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Toyota ha deciso di aprire una quarta fabbrica di batterie per auto ibride in Cina

Mentre divampa il confronto globale sui dazi, i regolatori di Pechino spalancano le porte a chi  continua ad investire in Cina: i prossimi beneficiari sembrano essere i produttori di auto ibride

Da quando, lo scorso giugno, Toyota ha deciso di anticipare di cinque anni (al 2025) l’obiettivo di vendere 5,5 milioni di veicoli elettrificati non c’è quasi settimana in cui il gruppo giapponese non perda l’occasione di confermare la determinazione con la quale si avvicinerà a quell’obiettivo, che include circa un milione di pure elettriche consegnate dalle proprie concessionarie globali.

L’indiscrezione di ieri che giunge attraverso la testata finanziaria Nikkei non è clamorosa quanto notizie precedenti, che ricordiamo includere accordi di ampio respiro con partner cinesi per la produzione di batterie su larga scala e per la realizzazione di modelli elettrici.

Però segnala un ulteriore passo: dal 2021 Toyota in Cina aprirà una quarta fabbrica di batterie destinate ai propri modelli ibridi. Il nuovo impianto sarà in grado di sfornare circa 100.000 pacchi batteria l’anno, il che porterà la capacità totale sul primo mercato auto globale a circa 400.000.

I pacchi batterie prodotte localmente dalla immancabile joint-venture, in questo caso nota con l’acronimo PEVE (Primeearth EV Energy), non sfruttano celle moderne come quelle per auto elettriche pure che Toyota si assicurerà dai due leader cinesi CATL e BYD.

Si tratterà di celle nickel-metallo-idruro, con densità di energia equivalente a circa un terzo di quelle che i giapponesi produrranno coi nuovi soci cinesi. Nel 2020 nella provincia dello Jiangsu PEVE aprirà il secondo e terzo impianto con questo tipo di produzione per auto ibride.

La notizia sembra una ulteriore conferma che i regolatori cinesi stiano facendo il possibile per favorire i partner commerciali che non hanno scelto il confronto a base di dazi e tariffe doganali. PEVE infatti è stata una delle prime joint-venture operative sul territorio cinese nel quale agli investitori stranieri non sia stato richiesto di farsi affiancare da un socio locale, talvolta ingombrante, talvolta no.

Una scelta che in passato ha dissuaso molti investimenti, ma che è stata gradualmente accantonata proprio man mano crescevano dapprima le schermaglie e poi i veri e propri colpi e contraccolpi con l’attuale inquilino della Casa Bianca.

E ormai sta attraendo gli investimenti di numerosi gruppi, dell’auto così come delle batterie e della fornitura : da BMW a Tesla. Toyota controlla l’80,5% di PEVE, con la quota rimanente in capo a Panasonic.

Finora i veicoli ibridi a benzina non sono stati classificati dal regolatore cinese tra i NEV (New Energy Vehicles), ma Pechino ha dato segnali di voler cambiare idea in proposito. Aprendo a questo settore spalancherebbe praterie al leader globale dell’ibrido convenzionale. Che i giapponesi stiano pianificando la quarta fabbrica di batterie per quote crescenti di veicoli ibridi fa pensare che quella decisione sia sempre più vicina.

La mossa Toyota è un ulteriore segnale del cambio di marcia che il gruppo nipponico ha effettuato sul primo mercato globale, un mercato nel quale fino a pochi anni fa aveva un ruolo da comprimario tra i grandi gruppi rispetto alle rivali General Motors e Volkswagen.

Se un tempo Toyota vendeva la metà dei concorrenti diretti ormai, e questo è tanto più significativo perché si verifica in un anno difficilissimo per il mercato del nuovo, tra la marca principale e quella premium Lexus potrebbero a fine 2019 sfiorare i due milioni di consegne, dal milione e mezzo del 2018 e dal 1.300.000 circa del 2017.


Credito foto di apertura: ufficio stampa Toyota Motor Co.