BATTERIE

Tesla avrebbe trovato la causa del pubblicizzatissimo incendio di Shanghai: un singolo modulo

La casa californiana conferma di prendere molto sul serio i rischi di thermal runaway sulle sue auto elettriche, mentre dalla Tsinghua University si punta il dito sulle ricariche ultra-veloci

Tesla avrebbe identificato in un problema ai moduli delle batterie la causa primaria di alcuni fenomeni di thermal runaway, l’impennata delle temperature dei pacchi batterie che può portare a corti circuiti ed incendi, alcuni dei quali verificatisi nell’area metropolitana di Shanghai ed ampiamente pubblicizzati in Cina, tanto da suscitare preoccupazione in autorità locali e regolatori del settore.

Proprio un problema isolato sarebbe stata la causa di un problema che ha fatto avvolgere da una fiammata una Model S parcheggiata in un silos sotterraneo a Shanghai, un episodio ripreso dal primo all’ultimo istante dalle onnipresenti telecamere di videosorveglianza.

Tesla cerca di attenuare i timori che questi episodi hanno creato sul secondo mercato globale per la marca californiana, che sta costruendo una Gigafactory strategica proprio nella stessa metropoli asiatica. L’investigazione congiunta sino-americana non ha trovato difetti di sistema nella vettura, ha dichiarato oggi in una nota la casa diretta da Elon Musk.

Le procedure d’inchiesta hanno trovato un malfunzionamento in un singolo modulo di batteria, l’unità che impacchetta celle cilindriche e che affiancati e collegati vanno a formare l’intero pacco batterie. Nel caso specifico si è trattato di un modulo collocato nella parte anteriore del pianale, la struttura skateboard che è tipica della maggior parte dei modelli di auto elettriche.

I sistemi di emergenza avrebbero funzionato a dovere, secondo Tesla, perché sono serviti a isolare il resto del pacco batterie che avrebbe, secondo la casa costruttrice, resistito all’episodio. Il che comporterebbe che, pur con un danno spettacolare ma limitato, guidatore e passeggeri all’interno della cabina avrebbero ricevuto protezione dalla fiammata.

La nota di Tesla cade in un periodo movimentato per i marchi al 100% elettrici, perché NIO il giorno prima aveva richiamato 4.800 SUV da essa prodotti per problemi alle batterie. Di fronte agli episodi che hanno coinvolto anche modelli della cosiddetta “Tesla cinese”, le autorità avevano spronato i due costruttori, quello nazionale e quello americano a mettersi in riga e a risolvere con rapidità i problemi.

Chiunque conosca minimamente i veicoli elettrici sa già che quello dell’insorgere di problemi di thermal runaway è uno spauracchio che i costruttori di celle e batterie per auto ha da sempre ben presente.

Se si ha la pazienza di consultare fino in fondo la sezione delle note legali del sito Tesla, si troverà un elenco di una cinquantina di brevetti della casa di Palo Alto finalizzati a contenere o evitare questo problema, il che conferma che di certo Musk & C. non lo sottovalutano.

Peraltro non solo Tesla e NIO cercano di identificare le criticità che possono portare a corti circuiti e surriscaldamenti delle auto elettriche. In Cina il sito finanziario Caixin ha appena riferito un parere cui prestare attenzione perché non viene da un addetto ai lavori tra tanti.

Secondo Ouyang Minggao, il settore dell’auto elettrica si sarebbe fatto sedurre in modo rischioso dalla sirena della ricarica ultra-veloce (ovvero con potenze oltre i 100 kW). Il ricercatore, membro dell’Accademia delle Scienze Cinese e docente alla Tsinghua University, ha esposto nel corso di un recente convegno sulle batterie agli ioni di litio le sue riserve sulla fretta di compiacere la clientela che ama ricaricare perdendo poco tempo, e per venire incontro alla domanda le case si sarebbero servite di software di gestione non abbastanza attenti alla sicurezza.

Ouyang ha riferito che insieme al suo team di ricercatori (dallo scorso aprile la sua università è tra l’altro partner Toyota per progetti che spaziano dalla guida autonoma all’idrogeno) ha condotto studi sulle ricariche di  veicoli elettrici in patria e all’estero, incluso modelli Tesla, e sono arrivati alla conclusione che nel caso di ricariche ultra-veloci le batterie della maggioranza dei modelli elettrici inizierebbero a deteriorarsi dopo una soglia che varia tra le 300 e le 500 ricariche.


Credito foto di apertura: AUTO21