miliardi di yen, appena lo 0,2% del capitale quotato del principale gruppo auto nipponico.

“Le due società intendono raggiungere una crescita sostenibile per superare le nuove sfide che si parano di fronte al settore automobilistico costruendo e approfondendo relazioni cooperative in nuovi campi”, hanno scritto i due gruppi nella nota ufficiale diffusa questa mattina.

Toyota e Suzuki hanno iniziato collaborando su tecnologie sostenibili ed informatica, sulle auto compatte e sul mercato indiano, ma la crescita degli ostacoli globali, dai dazi alle normative, rendono sempre meno facile procedere in settori complessi e costosi in modo indipendente.

I due gruppi nipponici hanno accennato in modo privo inequivoco al lavoro sui sistemi di guida autonoma, un settore nel quale peraltro Toyota per il solo mercato cinese non più tardi di tre giorni fa ha iniziato un’altra collaborazione, con la startup locale PonyAI.

Negli anni recenti Toyota è stata piuttosto attiva nel legarsi di volta in volta a partner più piccoli o a startup della tecnologia, in questo andando in sincronia a volte con le mosse di uno dei maggiori player dell’innovazione globale: il fondo Softbank Group Corp. diretto da Masayoshi Son che ha investito in numerose aziende già diventate celebri.

La piccola Suzuki, che per le dimensioni avrebbe particolari difficoltà ad affrontare le spese in conto capitale pretese da settori di avanguardia, per Toyota è un valore sul crescente mercato indiano, il secondo dell’Asia in cui è presente con Maruti.

Che proprio nel subcontinente Toyota e Suzuki vadano verso rapporti più stretti offre ai marchi l’opportunità di combinare le rispettive offerte in vari segmenti, tutti riguardanti veicoli con propulsione convenzionale: con l’apprezzata compatta Baleno e il piccolo SUV Vitara che vanno a coesistere bene col gradimento della berlina Corolla, equilibrando le rispettive forze e debolezze.

Rispetto alle ambizioni di volumi anche importanti che i due partner inseguono in India, non sono trascurabili gli effetti sull’ampliarsi della collaborazione anche nella Vecchia Europa. Qui Toyota è già previsto produca nelle proprie linee britanniche delle ibride col marchio Suzuki sul muso derivate dalle piattaforme di RAV4 e Corolla station wagon.


Credito foto di apertura: sito web PonyAI