Nel giorno in cui appare la Model 3 da $35.000 svaniscono i saloni Tesla
La gamma Model 3 si amplia con la versione Standard Range dagli interni più spartani e con la Standard Range Plus più sofisticata, con le quali Elon Musk mantiene la promessa di tre anni fa
Da oggi (da ieri se si considerano i nove fusi orari di differenza con la California), gli americani hanno finalmente la possibilità di comprare quella Model 3 base da $35.000 sbandierata con orgoglio da Elon Musk a partire dal 2016 ma che finora era rimasta un miraggio. A gennaio l’amministratore delegato non aveva nascosto ai dipendenti quanto partire con la produzione di questa versione sia fondamentale per il futuro del marchio.
La gamma completa Model 3 (in Italia ed Europa si possono acquistare solo le ultime due di fascia alta ma dall’autunno anche le altre) adesso comprende: la Standard Range con 220 miglia di autonomia misurati in ciclo EPA a $35.000; la Standard Range Plus da 240 miglia a $37.000; la Mid Range da 264 miglia a $40.000; la Long Range da 325 miglia a $43.000; la Long Range trazione integrale da 310 miglia a $47.000 e infine la Performance, top di gamma e stessa autonomia della Long Range integrale ma con un cartellino del prezzo di $58.000.
La presentazione della Model 3 base (e della Plus con interni più sofisticati) è un traguardo importante e piacerà ai molti potenziali clienti dalle possibilità economiche medie che finora hanno guidato ibride o modelli convenzionali attenti alle emissioni ed alla sicurezza.
Specie quelli che fanno parte di questo pubblico e che avevano già versato un deposito saranno molto contenti di sapere che l’ordine potrà trasformarsi in consegna in appena due-quattro settimane, secondo la casa californiana.
La brevità dell’attesa peraltro lascia pensare che, esaurito il parco clienti che potevano permettersi le versioni Model 3 più performanti e costose, il bacino di clienti americani dalle tasche meno fornite si sia ridotto considerevolmente.
Il che porta ad un altro interrogativo: se Tesla ha potuto festeggiare i record di consegne dei modelli più sofisticati, avrà di che festeggiare sulle consegne nordamericane delle Model 3 base?
Durante la conferenza stampa di stanotte un reporter ha fatto ad Elon Musk una domanda sui margini di profitto che avrà per Tesla la Model 3 base, ma l’imprenditore sudafricano si è rifiutato di rispondere passando frettolosamente alla domanda successiva.
Una certezza è che con ogni nuovo ordine Tesla incasserà un anticipo di $2.500. I prezzi più abbordabili potrebbero ora rimettere in moto un entusiasmo per il prodotto che nelle ultime settimane è parso trasformarsi in quieta normalità.
Per incoraggiare i clienti con possibilità economiche meno ampie, Tesla ha anche deciso di adottare una politica particolarmente aperta quanto ai ripensamenti.
Dato che probabilmente non saranno pochi i clienti privi della possibilità di effettuare un test-drive con la Model 3, la casa di Palo Alto propone la consegna con la garanzia di poter restituire il veicolo entro una settimana (se non avrà percorso più di 1.600 chilometri) qualora il cliente non sia soddisfatto.
L’idea pare essere anche una risposta alle lamentele apparse in forum di clienti e fan Tesla del Nord Europa, nelle cui pagine si sono accumulate recentemente critiche alle condizioni insoddisfacenti di molte auto sbarcate nei giorni scorsi nel porto di Zeebrugge e poi consegnate ai primi clienti, anche in Italia coi primissimi esemplari.
Questa soluzione appare adeguata a incontrare un elevato gradimento tra i fan Tesla. Peraltro anche l’unica o quasi praticabile pensando ad un altro importante annuncio della casa americana: il solo canale di vendite Tesla diventerà quello online, avviando la chiusura dei saloni attuali (con una ulteriore riduzione del personale che segue quelle periodiche già rese note) e limitando la presenza sul territorio a showroom, gallerie e shop temporanei.
Lo spostamento verso il canale online (che è sempre più valorizzato anche dalle cosiddette anti-Tesla cinesi e non, da NIO ai marchi-cugini Polestar e Lynk&Co.) secondo gli americani sarà in grado di consentire tagli medi ai prezzi della gamma aggirantisi sul 6%.
Peraltro con l’ampliamento delle consegne (secondo l’ultimo report pubblicato in ossequio alle norme di borsa quest’anno dovrebbero essere tra i 360.000 e le 400.000 unità) la società diretta da Musk dovrà comunque potenziare la propria rete di assistenza.
Se aree ad alta concentrazione di clientela Tesla come Silicon Valley si prestano bene ad interventi on demand altri mercati importanti, come il Nord Europa, difficilmente potranno sfuggire alla creazione di normali officine specializzate, programmi costosi che peseranno sui conti: oggi Musk rimborsa peraltro un bond convertibile da $920 milioni, impegno che ridurrà il cash in cassaforte che, secondo l’ultimo resoconto, al 31 dicembre ammontava a $3,7 miliardi.
Se quella della chiusura dei saloni Tesla è un rovesciamento totale di strategia, i clienti più affezionati dei modelli prodotti a Fremont avranno invece già trovato un annuncio familiare: riguardo alla guida autonoma.
Sul configuratore è infatti riapparsa la Full Self-Driving Capability, la funzionalità dell’Autopilot che dovrebbe consentire al guidatore di cedere il controllo sulle autostrade, incluso quando si tratta di gestire gli svincoli o i sorpassi. Non si può proprio dire che non sia tipico di Musk cercare di evitare potenziali problemi nei momenti ad alta tensione.
