Dopo l’accordo annunciato oggi, possibile vedere sistemi Waymo su “robotaxi” in Francia e Giappone
L’accordo esclusivo tra Waymo e Alleanza porterà i sistemi autonomi americani su Renault, Nissan e Mitsubishi, mentre le case auto esploreranno le opportunità dei servizi di mobilità
La lunga scia tracciata dall’ancora aperto caso-Ghosn, che per mesi aveva bloccato le tappe strategiche riguardanti il futuro dei marchi Renault e Nissan (più Mitsubishi), nelle ultime settimane sembra lasciare spazio a nuove svolte. Alcune mancate, come l’accordo FCA-Renault. Altre che trovano uno sbocco reale: come la firma annunciata oggi di un accordo esclusivo tra Waymo e Alleanza franco-giapponese.
L’accordo con la divisione dei robotaxi di Alphabet, si legge nella nota ufficiale della casa transalpina “segna una prima tappa nello sviluppo dei servizi di mobilità autonoma commerciale a lungo termine. Questa analisi avrà luogo in un primo tempo in Francia e in Giappone, dove si trovano le sedi del gruppo Renault e di Nissan. Altri mercati, ad eccezione della Cina potrebbero essere ulteriormente presi in considerazione“.
Si tratta di una svolta sostanziale per Renault e Nissan, visto che la nota definisce l’accordo esclusivo, sebbene di durata limitata. Limitata ma evidentemente sufficiente a garantire all’Alleanza di orientarsi nelle opportunità dei servizi commerciali di robotaxi, un servizio che sia pure su scala sperimentale Waymo (società nata dal progetto della Google-car) ha già avviato in Arizona.
Né Renault né Nissan sono digiune in termini di tecnologia per la guida autonoma. In Giappone Nissan lavora da tempo al progetto M.O.V.E. per sviluppare i sistemi, e nel 2018 ha anche avviato una joint-venture con taxi sperimentali a guida autonoma a Yokohama. Renault da parte sua poche settimane fa al VivaTech ha svelato insieme ad alcuni partner francesi l’avvio del Paris-Saclay Autonomous Lab, una vetrina del trasporto autonomo.
Ma né Renault né Nissan nel ranking della guida autonoma tradotta in chilometri sono in una posizione apicale come quella di Waymo. E gli americani, che per la fornitura di veicoli sui quali installare sensori e computer hanno già preso accordi con FCA e Jaguar Land Rover, hanno inoltre un crescente vantaggio nell’applicare la tecnologia a un servizio di mobilità reale.
Malgrado il consenso attorno ai risultati tecnologici, quello che mancava finora a Waymo, al di là di alcuni partenariati con società del noleggio come Lyft e Avis e con rivenditori auto come AutoNation, era un accordo commerciale che le consentisse di mettere piede in modo concreto fuori dai confini degli Stati Uniti.
Se del progetto si vociferava da inizio 2019, l’accordo esclusivo tra Waymo e Alleanza franco-giapponese (gruppo ora travagliato ma pur sempre in lizza con Toyota e Volkswagen per il primato globale di vendite) sembra aprire uno scenario in grado di trasformare un giorno la divisione diretta da John Krafcik da semi-startup in generatrice di ricavi e utili per la capogruppo Alphabet.
Renault in Francia e Nissan in Giappone appaiono anche interessati al know-how acquisito da Waymo sia a livello regolatorio con le autorità sia per quanto riguarda l’interazione con il pubblico in generale. Non solo il pubblico dei passeggeri, come ovvio, ma anche quello dei conducenti di altri veicoli che da tempo ormai sono entrati in contatto con le Chrysler Pacifica guidate dai computer della società di Mountain View.
Un asset tutt’altro che trascurabile visto che non mancano i report di reazioni poco affettuose (e in qualche caso di vera e propria road rage) di una parte del pubblico che guida sulle strade dell’Arizona all’arrivo dei robotaxi, a volte ritenuti goffi e di intralcio alla circolazione.