INFRASTRUTTURA

I Supercharger V3 sono la terza generazione di colonnine Tesla, con potenza fino a 250 kW

Le colonnine ultra-veloci americane riducono il gap rispetto a quelle ABB e Tritium che si diffondono in Europa: tutte hanno ormai in comune i cavi e connettori raffreddati a liquido

Come se la presentazione del crossover Model Y prevista il prossimo 14 marzo non fosse una novità succulenta abbastanza, Tesla ieri ha svelato che è pronta la nuova generazione di Supercharger: coi V3 la potenza sale. Dove le attuali colonnine americane si fermavano a 120 kW sulla nuova postazione si potrà arrivare a 250 kW.

Sarà anche aggiornata la rete attuale e messa in grado di salire alla potenza di 145 kW. In Europa i primi si dovrebbero vedere nell’ultimo trimestre del 2019. Con questa iniezione di gioventù i Supercharger V3 si avvicinano ai 350 kW di potenza massima dei punti di ricarica ultra-veloci offerti da reti europee come Ionity e Fastned.

La casa californiana ha indicato nella sua nota che il tempo di ricarica necessario a rifornire di energia una Model 3 Long Range sarà più rapido del 50%, mettendo il cliente in grado di immettere l’equivalente necessario per percorrere 120 chilometri in 5 minuti. Con aggiornamenti via etere le Model 3 saranno aggiornate per poter approfittare dell’infrastruttura già nel secondo trimestre 2019, mentre chi usa le Model S ed X dovrà attendere un po’ di più.

La gestione della carica quando saranno due le vetture collegate ad una postazione cambierà: dalla versione Supercharger V3 Tesla introduce una batteria tampone che con potenza che sale fino ad 1 MW consentirà a ciascuna operazione di restare indipendente senza soffrire i momenti di affollamento.

Inoltre anche i sistemi software di gestione della ricarica saranno aggiornati con una funzionalità Battery Warmup che, nel momento in cui si metterà nel mirino del navigatore di bordo un Supercharger V3 adeguerà la temperatura della batteria per prepararla al rifornimento più efficiente possibile: secondo Tesla da solo questo nuovo accorgimento nel Battery Management System consentirà di accorciare i tempi del 25 %.

Tesla passando alla nuova generazione di colonnine per la prima volta impiegherà cavi raffreddati a liquido, adeguando le postazioni ultra-veloci a quello che ormai è uno standard per tutti i costruttori. Infatti oltre alla svizzero-svedese ABB anche l’australiana Tritium da poche settimane ha iniziato a installare nelle sue colonnine cavi raffreddati a liquido, a iniziare da uno aperto in Danimarca a Nyborg, come è stato confermato alla testata tedesca electrive.net.

In passato le colonnine Tritium erano limitate a 200 ampere, il che consentiva di raggiungere potenze di 80 kW ai veicoli con impianti a 400 V, mentre i rari prototipi Porsche o Audi con impianti elettrici a 800 V erano già in grado di raggiungere i 160 kW. Man mano gli australiani stanno aggiornando l’infrastruttura con cavi e connettori Combo 2 raffreddati prodotti da Phoenix Contact.

Nella rete di ricarica Ionity come in quelle del Nord Europa Fastned ed Allego le colonnine ABB HP Terra potevano già offrire 350 kW ai prototipi a 800 V e fino a 175 kW alle normali auto elettriche con impianti a 400 V. Le colonnine ABB usano tutte cavi raffeddati a glicole la cui manifattura si deve a Huber & Suhner.

A fine gennaio le reti ultra-veloci erano state temporaneamente bloccate quando la società specializzata svizzera aveva avvisato i suoi clienti di un possibile problema ai cavi. Per sicurezza, specialmente considerando le elevate potenze in gioco, le colonnine erano state fermate.

Ma Huber & Suhner nel giro di poche ore ha trasformato un problema in buona pubblicità: severi test interni hanno confermato che cavi, guarnizioni e connettori rispondevano alle specifiche al meglio. Quindi le reti ultra-veloci toccate dalla sospensione, da Ionity ad Electrify America, hanno potuto far ripartire le colonnine, con in più la certezza di avere un fornitore che mette al primo posto la sicurezza.


credito foto di apertura: AUTO21