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Al giallo senza fine con Elon Musk protagonista si aggiunge il sabotaggio a Fremont

L’imprenditore ha rivelato ai dipendenti che Tesla ha scoperto un sabotatore a Fremont, e li invita a vigilare in un momento cruciale per il futuro della Model 3

Per chi deve scrivere storie e titoli una figura come quella di Elon Musk è quasi una manna, visto che è in grado di generare autonomamente decine degli uni e degli altri. In pochi però potevano aspettarsi una storia che contesse anche gli ingredienti del sabotaggio (o persino del complotto).

Perché dentro alla fabbrica californiana di Fremont afflitta da ritardi nella produzione e colpita dal taglio di circa 3.500 dipendenti si è inserito anche una persona che avrebbe scientemente agito per danneggiare l’operato di Tesla.

Alcune agenzie di stampa ed emittenti televisive hanno preso visione di un messaggio di posta elettronica invato domenica da Musk ai dipendenti in cui si rivela che un dipendente avrebbe effettuato verso le attività dell’azienda di Palo Alto un sabotaggio molto esteso e in grado di arrecare danni.

Nelle azioni del dipendente infedele sarebbero compresi modifiche non autorizzate al codice del sistema operativo Tesla e la rivelazione di grandi quantità di dati sensibili a terzi non meglio precisati.

Il dipendente avrebbe agito per vendicarsi di una mancata, ambita,  promozione ed avrebbe già fatto ammissioni sul suo operato. Musk però non sembra accontentarsi di aver identificato un fattore di problemi per Tesla.

Anzi, passando dal singolo infedele a possibili sviluppi, l’amministratore delegato della società americana ha sottolineato nella sua e-mail che ora si sta cercando di appurare se ha agito da solo o di concerto con altri, o perfino col supporto di entità esterne.

E sottolineando ai propri dipendenti che il numero di chi si augura Tesla muoia è grande: dagli avversari nel mercato auto (e sembra avercela in particolare coi gruppi coinvolti nel dieselgate) ai numerosi ribassisti di Wall Street che scommettono contro le azioni della società. Senza scordare i più cattivi tra i cattivi: i colossi del petrolio che odiano a morte l’auto elettrica.

Il momento, secondo Musk, è tanto più delicato perché si tratta delle settimane in cui si dovrebbe riuscire ad arrivare a quella produzione di 5.000 nuove Model 3 al mese in grado di iniziare a mettere in tranquillità, secondo molti analisti, i conti di Tesla.

Un buon motivo per vigilare, ha suggerito l’imprenditore sudafricano, che ha anche confermato un piccolo incendio nella linea di montaggio avvenuto nel corso del weekend, ma che sia aggiunge ad altri incidenti del recente passato, alcuni dei quali noti, mentre di altri probabilmente non si saprà fuori dei cancelli Tesla, anche per le clausole di confidenzialità senza le quali ai 3.500 licenziati non sarebbero stati corrisposti due mesi di stipendio alla fine del rapporto.


Credito foto di apertura: press kit Tesla